Omelia nel funerale di mons. Mario Qualizza (25 febbraio 2023)

25-02-2023

Cari fratelli e sorelle,

l’affetto, la stima e la riconoscenza che tutti noi portiamo nel cuore verso don Mario Qualizza ci ha riuniti per partecipare alla S. Messa di esequie in suffragio della sua anima. Dopo una lunga malattia, progressivamente debilitante, ha concluso il suo pellegrinaggio terreno durato 86 anni, dei quali più di 60 consacrati con grande fedeltà a Dio e alla Chiesa di Udine come sacerdote.

Grazie alla comunione dei santi che si crea col battesimo e che neppure la morte fisica può rompere, noi abbiamo la grazia essere ancora vicini a don Mario con l’amore e con la preghiera e raccomandarlo con tutto il cuore alla misericordia di Dio Padre, perché lo accolga nella sua vita eterna assieme a Gesù risorto, a Maria e a tutti i Santi. Per come lo abbiamo conosciuto, crediamo, infatti che, superata la misteriosa soglia della morte, don Mario sia degno di stare vicino a Gesù in paradiso; sia degno perché come cristiano e come sacerdote sia riuscito ad assomigliargli in questa vita terrena.

Ho chiesto di leggere il brano di Vangelo con la breve parabola del chicco di grano che, quando accetta di morire a se stesso, diventa fecondo e produce molto frutto. Gesù proclamò questa parabola sei giorni prima della sua morte ed è come il suo ritratto, come il riassunto del senso della sua vita e della sua prossima crocifissione. Per come ho conosciuto personalmente don Mario e per come ho sentito parlare di lui, in questo momento mi sembra di poter dire che ha speso la propria vita imitando Gesù e facendosi anche lui un chicco di grano che si è consumato per i fratelli nella vocazione a cui la volontà di Dio lo aveva chiamato, con quell’entusiasmo mite e generoso che contagiava chi aveva l’opportunità di frequentarlo.

È sufficiente dare una letta al suo curriculum vitae per rendersi conto in quante comunità don Mario sia stato chiamato a vivere il suo ministero: da Malborghetto, a Pontebba e Dogna fino a giungere a S. Pietro al Natisone, Antro, Brischis ed Erbezzo. Sono state, tra l’altro, tutte parrocchie di montagna, che costituiva il suo ambiente naturale e la sua passione, alla quale ha dedicato il tempo libero fino a meritarsi il titolo di “parroco alpinista”.

Il lungo elenco di parrocchie a cui l’obbedienza lo ha portato come pastore fa capire che a don Mario è stato chiesto un cammino impegnativo, ma rivela anche la sua grande disponibilità a incarnarsi in realtà sempre nuove senza resistenze, proprio come il chicco di grano che dove cade accetta di consumarsi per essere fecondo di vita nuova. Così è stato don Mario: un sacerdote che ha contagiato le persone con la sua profonda fede unità ad una carica di umanità contagiosa, accogliente, sempre e serena e positiva; con una delicata sensibilità specialmente verso le persone deboli e sofferenti.

L’ho visto molto attento anche verso i confratelli sacerdoti tra i quali ha cercato di far crescere sempre il dialogo e la comunione anche quando questa mediazione costava a lui qualche sofferenza.

Dieci anni fa, don Mario ha iniziati a manifestare i primi sintomi di un decadimento fisico ed è cominciato per lui quello che possiamo definire un vero calvario che si è fatto sempre più faticoso. La volontà di Dio Padre gli ha chiesto di imitare Gesù anche nel crogiuolo della sofferenza e della debolezza del fisico che in passato era stato forte ed efficiente. Ha accettato questa pesante croce con fede ancor più forte e con una pazienza da Giobbe; continuando a rendersi disponibile a collaborare con i confratelli finché le forze glielo hanno permesso.

Credo che in questi ultimi anni abbia fatto esperienza di quanto scrive S. Paolo ai Corinzi e che abbiamo ascoltato nella prima lettura: «Per questo non ci scoraggiamo, ma se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore invece si rinnova di giorno in giorno». Anche se il suo corpo si disfaceva don Mario ha continuato ad essere il chicco di grano che si consuma per la Chiesa. E certamente ha ottenuto grazie per tutti noi, per tutte le comunità che ha amato e per la Chiesa.

Per questo, come dicevo all’inizio, possiamo dire che in vita e in morte ha assomigliato a Gesù.

Mentre ringraziamo i fratelli sempre vicini a lui, i confratelli, il personale della casa di riposo e le tante persone che in questi ultimi anni di sono preso cura di don Mario, lo affidiamo con tanto affetto e riconoscenza alla misericordia di Dio per intercessione della Vergine Maria.

Adesso riposi in pace e ci sia vicino con la sua preghiera.