Omelia in occasione del conferimento del lettorato e accolitato (10 febbraio 2021)

10-02-2021

Cari Fratelli e Sorelle, 

l’istituzione al ministero dell’accolitato dei cinque seminaristi, che hanno appena risposto alla chiamata, ci offre una importante occasione di rivolgere la nostra attenzione e la nostra meditazione al sacramento dell’ eucaristia al cui servizio sono dedicati gli accoliti, come dirò nella preghiera di benedizione: «Fa’ che, assidui nel servizio dell’altare, distribuiscano fedelmente il pane della vita ai loro fratelli e crescano nella fede e nella carità per l’edificazione del tuo Regno». Davanti all’eucaristia, dobbiamo invocare umilmente lo Spirito Santo perché ci introduca più a fondo nel Mistero di comunione e di amore divino-umano che Gesù ci dona in questo sacramento, rinnovando in noi il desiderio che diventi sempre più “fonte e culmine” della nostra vita di ogni giorno. Sottolineo questo “ogni giorno”  perché l’incontro con Gesù nell’eucaristia non è un evento che ci capita di vivere di tanto in tanto in occasioni straordinarie ma è “Pane quotidiano”: «Dacci oggi il nostro pane quotidiano». È Gesù che si fa nostro Cibo familiare per sostenere ogni passo del nostro pellegrinaggio fino all’ultimo passo che farà entrare con lui risorto nella Vita eterna. 

Proprio ,però, perché è “Pane quotidiano” corriamo il rischio di accostare l’eucaristia con tiepidezza e superficialità come ci succede con tutte le cose che diventano un’abitudine nella nostra vita. È facile cedere a questa tentazione anche perché l’incontro con Gesù nella celebrazione eucaristica avviene con segni poveri. Noi siamo portati a dare importanza a ciò che suscita in noi impressioni ed mozioni sensibili intense. Gesù, invece, non si impone colpendo i nostri sensi e i nostri sentimenti in modo clamoroso ma si offre nel silenzio; un silenzio che possiamo penetrare solo con la fede e con l’amore suscitati dallo Spirito Santo.

La fede palpitante d’amore è la porta che apre al Mistero dell’eucaristia. Sostiamo un attimo su questa porta d’ingresso facendoci illuminare dalle espressioni del Cantico dei Cantici ascoltate nella prima lettura: «Mettimi come sigillo sul tuo cuore. perché forte come la morte è l’amore e tenace come il regno dei morti è la passione». La liturgia mette, per così dire, queste parole in bocca a Santa Scolastica che parla come una sposa innamorata totalmente e consacrata al suo Sposo Gesù. Ma l’amore di Scolastica, sorella e discepola di Benedetto, non è iniziativa frutto del suo impegno personale. E, piuttosto, una risposta all’amore di Gesù che l’ha preceduta, conquistata e, gratuitamente, l’ha messa sul suo Sacro Cuore come un sigillo indelebile di cui non si sarebbe più dimenticato.

Le parole del Cantico, quindi, prima che dell’amore di Scolastica ci parlano di quello di Gesù. Solo dell’amore di Gesù. infatti, si può dichiarare: «forte come la morte è l’amore»; anzi, più forte della morte è stato il suo amore. I nostri sentimenti umani – anche i più profondi e tenaci – vengono strappati dalla morte. Solo l’amore di Gesù ha affrontato la morte e l’ha sconfitta, come mediteremo e celebreremo nella prossima Pasqua. Solo di Gesù possiamo affermare: «più forte del regno dei morti è la passione». Per portarci alla vita eterna ha affrontato una passione di dolore e di amore che lo ha portato a penetrare nel regno dei morti per raggiungere Adamo e tutti i suoi discendenti: «fu sepolto e discese agli inferi», confessano i Simboli di fede anche più antichi.

Questo amore più forte della morte e del regno degli inferi Gesù lo ha donato in modo concreto nel suo corpo e nel suo sangue sulla croce e nell’eucaristia: «Questo è il mio corpo dato per voi. Questo è il mio sangue versato per la remissione dei peccati e la nuova alleanza». 

Nella celebrazione eucaristica, ci fa vivere realmente di Lui: «Colui che mangia me, vivrà per me» (Gv 6,57). Ci unisce a lui con «un sigillo indelebile nel suo Cuore», con un legame che né male, né morte potranno strappare: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno» (Gv 6,54). Gesù, sulla croce e nell’eucaristia, si è fatto il Pane quotidiano che ci nutre di Vita eterna ogni giorno del nostro pellegrinaggio fino ad entrare nella Comunione perfetta dei Santi. Questa Vita eterna è la Carità che, dal Padre, ha portato a noi e che è «più forte della morte e del regno degli inferi». 

Per entrarvi, però, la porta d’ingresso è quella che ha attraversato Santa Scolastica; cioè, la fede nutrita d’amore. Senza questa fede che si fa amore la porta resta chiusa e la celebrazione eucaristica può apparire un rito e una presenza trascurabile. Anche ai passanti frettolosi sul Calvario Gesù inchiodato in croce appariva un insignificante condannato a morte. La fede è dono dello Spirito Santo; per questo invitavo ad invocarlo perché doni alla nostra mente e al nostro cuore gli occhi della fede e dell’amore. Che introducono nel Mistero.

Naturalmente dell’eucaristia ci sono da illustrare tanti altri aspetti e significati. Mi sono limitato a qualche cenno suggerito dal testo biblico del Cantico dei Cantici e dall’istituzione dei nostri cinque fratelli al ministero dell’accolitato.