MEDITAZIONE NELLA QUARTA “STAZIONE” QUARESIMALE. IL SIMBOLO: VINCOLO DI COMUNIONE NELLA FEDE CON LE CHIESE APOSTOLICHE

17-03-2013


(Gal 1,6-20. 2,1-2.7-10; Mt 16, 13-19)


 


 


ll Credo di Aquileia si conclude con una solenne dichiarazione che non troviamo in altri Credo della Chiesa: Al di fuori di questa fede, che è comune a Roma, Alessandria e Aquileia, e che si professa anche a Gerusalemme, altra non ho avuto, non ho e non ne avrò in nome di Cristo. Amen’.


Questa dichiarazione è molto importante almeno per due motivi che richiamo brevemente.


 


1. L’importanza dell’ortodossia per la fede del cristiano


I cristiani della Chiesa di Aquileia concludevano la recita del Credo affermando pubblicamente che essi fondavano la loro fede solo sulle verità che avevano appena confessato. E, in nome di Cristo, non ne accettavano nessun’altra perché le parole del Credo sono fedeli alla Rivelazione che Gesù ha portato. Esse esprimono con verità chi è Gesù Cristo e il Mistero di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo che Gesù stesso ha svelato.


Per questo motivo, solo sulle verità, che le parole del Credo esprimono, ogni cristiano di Aquileia era invitato a fondare la propria fede e speranza.


Con la sua dichiarazione finale, il Credo di Aquileia ricorda che per essere veri cristiani è necessario mantenersi dentro l’ortodossia.


‘Ortodossia’ significa ‘retta dottrina’ o, per essere più aderenti al termine greco, ‘retta gloria’. Quando si riuniscono per celebrare l’eucaristia, specialmente nel giorno del Signore, i cristiani innalzano a Dio la loro lode, e gli rendono gloria con gioia e riconoscenza. Perché, però, questa preghiera sia autenticamente cristiana, non bastano i sentimenti, ci vogliono anche le parole giuste.


Le parole della nostra lode devono rivolgersi a Dio chiamandolo col Nome che Gesù ci ha rivelato e devono rivolgersi a Gesù dicendo chi Lui è veramente.


La preoccupazione dell’ortodossia, presente nella dichiarazione finale del Credo di Aquileia, ce l’aveva anche S. Paolo, come abbiamo sentito nel brano della lettera ai Galati appena letto: ‘Mi meraviglio che così in fretta da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo passiate ad un altro vangelo. In realtà, però, non ce n’è un altro; solo che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo. Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anatema!‘.


Cosa era successo a quei cristiani della Galazia? Dopo che Paolo aveva predicato il vero Vangelo, erano arrivati altri predicatori che avevano presentato Gesù in modo diverso. Ad esempio, avevano insegnato che egli non è Figlio di Dio ma un grandissimo uomo religioso che aveva rivelato la strada migliore per arrivare a Dio.


L’apostolo reagisce con parole durissime fino a dire che chi predica un Gesù diverso da quello che lui ha presentato ‘ fosse anche un angelo ‘ sia anatema, cacciato dalla Chiesa.


Tanta durezza ci fa capire quanto per il cristiano e per tutta la Chiesa sia decisivo mantenersi nell’ortodossia; dire, cioè, la sua fede e pregare Dio con parole che esprimono la verità di Dio e di Gesù e dello Spirito Santo.


Perché è così importante l’ortodossia? Rispondo riprendendo l’esempio appena fatto. Se Gesù è stato solo un grandissimo uomo religioso non era tanto diverso da me. Sarà stato più bravo e più santo. Resta, però, un uomo come me che può darmi un buon esempio e un buon insegnamento di vita. Solo se è il Figlio di Dio, che si è fatto uomo come me, io posso avere veramente fede in lui perché ha in sé l’Amore onnipotente di Dio nel quale ha vinto la morte ed è risorto e nel quale accoglie anche chi si affida a lui portandolo, attraverso la morte, nella vita eterna.


I cristiani si affidano a Gesù e lo pregano perché è il Figlio di Dio morto in croce e risorto per ognuno. Così lo confessano nel Credo ripetendo la confessione di S. Pietro: ‘Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio Vivente’.


Ho insistito sull’importanza dell’ortodossia per il cristiano e per la Chiesa perché il relativismo rischia di entrare anche tra di noi per cui ognuno parla di Gesù come pare meglio a lui e tiene le verità di fede che più gli interessano. Questo atteggiamento genera pericolose confusioni nella mente e nel cuore dei cristiani.


 


2. Il Simbolo assicura la comunione nella Chiesa e tra le Chiese


C’è un secondo aspetto importante della dichiarazione finale del Credo di Aquileia: si sottolinea che le stesse parole sono professate dai cristiani delle Chiese di Roma, Alessandria e Gerusalemme. Queste erano le Chiese più autorevoli dei primi secoli, quelle fondate dagli apostoli.


Le parole del Credo diventano un legame di comunione che unisce i cristiani e le Chiese tra loro.


Uniscono i cristiani che si incontrano alla S. Messa perché, ripetendo le parole col mio vicino di banco, le identiche espressioni del Credo, riconosco che ho la sua stessa fede in Dio Padre, in Gesù, nello Spirito Santo. Possiamo dire di essere in comunione di preghiera perché preghiamo veramente lo stesso Dio e lo stesso Gesù.


Il Credo allarga questa comunione a tutte le Chiese cattoliche perché tutte, quando celebrano la S. Messa, in qualunque parte del mondo, confessano con le identiche parole l’unica fede. E’ una comunione che si prova partecipando alla S. Messa in nazioni lontane dove si professa lo stesso Credo, pur in lingue differenti.


Essa ha il centro a Roma dove è Vescovo, il Successore di Pietro. A Pietro, dopo che aveva confessato la sua fede in Lui, Gesù ha promesso: ‘Tu sei Pietro e su questa Pietra edificherò la mia Chiesa’. I cristiani hanno inciso nel cuore questo sentimento di comunione con il Successore di Pietro, come stiamo vedendo in questi giorni nei quali lo Spirito Santo ci ha donato il nuovo Papa.


Concludo le mie sintetiche riflessioni sottolineando che il Credo è chiamato anche ‘Simbolo’, Simbolo di fede. Nell’antichità il ‘simbolo’ era, ad esempio, una moneta che un re spezzava in due dandone metà ad un re alleato come segno di comunione e di riconoscimento.  Ogni ambasciatore portava con sè la mezza moneta del suo re e si faceva riconoscere mostrando che essa combaciava con la mezza che aveva il re alleato a cui era stato inviata.


Quando diciamo assieme le stesse parole del Credo esse sono un simbolo; cioè, il segno di riconoscimento che abbiamo la stessa fede e siamo quindi in comunione nello stesso Dio Padre, Figlio e Spirito Santo. Se partecipiamo alla S. Messa in una nazione lontana ci riconosciamo fratelli di fede perché abbiamo lo stesso simbolo di fede, il Credo. E se leggiamo le testimonianze della Chiesa di Aquileia o di altre Chiese di tanti secoli fa, ritroviamo sempre l’identico simbolo di fede, le stesse parole del Credo. Esse ci dicono che la Chiesa resta fedele nei secoli all’unica fede nel suo Signore.


Proprio il Credo ci fa riconoscere che la Chiesa di Cristo è veramente ‘una’ e, insieme, è ‘cattolica’ perché diffusa tra tutti i popoli ed è ‘apostolica’ perché nel Credo è conservata esattamente la fede predicata da Pietro e dagli altri apostoli.


Rendiamo grazie a Dio per aver avuto la grazia di essere membri della Chiesa di Cristo.