Cari Fratelli eSorelle,
don Michele Frappa e don Christian Marchica sono stati appena presentati al Vescovo e a tutti noi come candidati all’ordinazione presbiterale. Li ha presentati il rettore del seminario a nome di coloro che li hanno conosciuti e accompagnati più da vicino nella loro formazione e a nome di tutta la Chiesa Madre.
Potremmo chiedere subito a loro: come mai voi due siete giunti qui oggi, a differenza di tanti altri giovani, anche vostri amici?
Provo a rispondere a nome loro pensando di poter interpretare il loro pensiero, visto che ci conosciamo da anni.
Non sono qui, prima di tutto, per una scelta loro; perché fare il prete è sembrato a loro un buon modo per realizzarsi. È l’obbedienza che li ha portati davanti al Vescovo e a tutti noi; l’obbedienza a Gesù il quale, quando erano ancora più giovani, è entrato nei loro pensieri e nei loro desideri più intimi con una chiamata forte e personale a diventare suoi sacerdoti a servizio della sua Chiesa. Toccato da questa chiamata, ognuno di loro due ha liberamente obbedito a Gesù e per seguire la sua volontà ha chiesto di entrare il seminario e dedicare anni della propria vita a prepararsi al ministero presbiterale. Sono qui, quindi, per obbedienza a Gesù e alla sua chiamata. Ed essa, tra poco, diventerà per loro definitiva, quando il Vescovo, assieme ai presbiteri, imporrà su di loro le mani invocando l’effusione dello Spirito Santo e lì consacrerà col sacro Crisma.
All’inizio della Santa Messa abbiamo pregato: «Concedi a questi diaconi della tua Chiesa, eletti al ministero presbiterale, di perseverare nel servizio della tua volontà». Abbiamo chiesto per loro la grazia di essere per sempre fedeli e perseveranti nel mettere al primo posto la volontà di Gesù che li ha voluti al ministero presbiterale.
In concreto, cosa significherà per loro essere obbedienti a Gesù come sacerdoti diocesani? A quali servizi saranno chiamati a dedicarsi? Saranno consegnati loro dei grandi servizi (o ministeri) che, in nome di Gesù, offriranno ai fratelli. Li troviamo elencati in modo completo nelle prime due pagine del libretto che abbiamo tra le mani.
Per ragioni di tempo non mi soffermo a commentarli. Mi limito solo a sottolineare che per essere sacerdoti fedeli a Gesù non sarà sufficiente per don Michele e don Christian assicurare ai fratelli i grandi ministeri che sono posti nelle loro mani con l’ordinazione presbiterale. Dovranno metterci anche tutto il cuore; viverli con amore.
Ci illumina, in questo, San Paolo che, come abbiamo ascoltato all’inizio della seconda lettura, scrive ai cristiani di Roma: «Fratelli, non siate debitori di nulla a nessuno se non dell’amore vicendevole; perché chi ama l’altro ha adempiuto la Legge».
È una straordinaria sintesi della vita cristiana. Quando un uomo o una donna ricevono il battesimo contraggono un debito verso gli altri fratelli: quello “dell’amore vicendevole”. È un debito che non hanno mai finito di pagare fino al termine dei loro giorni perché si paga con la vita, donando tutto se stessi.
Col battesimo anche don Christian e don Michele hanno contratto questo debito che oggi, però, acquista per loro una forma più precisa: si chiamerà “carità pastorale”. Dal momento dell’ordinazione essi avranno verso i fratelli l’impegno di amarli con cuore di pastori o, meglio, col Cuore di Gesù, Buon Pastore; facendo sentire loro la Carità stessa di Gesù che sulla croce, col Cuore squarciato, ha pagato il suo “debito d’amore” verso di noi, poveri peccatori.
In tanti modi potranno donarsi ai fratelli con il Cuore di Gesù, con la sua Carità pastorale. Ma ce ne sono alcuni che dovranno tenere sempre al primo posto nei loro interessi. Mi riferisco ai tre grandi ministeri che Gesù, per mezzo della Chiesa, consegna ad ogni presbitero.
Sono inviati ad annunciare, senza mai stancarsi, la Parola di Dio e ad annunciarla con passione come vero dono di amore perché quella Parola ha riscaldato, prima di tutto il loro cuore.
Con l’ordinazione sacra diventano ministri del sacramento della Riconciliazione. A loro Gesù consegna il suo Perdono perché, con cuore pieno di misericordia e di delicatezza, lo offrano a chi confessa loro le dolorose ferite dei peccati.
Infine, presiedendo ogni giorno la celebrazione della Santa Eucaristia, avranno tra le mani il Corpo e il Sangue di Cristo Gesù per donarlo, unico Pane di Vita eterna, ad ogni battezzato e a tutta la comunità. In quel momento, veramente con quel Pane consegneranno anche tutto il loro cuore perché compiranno il più grande atto di carità verso i fratelli e verso la Chiesa.
Concludo queste brevi riflessioni con le quali spero di aver aiutato tutti noi ad accompagnare con fede don Michele e don Christian nell’Ordinazione presbiterale che adesso iniziamo.
Preghiamo perché lo Spirito Santo riempia il loro giovane cuore della Carità pastorale del Buon Pastore che sarà il grande “debito” che avranno da oggi in avanti nella Chiesa.
Udine, 6 settembre 2020