Omelia nella Santa Messa di istituzione degli accoliti e dei lettori (7 marzo 2023)

07-03-2023

Cari fratelli e sorelle,

ci introduce al conferimento del ministero di lettore e di accolito a sei nostri seminaristi la parola di Gesù appena ascoltata: «Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».

Nel linguaggio del Nuovo Testamento “ministro” è sinonimo di “servo”; se non, addirittura, di “schiavo”. Ricevere, quindi, ufficialmente un ministero nella Chiesa e dalla Chiesa significa avere l’opportunità di vivere l’invito evangelico: “Diventare grandi facendosi servi”.

Di quale grandezza parla Gesù? Colui che accoglie la chiamata a diventare un ministro tra i fratelli ha scelto di non essere più padrone della propria vita ma di essere servo consegnandosi a un unico Signore – il Signore Gesù Cristo – e dedicando tempo, capacità ed energie a eseguire la sua volontà.

Concretamente, chi è istituito lettore e accolito si mette a servizio di due precise volontà che Signore ha consegnato agli apostoli: seminare tra gli uomini la sua Parola («Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura» Mc 16,15) e distribuire il Suo Corpo e il suo Sangue, unico Cibo di vita eterna («Fate questo in memoria di me», Lc 22,19).

Il lettore e l’accolito partecipano, per la loro parte, rispettivamente al ministero dell’annuncio dell’unica Parola che esce dalla bocca del Signore al ministero che dona l’eucaristia ai fratelli.

Questo servizio li rende “grandi” in mezzo agli uomini e dentro la comunità. Si tratta di una grandezza che non si conquistano agli occhi della gente per il loro ruolo o le loro capacità, come facevano gli scribi e i farisei che pretendevano riconoscimenti perché «si erano seduti sulla cattedra di Mosè». La grandezza del loro ministero è il riflesso della sublimità del Dono divino che sono chiamati a servire portandolo ai fratelli. Il ministro resta ben cosciente delle sue debolezze e povertà ma, umilmente, riconosce anche che per pura grazia la sua persona è stata molto valorizzata dalla chiamata a coinvolgersi direttamente nella missione di salvezza di Cristo, offrendo agli uomini del suo tempo la Parola che esce dalla sua bocca e il suo Corpo e Sangue, cibo di vita eterna.

Non cerca di essere lui al centro dell’attenzione, come gli scribi e i farisei, ma orienta i fratelli a metter al centro del loro interesse i Doni straordinari di cui è stato fatto servo. Insieme, però, ringrazia sempre, come Maria, il suo Signore che ha guardato a lui e ha reso grande la sua vita con il ministero che gli ha consegnato.

Per vivere, però, questa spiritualità che deve animare il lettore e l’accolito, è necessario che essi per primi abbiano scoperto e vivano la grandezza del dono della Parola del Signore e del suo Corpo e Sangue nell’eucaristia. Ogni ministro deve essere attento a non cadere nella tentazione, propria sempre degli scribi e dei farisei, di «non muovere neppure con un dito» la legge divina che insegnavano agli uomini. Anche nella Chiesa i ministri possono svolgere materialmente il loro compito di parlare di Gesù e del suo Vangelo e di portare l’eucaristia, ma come un impegno abitudinario senza rinnovare sempre la coscienza della grandezza del Dono che il Signore stesso e la Chiesa hanno affidato a loro per la salvezza dei fratelli.

Un ministro che fa “il mestiere” di lettore o accolito è infedele al suo servizio perché, come dice sempre Gesù, «essi dicono e non fanno». Dice parole e fa gesti ma non coinvolge la propria vita nel Mistero che serve. Le persone colgono questa incoerenza del ministro, che può anche contribuire a farle allontanare, interiormente deluse, dalla Parola di Dio e dall’eucaristia.

Per essere, perciò, “grande” nella Chiesa è necessario dedicarsi con con tutto se stesso al servizio della Parola e dell’eucaristia, offrendole ai fratelli dopo averle toccate non solo con il dito, ma con tutta la mente e con tutto il cuore, come i grandi Tesori che Gesù ci dona e che non abbiamo mai finito di scoprire.

Invocando lo Spirito Santo sui nostri sei fratelli perché siano e diventino sempre di più servi fedeli, li istituiamo al ministro di lettori e di accoliti.