Omelia in occasione dei funerali di don Leonardo (Dino) Pezzetta (15 settembre 2020)

15-09-2020

 

Cari Fratelli e Sorelle,

don Dino Leonardo Pezzetta (don Dino per tutti) ci ha lasciati, spegnendosi in un soffio, senza fare rumore. Le parole che in questa S. Messa di esequie mi sento di dire non vogliono essere la rievocazione dei suoi 58 anni di sacerdozio durante i quali don Dino ha intensamente impegnato i ricchi talenti ricevuti dalla Provvidenza in compiti ed esperienze numerose, ricche e varie.

In questo momento, don Dino è in comunione con noi e credo non gradisca dal suo Vescovo un ricordo di questo genere; che, per altro, potrà essere realizzato in  altre ed opportune occasioni. Si aspetta, piuttosto, che, con affetto fraterno e riconoscente, lo raccomandiamo al Signore Gesù e alla sua infinita misericordia con la nostra preghiera di suffragio.

La nostra preghiera, pur nella sofferenza del distacco, è serena e fiduciosa perché sappiamo che don Dino era ben preparato al passo della morte, anche se si è spento come un soffio su una candela. Incontrandolo più volte in questi anni, l’ho sempre  trovato lucidamente cosciente della precarietà delle sue condizioni di salute. Ma me ne parlava con serenità, senza abbattimenti e ripiegamenti su se stesso. Il suo cuore di prete era preso da interessi più forti di quello di salvaguardare il suo corpo. Riservava poche parole allo stato di salute per passare a parlarmi  con passione del suo impegno pastorale, del cammino della diocesi, del futuro della Chiesa. Sentivo in lui il cuore del servo di Cristo e della Chiesa cui, fin che Dio gli dava forze, si dedicava con passione e intelligenza nel  ministero al quale da giovane si era sentito chiamato.

Per  questo motivo credo che lui stesso abbia proposto come prima lettura del suo funerale la vocazione del profeta Geremia, che abbiamo appena ascoltato. Il profeta riconosce di essere stato scelto da Dio fin dal grembo della madre. Quando giunge all’età di capire quale sia la chiamata divina ha un momento di smarrimento perché si sente troppo giovane. Ma, subito, si affida con speranza alla promessa di Dio e si consacra totalmente all’annuncio della Parola del Signore.

Penso che don Dino si rispecchiasse in Geremia. Anche lui si è sentito avvinto in giovane età dalla Parola del Vangelo e ad essa si è dedicato in ogni modo: nella predicazione, nella formazione dei diaconi e dei laici, nella riflessione teologica. Lo ha fatto con grande fedeltà e amore per Gesù Cristo e per le persone alle quali sentiva di non aver nulla di meglio da donare.

Non è mai venuta meno in lui, come dicevo, la passione per il Vangelo, per la Chiesa e per i fratelli. Ha vissuto questa vocazione con sincerità e schiettezza anche se non gli è mancata qualche sofferenza.

Pur essendo dotato di spiccata intelligenza e di cultura, nel profondo di se stesso era animato da un cuore semplice che si affidava con semplicità a Dio. Mi ha fatto riflettere, in questo senso, il Vangelo che ha suggerito per il suo funerale. E’ il brano in cui Gesù invita a farsi bambini per entrare nel Regno dei cieli. Credo di aver intuito che egli si sentiva così davanti al suo Signore. Ce lo rivela anche un passo del suo testamento in cui esprime il desiderio – che egli stesso capisce un po’ originale – che nella lapide della sua sepoltura sia posta la foto di quando era piccolo con la dicitura: “È ritornato alle origini“. E aggiunge: “Questa vorrebbe essere l’ultima mia predica sul senso della vita mia e di tutti gli esseri umani che insieme a me hanno camminato in questa storia“.

Cosi don Dino desiderava attraversare la morte e andare incontro a Gesù: come un bambino che torna nel seno del Padre. Lo capiamo anche da un altro testamento spirituale che scrisse nel 50° anniversario di sacerdozio, nel quale immaginava di inviarci un messaggio dal cielo nel 100° di sacerdozio. Scrive:  “Appena mi affacciai a quest’altro mondo, [..] lui, l’Amico di una vita a braccia aperte mi veniva incontro sorridente, come il padre del figlio prodigo che rientra un po’ frastornato in famiglia“.

Preghiamo per il nostro caro don Dino perché, al termine di un lungo e faticoso ministero nella vigna del Signore, trovi le braccia aperte di Gesù, Amico di una vita, e, come bambino, incontri il volto sorridente del Padre della misericordia.

Li ci attenda per accoglierci, quando sarà anche la nostra ora, col suo sorriso buono e sincero, accanto a Gesù e al Padre della misericordia.