Omelia in occasione della Santa Pasqua (17 aprile 2022)

17-04-2022
Cari Fratelli e care Sorelle,
stiamo celebrando la Santa Messa della festa che ricorda la risurrezione di Gesù dalla morte, la sua Pasqua. Aspettiamo tutti una parola di speranza che desidero dare a me e a voi. 
Parole di speranza ce le ha appena suggerite la Sequenza pasquale: «Cristo, mia speranza, è risorto. Si, siamo certi, Cristo è davvero risorto. Tu, Re vittorioso, abbi pietà di noi».
Parlare, però, di speranza oggi non può non fare i conti con le notizie e le immagini della tragica guerra in Ucraina che ci ha sconvolti tutti.
Certamente, teniamo viva la speranza che, come dall’inizio sta auspicando Papa Francesco, si faccia spazio un dialogo diplomatico che porti al cessate il fuoco e ad un’intesa di compromesso che spenga l’incendio della guerra. Per questa intenzione speriamo e preghiamo come abbiamo già fatto unendoci alla consacrazione del popolo ucraino e russo al Cuore Immacolato di Maria che il Santo Padre ha voluto accogliendo l’appello accorato dei vescovi cattolici ucraini.
Però, anche se giungeremo – speriamo presto – ad una qualche intesa che scongiuri un’inquietante espandersi del conflitto, dobbiamo riconoscere che esso si lascerà dietro una pietosa scia di sangue. Ed è il sangue dei più deboli che non hanno avuto mezzi per difendersi o per fuggire in tempo.
Ci hanno trasmesso le tristissime immagini dei corpi esanimi disseminati lungo le strade delle città dell’Ucraina o gettati in fosse comuni come “scarti” – pur usare il linguaggio di Papa Francesco – senza alcun segno di pietà e rispetto per la loro dignità. E le mamme uccise mentre tentavano di fare scudo ai loro figli. Chi farà giustizia a queste vittime? Nessun tribunale umano potrà rendere loro giustizia perché dovrebbe essere capace di ridare loro la vita che è stata spietatamente strappata.
Cari Fratelli e care Sorelle, la storia umana porta con sé una lunga raccolta di vittime di cieca violenza, da Abele ai morti in Ucraina. Il loro sangue invoca giustizia, come disse Dio a Caino: «Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!».
Alla voce di quel sangue è riuscito a dare risposta solo Gesù, il Figlio di Dio, che sulla croce ha sparso anche il suo sangue come vittima innocente su cui si accanì tutta la cattiveria degli uomini e, specialmente, l’odio di satana che è colui che lotta sempre contro la vita e Dio, creatore della vita.
Gesù ha assorbito sul suo corpo e nel suo cuore tutte le forme di violenza, di egoismo e di peccato che intossicano la vita degli uomini e ha risposto con la misericordia, con il perdono, con l’amore divino che aveva nel cuore che si è donato fino alla morte.
Sulla croce è avvenuto lo sconto tra l’odio di satana e l’amore di Gesù, il Figlio di Dio. Sembrava che avesse avuto la meglio il demonio quando il corpo torturato di Gesù era stato pietosamente deposto nel sepolcro. Ma, come abbiamo appena ascoltato dal Vangelo di Giovanni, il mattino di Pasqua Maria Maddalena va al sepolcro di Gesù per onorare il suo corpo dilaniato dalla crocifissione e trova il sepolcro vuoto e i teli funebri deposti sulla lastra di pietra.
Scopre allora, assieme ai due discepoli Pietro e Giovanni, che il loro Maestro e Signore aveva avuto un amore più forte del male e della morte. Era risorto con il suo corpo che portava le ferite della crocifissione e aveva aperto la strada per una vita nuova nella quale non poteva più arrivare il male e la morte, dove non c’erano più carnefici e vittime ma solo l’amore di Dio.
Quella strada era aperta, prima di tutto per coloro che avrebbero avuto fede in lui. Era aperta anche per tutte le vittime del male di cui è disseminata la storia umana. Gesù, sulla croce e nella risurrezione, ha ascoltato il sangue di Abele che continua a gridare a Dio anche nei morti in Ucraina e li accoglie con sé uno per uno perché in ognuno riconosce il volto di un suo fratello. Sostenuti da questa speranza della vita eterna che Gesù ha aperto a Pasqua, non vogliamo dimenticare questi morti, ma preghiamo in questa Santa Messa di Pasqua per loro assieme a tutte le vittime della violenza umana.
Nel suo “paradiso” che Gesù ha inaugurato il giorno di Pasqua c’è posto anche per i cattivi e i carnefici; c’è stato posto per il brigante che era crocifisso alla sua destra e lo implorava di non dimenticarsi di Lui. Certo, bisogna che questi carnefici, che vediamo ancora all’opera, si pentano dei loro delitti e rinuncino all’istinto omicida di Caino che abita nel loro cuore. Allora anche per loro c’è perdono. Noi preghiamo anche per loro.
Cari Fratelli e care Sorelle, con poche parole ho cercato di ricordare a me e a voi la speranza di Pasqua in questo momento in cui il male che vediamo ci rattrista e forse ci impaurisce.
Forti di questa speranza, come fecero Maria Maddalena e gli apostoli, schieriamoci con Gesù partecipando nel nostro piccolo alla sua lotta contro satana, contro il male e il peccato. Ci sembrerà di poter far poco ma quel poco facciamolo. La vittoria finale è in mano a Gesù Risorto. Buona Pasqua.