Omelia in occasione della Santa Messa del Crisma (14 aprile 2022)

14-04-2022

Eccellenza, cari confratelli, diaconi, seminaristi e fedeli,

condivido con voi, con sincerità e semplicità, alcune riflessioni che tornano nei miei pensieri specialmente nei momenti meditazione e di pregare. Le condivido in particolare con voi, confratelli presbiteri, in questa Santa Messa del Crisma che rinnova lo speciale rapporto di fraternità e- se permettete – di paternità che mi lega a voi.

Sono riflessioni suggerite da tre eventi: le vicende storiche che ci troviamo a vivere, l’invito di Papa Francesco a crescere in uno stile sinodale e la liturgia del Giovedì Santo.

Esse ci mettono, prima di tutto, davanti ad una constatazione che non suona nuova ma che si conferma sempre più vera: la nostra Chiesa ha sempre bisogno di pastori ma che sappiano essere anche “missionari”. Fino a non molto tempo fa, ai parroci era chiesto di saper guidare, custodire e organizzare un gregge che, pur con fatiche e lentezze, faceva riferimento ad una tradizione cristiana che era riferimento per  la vita delle persone, delle famiglie e delle comunità. 

Le vicende che abbiamo vissuto negli anni recenti e stiamo ora vivendo (la pandemia con le sue conseguenze, la realtà infernale della guerra a noi vicina) hanno accelerato, in modo imprevisto, cambiamenti profondi nei modi di vivere e negli interessi delle persone. Essi si stanno ripercuotendo anche sull’importanza che per i battezzati hanno l’esperienza di fede, i sacramenti, l’appartenenza alla propria comunità cristiana. Gli esempi li abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni e li sento ripetere, con non poca preoccupazione, da molti di voi. A volte ci troviamo di fronte a comportamenti a volte imprevisti: vediamo sparire persone su cui facevamo conto e presentarsi altre che non ci saremmo aspettati; sono disertate alcune celebrazioni ed altre registrano un’inattesa partecipazione. 

Solo questi pochi cenni confermano che siamo dentro un tempo storico e della vita della Chiesa che non permette di fare programmi tranquilli ma ci mette di fronte a sfide nuove. In questo tempo la nostra Chiesa, come dicevo, ha bisogno di pastori ma con la forza e la fede dei missionari. 

Nella lettera pastorale di quest’anno, commentando l’episodio della pesca miracolosa, ho cercato di accennare ad alcune qualità spirituali per essere un prete col cuore missionario:

• sentire che Gesù rivolge a me personalmente l’invito che Simone e soci hanno accolto: “Prendi il largo e getta le reti per la pesca” 

• quando la stanchezza si fa sentire e le reti restano vuote perché non capiamo dove vanno i pesci, avere la forza di restare fedelmente “al largo” vincendo la tentazione di chiuderci nel nostro privato

• a gettare quelle reti “soprannaturali” che il Signore risorto ha messo nelle nostre mani di “pescatori di uomini” anche quando umanamente non sembrano molto efficaci.

Qui torno a sottolineare che anche il nostro progetto diocesano delle Collaborazioni pastorali vuol aiutare le nostre comunità a rispondere all’invito di Gesù di andare al largo e gettare le reti e non restar chiuse in piccoli recinti. Cerca di creare le condizioni più favorevoli perché esse si aprano, si sostengano e si rafforzino l’una con l’altra diventando così una grande rete missionaria nella quale tante persone, da qualunque parte vengano, trovano l’ambiente più favorevole per riscoprire il vangelo, la forza vitale dei sacramenti, le occasioni per trasmettere la fede ai piccoli che crescono. 

A molti di voi, me compreso, le riflessioni che ho proposto possono far nascere spontanea l’obiezione: “ma io non sono stato formato per fare il prete in questo modo”. E’ certamente vero che in 40, 50, 60 anni è cambiato molto il modo di fare il parroco e il prete diocesano in generale. Sarebbe anche umanamente comprensibile la tentazione di dirci in cuor nostro: “Ho fatto quello che potevo. Ai posteri le nuove imprese”.

Anche a Simone e i suoi compagni sembrava di aver fatto tutto quello che era nelle loro possibilità per una notte intera e non restava loro che sedersi e sistemare un po’ le reti. Non erano per niente preparati a riprendere il largo con poche forze, con reti vuote e nel momento meno favorevole della giornata. Men che meno, erano preparato a lasciare tutto e ad iniziare un’avventura che li avrebbe resi “pescatori di uomini”. 

Cari confratelli, è a questo punto che Gesù lanciò a Simone e ai suoi compagni la sua sfida più forte, la sfida della fede in lui. Simon Pietro raccolse tutte le sue forze interiori e, sostenuto dallo Spirito Santo, confessò la sua fede: “Sulla tua Parola getterò le reti”. E presa lòa barca e le reti ripartì.

Il tempo che stiamo vivendo è di prova, non solo per le tante vicende che capitano, ma perché ci sta proponendo l’identica sfida; quella della fede totale in Gesù e nella sua Parola. Qualunque sia la nostra età, le capacità, le forze, i risultati che ci troviamo in mano, egli ci ordina di restare al largo e di continuare a gettare le sue reti, obbedienti “alla sua Parola”. I tempi della pesca miracolosa li sa lui. Preghiamo tanto lo Spirito Santo perché ci sostenga nella fede in Gesù nostro Signore e il cuore non venga meno.

Accanto alla fede, abbiamo anche un’altra grande risorsa per essere oggi pastori “missionari”: è la comunione. Ce la ricorda la liturgia del Giovedì Santo che parla di comunione. Con il dono del suo Corpo e del suo Sangue Gesù fonda la sua Chiesa sulla comunione in lui.. Con dono del sacramento dell’ordine sacro, poi, egli unisce in un’indissolubile comunione coloro che hanno il ministero donare, a loro volta, il Corpo e Sangue di Cristo per confermare i fratelli battezzati nella comunione dell’unica Chiesa.

Papa Francesco, con la proposta di un cammino sinodale ci invita, a sua volta, a crescere nella comunione. 

Cari confratelli, teniamo acceso in noi il fuoco della comunione perché è una grande forza per sostenerci nel compito di pastori “missionari”. 

Rinnoviamo, prima di tutto e ogni giorno, specialmente celebrando l’eucaristia, il nostro rapporto di amore con Gesù che è la sorgente della comunione e che con il dono del suo Spirito che ci rende uno con lui e tra di noi. 

Non stanchiamoci, poi, di essere artefici di comunione tra di noi curando il modo di accoglierci, di stimarci, di sopportarci, di parlare l’uno dell’altro, di perdonarci, di sostenerci nelle debolezze. Non dimentichiamo la regola che ci dà S. Paolo: “Non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell’amore vicendevole; perché chi ama l’altro ha adempiuto la Legge” (Rom 13,8). Teniamo sempre aperto questo debito vicendevole nel nostro Presbiterio. Ci aiuterà ad unire le forze per gettare e raccogliere in sintonia le reti senza disperdere la pesca.

La Vergine Maria interceda per noi; doni una grazia particolare a coloro che ricordano un giubileo sacerdotale; sostenga i confratelli che sono nella debolezza fisica o in difficoltà personali che lei conosce.

Sulla Parola potente di Gesù continuiamo a gettare le reti anche in questi giorni santi del Triduo pasquale.