Omelia nella Messa per il convegno AFDS (17 settembre 2023)

17-09-2023

Cari fratelli e sorelle,

riprendo la prima frase della seconda lettura tratta dalla Lettera di San Paolo ai Romani; «Fratelli, nessuno vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché, se noi viviamo, viviamo per il Signore, e noi moriamo, moriamo per il Signore».

L’apostolo afferma una grande verità della vita dell’uomo. L’uomo non è chiamato a “vivere per se stesso”; a restare chiuso, cioè, in se stesso pensando solo nei propri interessi, come un’isola senza ponti. Quando nella vita tutto gli andasse bene potrebbe anche pensare che questo è un buon modo di vivere. Anche in questo caso, però, sarà una persona inutile che non ha donato nulla di buono e alla fine morirà per se stesso, senza nessuno vicino perché non ci sarà nessuno che ha motivo per digli grazie.

Questa era la filosofia di vita che seguivano a Roma i ricchi pagani in mezzo a lussi e a vizi, con attorno schiavi che li servivano dopo averli comprati comperati. È uno spettacolo che vediamo anche i nostri tempi perché come dice il libro del Qoelet; «niente di nuovo sotto il sole».

A coloro che si erano convertiti e avevano ricevuto il battesimo, San Paolo ricorda che avevano, invece, scoperto un senso e un modo nuovo di vivere: «Se noi viviamo, viviamo per il Signore, e se noi moriamo, moriamo per il Signore». In altre parole avevano conosciuto Gesù e avevano deciso di vivere per Lui seguendo il suo esempio e il suo insegnamento.

Qual era l’esempio che il Signore Gesù aveva lasciato? Si era paragonato al chicco di grano che, se accetta di rinunciare a se stesso morendo sotto terra, riappare sopra la terra con tanti chicchi come lui. Gesù aveva donato tutto se stesso per amore fino alla morte in croce. Dalla tomba, però, era risorto donando il suo Spirito di amore a coloro che volevano “vivere per lui e come lui”. Con la forza dall’amore di Gesù nel cuore, i cristiani avevano portato in mezzo ai pagani di Roma questo nuovo modo di vivere che sorprendeva tutti. Per i discepoli di Gesù, le persone che passavano loro accanto non erano guardate come degli esseri da sfruttare o da cui difendersi perché potevano portar via qualcosa dei loro beni e della loro vita; ma come dei fratelli membri della stessa famiglia perché Gesù, il Figlio di Dio, ci fatti tutti suoi fratelli. Tra fratelli ci si va incontro e ci si aiuta condividendo con loro l’amore, la vita e le cose che si hanno.

E per Gesù, i primi fratelli in lista erano i più deboli e sofferenti come ci ha insegnato nella grande parabola del Buon Samaritano. Il povero sconosciuto steso sul ciglio della strada, pieno di ferite, non era per il buon samaritano un intralcio da evitare per non sporcarsi le mani e non sprecare tempo e soldi; era, invece, un invito forte a fermarsi e ad aiutarlo come un fratello perché era fratello di Gesù.

L’invito di San Paolo a non vivere per noi stessi ma come ci ha insegnato il Signore è sempre attuale anche per noi. È, anzi, particolarmente attuale in una società in cui tutti si lamentano perché cresce l’individualismo e, di conseguenza, la solitudine.

In questa situazione la benemerita Associazione Friulana Donatori di Sangue è grande esempio di cosa significhi non vivere solo per noi stessi ma anche per i fratelli e sorelle bisognosi che il Signore ci ha messo vicini. Con la sua organizzazione e grazie alla generosità dei donatori, assicura il sangue a fratelli che non si conoscono, ma che si sa che hanno bisogno del nostro dono per sopravvivere.

Da recenti contatti col Presidente sono stato informato delle nuove e intelligenti iniziative per favorire il dono del sangue e per raggiungere nuovi donatori nelle scuole e nei luoghi di lavoro. A tutti coloro che si dedicano all’Associazione va tutta la stima e la riconoscenza per la loro opera; come a quanti, con i loro contributi, hanno permesso di poter utilizzare nuove attrezzature. L’Associazione Friulana Donatori di Sangue è nata e si è sviluppata perché affondava le sue radici nei cuori di tanti cristiani che sapevano cosa significa non vivere per se stessi, ma per il Signore e per i fratelli. Prego perché ci siano ancora tanti di questi cuori cristiani contenti di donare senza ricompense un po’ del loro sangue a chi attende questo semplice atto di altruismo e generosità.