Omelia in occasione della Giornata mondiale della Pace (1° gennaio 2022)

01-01-2022

Cari Fratelli e Sorelle, come sempre ci introducono nel nuovo anno le parole di benedizione che Mosè invocava sul popolo ebraico: “Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda la pace”. La pace è il grande dono che egli chiede a Dio per il popolo da lui eletto. E’ il dono che avrebbe portato il Messia, in una delle più celebri profezie di Isaia, è chiamato “Principe della pace”. Nel discorso di addio dell’ultima cena Gesù rivela che è lui il Principe della pace promesso dal profeta e assicura ai suoi discepoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace”. Quando, poi, appare loro dopo la sua risurrezione li saluta: “Pace a voi”. 

Gesù nasce da Maria a Betlemme per esaudire l’aspirazione più grande di ogni uomo, di ogni famiglia, di ogni popolo, di tutta l’umanità: la pace. Lo aveva ben presente il Papa S. Paolo VI quando, proprio nei giorni del Natale e all’inizio del nuovo anno civile, nel 1965 istituì la Giornata Mondiale della Pace. 

Papa Francesco, nel tradizionale messaggio per questa giornata, ricorda che la pace “è insieme un dono dall’alto e frutto di un impegno condiviso”. Va, cioè, invocata con la preghiera va costruita con l’impegno di tutti. Con immagini felici parla di “architettura” e di “artigianato della pace che coinvolge ognuno di noi in prima persona”.

Per questa “architettura” della pace egli indica anche tre coordinate che sono riassunte nel titolo del messaggio: “Dialogo fra le generazioni, educazione e lavoro”. 

Rimandando alla vostra lettura il contenuto integrale del messaggio, mi limito a riprendere con poche sottolineature queste tre coordinate che il Papa chiama “strumenti per edificare una pace duratura”.

Il “dialogo. Il Sommo Pontefice è preoccupato per due modi negativi di reagire alla pandemia che io stesso in recenti occasioni ho segnalato. Da una parte c’è “l’indifferenza egoistica” e dall’altra “la protesta violenta”. Per evitare queste pericolose derive egli propone una terza opzione: “Il dialogo, il dialogo tra generazioni”. Con efficaci parole indica la caratteristica del dialogo: “Ogni dialogo sincero, pur non privo di una giusta e positiva dialettica, esige sempre una fiducia di base tra gli interlocutori. Di questa fiducia reciproca dobbiamo tornare a riappropriarci!”. Il dialogo più efficace è quello che si sviluppa tra generazioni grazie al quale si evitano divisioni e contrapposizioni e si cammina assieme facendo tesoro dell’esperienza di tutti. 

L’istruzione e d’educazione. Una qualificata istruzione e una appropriata educazione sono- le condizioni che formare le menti e le coscienze delle future generazioni a diventare artifici attivi della costruzione della pace. Per questo, quanto viene messo a bilancio per le istituzioni educative non deve essere “considerato una spesa ma un investimento”.  Qui Papa Francesco fa una denuncia forte che dovrebbe essere presa in seria considerazione da parte di chi ha responsabilità politiche e istituzionali. Nota che “Le spese militari sono aumentate superando il livello registrato al termine della guerra fredda, e sembrano destinate e crescere in modo esorbitante”. Invoca “un’inversione del rapporto tra gli investimenti pubblici nell’educazione e i fondi destinati agli armamenti”. 

Promuovere e assicurare il lavoro”. Sappiamo che questo è un tema caro a Papa Francesco come, per altro, ai suoi predecessori. Egli afferma: “Il lavoro è un fattore indispensabile per costruire e preservare la pace [..] E’ la base su cui costruire la giustizia e la solidarietà in ogni comunità”. 

Il Pontefice si sofferma sul tema del lavoro anche tenendo conto delle inedite situazioni di precarietà generate dalla pandemia. In proposito, mette in luce tre situazioni particolarmente preoccupanti: “i giovani che si affacciano al mercato professionale”, “gli adulti nella disoccupazione” e “i lavoratori migranti”, molti dei quali non sono tutelati da leggi nazionali “come se non esistessero”.

Dialogo, educazione e lavoro sono i tre strumenti che per Papa Francesco garantiscono un buon “artigianato” della pace. Il suo messaggio è certamente un’autorevole bussola da seguire in questo pandemia nella quale è diventata più incerta la navigazione. 

Preghiamo Maria, che ricordiamo in questa Santa Messa e che invochiamo come “Regina della Pace, perché illumini tutti noi a far la nostra parte a favore della pace e della concordia in questo tempo difficile nel quale ognuno deve sentirsi coinvolto in prima persona.