Omelia in occasione della Santa Messa per il Ringraziamento (12 novembre 2022)

12-11-2022

Cari fratelli e sorelle,

tra poco offrirò a Dio, a nome di tutti, il pane dicendo: «Benedetto sei tu Signore, Dio dell’universo; dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo pane, frutto della terra e del lavoro dell’uomo. Lo presentiamo a te perché diventi per noi cibo di vita eterna». Ugualmente farò per il vino del calice dicendo che è «frutto della vite e del lavoro dell’uomo».

A questo pane e vino oggi aggiungiamo l’offerta a Dio di tutti i prodotti dell’anno agricolo perché tutti sono “frutti della terra e del lavoro dell’uomo”. Questa è l’intenzione particolare con cui celebriamo questa S. Messa voluta, come ogni anno, dalla Coldiretti per ringraziare la Provvidenza divina dell’anno agricolo che si è concluso. Questa della Coldiretti, è un’iniziativa benemerita almeno per due motivi che brevemente sottolineo.

Prima di tutto ci ricorda che il pane, il vino e tutti gli altri frutti dell’agricoltura non sono risultato solo dell’intelligenza e della fatica dell’uomo ma anche, e prima di tutto, sono un dono che abbiamo ricevuto dalla terra e da Colui che la terra ha creato e consegnato alle mani dell’uomo. L’uomo, infatti, non crea, ma coltiva, alleva e trasforma quei doni preziosi che ha ricevuto da Dio, l’unico capace di creare dal nulla.

Con questa S. Messa di ringraziamento per l’anno agricolo noi, per così, dire chiudiamo bene un circolo virtuoso che è partito da Dio – il quale ha affidato all’intelligenza e alle mani dell’uomo tutte le risorse del creato – che si è sviluppato con il nostro lavoro e che ora si chiude tornando a guardare a Dio ringraziandolo «per i frutti della terra e del nostro lavoro».

E qui aggiungo il secondo motivo di importanza della S. Messa che stiamo vivendo. Se al termine dei raccolti dell’anno agricolo rivolgiamo lo sguardo e il cuore verso Dio con un sentimento di ringraziamento saremo portati anche a fare uso dei frutti della terra secondo giustizia. La preghiera di ringraziamento alla Provvidenza di Dio ci ricorda, infatti, che tutto che troviamo nel creato è, prima di tutto, un dono che abbiamo ricevuto da Colui che è Padre di tutti e che, per questo, è destinato al sostentamento e al benessere di tutti gli uomini.

Questa è la grande vocazione dei cristiani che si dedicano all’agricoltura in tutte le sue dimensioni. Lo ricorda bene il messaggio dei Vescovi italiani scritto per la Giornata Nazionale di Ringraziamento di quest’anno dal titolo: «Coltiveranno giardini e ne mangeranno il frutto». Leggo l’inizio del messaggio: «L’agricoltura è un’attività umana che assicura la produzione di beni primari ed è sorgente di grandi valori: la dignità e la creatività delle persone, la possibilità di una cooperazione fruttuosa, di una fraternità accogliente, il legame sociale che si crea tra i lavoratori. Apprezziamo oggi più che mai questa attività produttiva in un tempo segnato dalla guerra, perché la mancata produzione di grano affama i popoli e li tiene in scacco. Le scelte assurde di investire in armi anziché in agricoltura fanno tornare attuale il sogno di Isaia di trasformare le spade in aratri, le lance in falci» (cf. Is 2,15).

Quando l’uomo dimentica di rivolgere lo sguardo a Dio per ringraziarlo «dei frutti della terra e del proprio lavoro», è quasi inevitabilmente portato a considerare la natura e ciò che da essa può ricavare, come proprietà sua di cui impossessarsi secondo i propri interessi.

Questo sguardo di cupidigia genera le ingiustizie economiche e sociali di cui siamo, purtroppo, testimoni e che il messaggio dei vescovi torna ad elencare.

Inoltre, spinge ad applicare alla natura le potenzialità della tecnica in modo non rispettoso e moralmente non accettabile. Mi riferisco, ad esempio, alle ricerche in corso per produrre in laboratorio cibo sintetico. Sono progetti contro i quali anche la Coldiretti si sta giustamente opponendo. Tra i vari motivi che sostengono questa opposizione c’è anche il fatto che i brevetti di produzione sarebbero in mano ai soliti pochi, economicamente potenti, con conseguente aumento di ingiustizie sui beni di prima necessità.

Val la pena di ricordare che non tutto ciò che è tecnicamente possibile è anche moralmente lecito. Ma il senso della giustizia resta vivo nella coscienza se ci ricordiamo che non siamo noi i padroni del mondo, perché non lo abbiamo creato. Ci è stato donato da Dio Pare che desidera che viviamo tra noi come fratelli.

È questo che desideriamo ricordarci e chiedere in questa S. Messa di ringraziamento.