Omelia in occasione delle esequie di don Giulio Ziraldo (4 ottobre 2023)

04-10-2023

Cari fratelli e sorelle,

abbiamo appena ascoltato le parole piene di fede e di umanità che il vecchio apostolo Paolo scrive al discepolo Timoteo presagendo la morte ormai vicina. Possiamo veramente immaginarle in bocca all’amato don Giulio. “È giunto il momento che io lasci questa vita, ho terminato la corsa”: anche don Giulio da qualche anno si sentiva provato dalla debolezza dovuta all’infermità e alle fatiche di 92 anni di vita e di generoso impegno per i fratelli; era pronto ad andare incontro al Signore. «Ho combattuto la buona battaglia... ho conservato la fede». Chi ha conosciuto don Giulio può testimoniare che egli ha vissuto la sua esistenza e specialmente i 67 anni di sacerdozio veramente come “una buona battaglia” nella quale ha investito la sua fede semplice e profonda e la passione per le comunità che gli sono state affidate e per la sua Chiesa friulana. A volte è stata anche una battaglia sofferta per le difficoltà che ha incontrato e per il suo carattere schietto e profondamente sincero che non accettava compromessi.

Hanno goduto del suo donarsi con grande generosità le comunità che ha servito nel suo lungo ministero: come giovane cappellano a S. Giorgio di Nogaro, Paderno, Subit e Prossenicco: successivamente parroco a Treppo Grande per giungere ad Alesso dove è stato plevan per ben 50 anni unitamente ad Avasinis e Bordano, che gli sono state affidate negli anni successivi.

Ora che don Giulio è giunto al termine della “buona battaglia” crediamo che, sempre con San Paolo, egli possa dire davanti al Signore risorto che sta incontrando faccia a faccia: «Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno».

Queste parole esprimono certamente il desiderio più profondo che don Giulio coltivava nel suo cuore e questa è la preghiera che in questa Santa Messa desideriamo fare per lui come segno di affetto e di riconoscenza per quanto ha donato a noi. Possiamo testimoniare che questo sacerdote merita la “corona di giustizia” perché si è fatto amare per la sua grande e delicata umanità, magari a volte velata sotto un modo di fare un po asciutto, senza tanti fronzoli. Alle persone ha voluto bene e di esse si è fatto carico specialmente nei loro momenti di difficoltà e di sofferenza; proprio come un padre. Questo cuore paterno era frutto di una grande familiarità con la parola del Vangelo di Gesù che frequentava fedelmente nella sua preghiera.

Preghiamo, allora, per don Giulio perché il suo Signore, che lo ha chiamato al sacerdozio gli posi sul capo la “corona di giustizia” accogliendolo tra i giusti nel suo Regno eterno. Gli mostri che ha preparato anche per lui il posto nel banchetto che riserva ai suoi servi fedeli, come abbiamo ascoltato nel Vangelo.

Concludo questi brevi pensieri a ricordo di don Giulio leggendo una sua esortazione che mi è stata consegnata dopo la sua morte e che possiamo accogliere come il testamento spirituale che lascia alle comunità che ha servito. Ve la comunico in italiano anche se in friulano sarebbe più efficace: «Andiamo avanti in questa vita come un paese che sa darsi una mano l’uno con l’altro. Lasciamo stare i rancori, gli odi, le rabbie. Salutiamoci per strada. Teniamo duro nell’aiutarci nella vita, non neghiamo mai un piacere, anche se gli altri lo hanno negato a noi. Vivere insieme è la più bella e la più difficile cosa del mondo».

Quanta saggezza di vita e di Vangelo contengono queste parole così semplici ma profondamente ispirate dallo Spirito Santo! Teniamocele vive nella mente e nel cuore perché contengono il segreto per vivere bene nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità. Esse sono veramente la cosa “più bella e più difficile del mondo”.

Grazie, caro don Giulio, di questo ultimo messaggio di padre che ci lasci e il Signore ti doni la corona di giustizia riservata ai servi fedeli.