Omelia nella solennità dell’Epifania (6 gennaio 2024)

06-01-2024

Cari fratelli e sorelle,

abbiamo ascoltato l’invito pressante che il profeta Isaia rivolge alla sua città di Gerusalemme: «Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te. Poiché, ecco, la tenebra ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli; ma su di te risplende il Signore». Il profeta annuncia che il Signore stesso avrebbe inondato della sua gloria Gerusalemme, la città che gli ebrei chiamavano (e anche noi chiamiamo) “santa” perché scelta da Dio come luogo dove accendere la sua Luce. E avrebbe donato questa luce non solo per Gerusalemme, ma per tutta la terra che era ricoperta di tenebra e per tutti i popoli che erano avvolti da una nebbia fitta.

Con la festa dell’Epifania, che stiamo celebrando, la Chiesa continua ad annunciare che la profezia di Isaia si è realizzata a Gerusalemme e su tutta la terra; si è realizzata con la nascita di Gesù perché lui è la Parola di Dio e la Sapienza di Dio che è venuta tra gli uomini avvolti da nebbia fitta.

Abbiamo in cattedrale quella è chiamata “la luce di Betlemme”. È una lampada che è stata accesa a Betlemme dagli scout e ad essa sono state accese, in questo tempo di Natale, tante altre candele in tutta l’Europa. Così la luce di Betlemme ha illuminato il volto di tante persone, la dimora di tante famiglie e comunità. È un’iniziativa che riscuote molte adesioni proprio perché è luce che viene da Betlemme, dal luogo preciso in cui è nato Gesù. Tanti spontaneamente sentono il bisogno di quella luce che trasmette un sentimento di bellezza e di gioia.

Non basta, però, accendere la nostra candela alla lampada che viene da Betlemme per scoprire la luce che Gesù ha acceso tra gli uomini con la sua nascita. I Magi, protagonisti della festa dell’Epifania, ci insegnano che per incontrare Gesù e la sua luce bisogna saper cercarlo, come hanno fatto loro affrontando un lungo viaggio.  Dal Vangelo vediamo che Gesù non ha fatto splendere la sua luce in modo eclatante illuminando a giorno il cielo di Gerusalemme così che tutti potessero vederlo come uno spettacolo offerto a buon mercato. Gesù non si concede a buon mercato e per soddisfare curiosità superficiali. Chiede di essere seriamente cercato proprio come hanno fatto i Magi che probabilmente erano degli studiosi, dei filosofi desiderosi di cercare la verità. Pur di trovarla si sono messi in cammino verso la lontana Gerusalemme verso «Colui che è nato, il re dei Giudei». Li guidava una stella che avevano visto sorgere nel cielo del paese dove abitavano.

Dai Magi impariamo quale sia la condizione indispensabile anche oggi per trovare Gesù e in lui, quella luce di cui abbiamo bisogno nella nostra mente e nel nostro cuore. La condizione è l’onestà e il coraggio di metterci alla ricerca della verità per la nostra vita. A differenza degli animali che sono guidati dall’istinto, l’uomo è un essere che ha bisogno di trovare un senso e uno scopo alla propria vita, una speranza che non deluda, una risposta alla sua sete di felicità.

Tutti hanno nel profondo di sé questo bisogno; non tutti, però, hanno il coraggio e l’onestà di intraprendere, come i Magi, un serio cammino di ricerca. Non si tratta di un cammino fisico, ma di un cammino interiore vissuto dentro la propria coscienza alla ricerca di una risposta seria ai nostri desideri e interrogativi.

I Magi hanno intrapreso anche un lungo viaggio fisico perché erano spinti dal loro cammino interiore, dalla ricerca della verità per la propria vita. La stella che li guidava era proprio questa ricerca. Seguendola sono giunti davanti a Gesù bambino e si sono inginocchiati perché avevano trovato Colui che portava la luce dentro di loro.

Non stanchiamoci, cari fratelli e sorelle, di stare dentro il nostro cammino interiore. Solo chi lo percorre può scoprire che Gesù ha portato la luce di cui abbiamo bisogno per dare un vero senso alla nostra esistenza e uno scopo grande per spenderla con gioia.