Cari fratelli e sorelle,
le letture della Parola di Dio che abbiamo ascoltato ci preparano, prima di tutto, alla Pasqua di morte e di risurrezione di Gesù. Giuseppe, tradito e venduto come schiavo dai fratelli, mossi dall’invidia, è figura profetica di Gesù, l’Innocente condannato a morte per invidia dai suoi fratelli. Con la parabola degli operai della vigna, omicidi per invidia verso il figlio del padrone, è Gesù stesso che annuncia il motivo della sua imminente crocifissione e risurrezione.
Le due letture bibliche, però, illuminano anche la nostra preghiera che ha, come intenzione principale, quella di invocare la pace specialmente nel conflitto tra Russia e Ucraina. Come siamo informati, celebriamo questa Santa Messa per la pace aderendo a una grande catena di preghiera che coinvolge le Chiese cattoliche di tutte le nazioni europee. Constatando quanto siano deboli le capacità e le volontà umane di cercare vie per far tacere le armi nella martoriata Ucraina, vogliamo intensificare la nostra supplica alla misericordia di Dio Padre, unendoci all’offerta del sacrificio di Cristo.
Gesù conclude la parabola della povera vedova che, senza stancarsi, invoca giustizia presso un giudice iniquo, con questa affermazione: «E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui?» (Lc 18,7). Al nostro Dio chiediamo il dono della pace. A noi spetta l’impegno di invocarlo senza stancarci, unendo i cuori e le voci a quelle di tutti i fratelli di fede che vivono nel nostro continente. Poniamo la nostra supplica sotto l’intercessione di Maria, alla quale ci affidiamo con il titolo di Regina della pace.
Ci auguriamo, anche, che questa catena di preghiere che spiritualmente abbraccia l’Europa, tocchi i cuori di coloro che hanno la possibilità di influire in vari modi per un ritorno del dialogo che faccia cessare l’insano uso delle armi che è sempre e solo male senza giustificazione, come ripete senza tregua Papa Francesco.
Oltre che invocare la pace, siamo chiamati anche a farci artefici di pace con un nostro personale impegno di conversione, al quale ho invitato nel mio recente messaggio per la quaresima.
La guerra ha delle cause che la scatenano. I commentatori che ascoltiamo o leggiamo nei mezzi di comunicazione evidenziamo normalmente cause politiche, economiche, etniche e altro. Le letture bibliche di questa Santa Messa ci portano a riflettere più a fondo. Esse parlano dell’invidia e in questo vizio capitale possiamo individuare una delle radici della violenza che rovina la serena convivenza umana fino a generare le atrocità della guerra.
L’invidia contro Dio e contro la sua grandezza, bellezza e amore, è il veleno mortale che intossica satana e che egli, con le sue sottili tentazioni, ha instillato anche nel cuore degli uomini. Questa scia di veleno ha attraversato la storia dell’umanità, da Adamo ed Eva, ai loro figli Caino e Abele, ai fratelli di Giuseppe che abbiamo sentito raccontare nella prima lettura, agli operai omicidi della parabola che Gesù identifica con i capi religiosi, i quali lo avrebbero consegnato a Pilato “per invidia” (Mc 15,10).
L’invidia intossica anche oggi i rapporti umani, portando a vedere nell’altro un insopportabile concorrente contro cui scontrarsi per sottometterlo o, addirittura, eliminarlo. Questo può succedere nelle quotidiane relazioni interpersonali, in quelle che si vivono all’interno delle famiglie, nei rapporti tra paesi e comunità con divisioni e immotivati campanilismi. Ma anche i conflitti tra nazioni – che arrivano a sfociare in sanguinosi conflitti armati – sono ispirati da una invidiosa volontà di prevaricazione delle une sulle altre.
Di fronte a questa azione demoniaca che genera conflitti di ogni livello, Gesù invita i suoi discepoli a fare la propria parte per contribuire a diffondere il dono della pace: «Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5,9). Nel piccolo della nostra vita impegniamoci a essere operatori di pace stimando e valorizzando il bello che hanno le persone vicino a noi. Su questa base possiamo superare ogni invidia e promuovere rapporti di pace.