MEDITAZIONE SU “‘DISCESE NEGLI INFERI’ NELLA SECONDA STAZIONE QUARESIMALE

03-03-2013


(1 Pt 3,18-22; seconda lettura dell’Ufficio delle Letture del Sabato Santo)


 


Il Vangelo di Giovanni introduce il racconto dell’Ultima Cena di Gesù con queste parole: ‘Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine’ (Gv 13,1).


Dopo aver vissuto 33 anni, a Nazareth prima e poi lungo le strade della Palestina, Gesù giunge all’ultima ora, la più grande; l’ora del supremo amore per noi: ‘Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine’.


Come ha vissuto il Signore il tempo finale della sua esistenza terrena? In che modo ci ha manifestato il suo amore senza misura?


Troviamo la risposta nella più antica professione di fede di 1 Cor 15,3-4. Scrive S. Paolo: ‘Vi ho trasmesso quello che anch’io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture’.


Le identiche parole tornano in tutti i simboli di fede (o ‘Credo’) della Chiesa di ogni tempo. Esse rivelano che Gesù ha obbedito al Padre e ha amato noi facendo come tre passaggi: ha accettato la morte in croce per i nostri peccati; è stato posto in un sepolcro; il terzo giorno ha sconfitto il male e la morte con la risurrezione. La Chiesa celebra questi tre passaggi nei giorni santi del triduo pasquale: venerdì santo, sabato santo e domenica di risurrezione.


Il Credo di Aquileia (come altri Credo antichi) aggiunge un quarto passaggio affermando che, dopo la sepoltura, Gesù ‘discese agli inferi’. Che cosa rivela alla nostra fede in Gesù questo articolo del Credo?


Ci parla come di un cammino che Gesù ha compiuto dopo la sua morte; un cammino negli inferi che significa il posto dove si trovano i morti.


Aveva amato gli uomini fino all’ultima goccia di sangue, fino ad esalare l’ultimo respiro ed era entrato nella morte, deposto esanime nel sepolcro come ogni uomo mortale.


A quel punto per ogni uomo, anche per il più grande, è finito il cammino perché la morte gli risucchia ogni energia di vita e lo lascia per sempre inerte, preda del male che lo consuma.


Solo Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo, animato dell’Amore eterno dello Spirito Santo, ha vissuto ciò che a nessun uomo mortale è possibile: è entrato nella morte e l’ha attraversata senza venire distrutto. Anzi, dal momento in cui il suo corpo torturato fu posto nel sepolcro, cominciò per Gesù un nuovo cammino di cui ci parla S. Pietro in un passo della sua prima lettera, che abbiamo ascoltato: ‘Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nella carne, ma reso vivo nello spirito. E in spirito andò ad annunziare la salvezza anche agli spiriti che attendevano in prigione; essi avevano un tempo rifiutato di credere quando la magnanimità di Dio pazientava nei giorni di Noè’.


In Gesù l’Amore trionfa sul male e la morte. Ha trionfato sulla croce fino a donare, dal suo Cuore squarciato, l’ultima goccia di sangue. Ed entrato nella morte come ogni mortale, continua la sua vittoria. Apre un cammino nuovo attraverso la morte, il cammino della vita eterna, della risurrezione.


Lo apre per lui stesso e per ogni uomo di cui si è fatto fratello e che non vuol abbandonare al male e alla morte. I primi fratelli e sorelle che Gesù, vittorioso sulla morte, va a raggiungere sono quelli che attendevano nella più terribile delle prigioni: la morte, gli inferi.


Egli entra negli inferi, tra i morti per annunciare loro la salvezza. Questa discesa di Gesù nella prigione della morte è, in qualche modo, descritta nella splendida lettura patristica che abbiamo ascoltato. Gesù raggiunge Adamo, il primo uomo, e gli annuncia: ‘Svegliati, tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti illuminerà. Io sono il tuo Dio, che per te sono diventato tuo figlio; che per te e per questi, che da te hanno avuto origine, ora parlo e nella mia potenza ordino a coloro che erano in carcere: Uscite! A coloro che erano nelle tenebre: Siate illuminati! A coloro che erano morti: Risorgete!’.


Il mistero della discesa agli inferi di Gesù è rappresentato anche in una delle più belle icone orientali. In essa si vede Gesù, con le vesti bianche come nella trasfigurazione, che sta sulla croce che fa da ponte sopra le porte spalancate degli inferi e da la mano ad Adamo per portarlo con sé attraverso il ponte della croce verso la vita nuova della risurrezione.


Gesù comincia a salvare, prima di tutto, le sue sorelle e fratelli più deboli; e sono coloro che sono stati annientati dalla morte. Si rivela come il vero Buon Pastore che scende fin negli inferi per cercare le sue pecore perdute nella morte e le conduce verso la risurrezione. Crea il nuovo gregge dei salvati che lo seguono dal carcere della morte alla luce della vita nuova.


Solo Gesù, il Figlio di Dio che ha donato se stesso per noi fino alla morte e alla morte di Croce, aveva la potenza divina di portare questa salvezza.


Noi, al massimo, arriviamo a portare un aiuto a coloro che sono ancora vivi e creare le condizioni perché vivano meglio i nostri figli e le future generazioni. E questa ci sembra già una gran cosa. Pensiamo, ad esempio, quanto entusiasmo e speranza creano certe scoperte della medicina. Esse, però, servono solo a coloro che sono ancora in vita e a coloro che arriveranno dopo di noi. I morti non ne potranno beneficiare di nuove medicine. Per loro non possiamo più fare nulla. Nessuno, poi, potrà mai rendere giustizia a coloro che sono morti dopo aver subito ingiustizie fino alla suprema ingiustizia di essere uccisi.


Gesù morto in croce e disceso agli inferi porta loro la giustizia di Dio che non si ferma nemmeno di fronte alla morte. Non perde nessuna delle sue creature e va a prendere per mano i morti che vogliono affidarsi a lui e li porta nella vita nuova che lui inaugura a Pasqua, la vita di risurrezione che non teme più né male, né morte.


Va prendersi in braccio anche le creature che hanno subito la tragica ingiustizia dell’aborto,e le innumerevoli vittime delle stragi cieche che hanno segnato e segnano la storia umana. A tutti annuncia il suo vangelo, la ‘buona notizia’ che chi vuol seguirlo, come Buon Pastore, può uscire dal carcere della mporte e ed entrare nella luce della risurrezione.


Discendendo fin negli inferi, per risvegliare i morti, Gesù porta tra gli uomini la giustizia vera, la giustizia di Dio che non lascia al male e alla morte nessuna vittima. Mostra che Dio è più potente del male e di satana che né è l’autore.


L’unica condizione è quella di affidarsi a Gesù e di seguirlo. Rifiutare il suo invito significherebbe rimanere negli inferi.