Omelia in occasione della «Festa diocesana della vita» (1° febbraio 2020)

01-02-2020
Cari Fratelli e Sorelle, 
quest’anno la «Giornata nazionale per la Vita» coincide con la festa liturgica della Presentazione al tempio di Gesù. Questa festa orienta la nostra attenzione su Gesù e su Maria e Giuseppe che si presentano col loro bambino, nato da poco più di un mese, per offrirlo a Dio. Su questo episodio evangelico soffermo anche la nostra meditazione.
Perché Maria e Giuseppe compiono questo rito nel tempio di Gerusalemme? Come abbiano ascoltato, essi obbedivano ad una legge che Dio aveva dato a Mosè la quale chiedeva: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore». Quel bambino che era loro nato era “sacro al Signore”; era, cioè, del Signore. Per questo si erano recati nel tempio, luogo della presenza di Dio: per offrirlo, per consegnarlo al Signore fin dalla nascita. Il figlio, nato dalla carne di Maria, era “del Signore” ed essa, assieme a Giuseppe si dichiarava pronta ad accompagnarlo nella vita perché realizzasse la vocazione e la missione che lei non conosceva ma che conosceva Dio che lo aveva voluto. 
Neppure per un istante Maria e Giuseppe si sentirono proprietari del loro figlio e del suo destino, ma lo accolsero come un dono “sacro” che veniva da Dio. Ed era proprio venuto dal Signore per la potenza dello Spirito Santo. Quel bambino, che era loro nato, aveva fatto entrare anch’essi in una terra “sacra” perché lui veniva da Dio e in lui si rendeva presente Dio nella loro famiglia. Con questa fede accolsero Gesù e andarono al tempio per offrirlo al Signore. Con lui, si offrirono anche loro manifestando la disponibilità ad accompagnare il figlio lungo la strada che Dio, suo Padre, aveva pensato. 
Cosi faranno; così farà Maria che rimase accanto a Gesù mai anteponendo i propri desideri e i propri progetti alla missione del figlio. Lo accompagnò anche quando la volontà di Dio Padre su di lui divenne molto difficile da capire e da vivere perché la portò sotto la croce con l’anima trafitta da una spada, come le preannunciò il vecchio Simeone.
Cari Fratelli e Sorelle e, specialmente, cari genitori, questa festa della Presentazione di Gesù al tempio porta un messaggio profondo anche per la «Giornata per la Vita». Ci ricorda quale sia il pilastro fondamentale che sostiene l’impegno per la difesa e la promozione della vita umana in tutti suoi momenti e in tutte le sue condizioni. Questo pilastro è posto dalla legge di Dio a cui obbedirono Maria e Giuseppe: «Ogni primogenito è sacro al Signore»; ogni bambino che viene concepito nel grembo della madre è sacro. Il papà e la mamma lo ricevono come dono perché nel loro atto coniugale che lo ha generato è scoccata una scintilla di vita assolutamente più grande delle loro capacità. È apparsa tra loro una persona unica ed irripetibile con un destino che ha come meta non soddisfare le attese dei suoi genitori umani, ma la volontà di quel Padre che lo ha creato con amore personale.
Per un papà e una mamma accogliere un figlio è entrare, come per Maria e Giuseppe, in una terra “sacra” dove c’è la presenza di Dio e del suo amore creatore. A loro è chiesto di accogliere, con rispetto e delicatezza, quel figlio e di accompagnarlo fin che possono sulla strada della vita perché cresca e si realizzi secondo la volontà di Dio Padre.
Per tenere saldo questo pilastro su cui si regge la difesa della vita di ogni persona è necessario, però, avere la luce della fede. 
La luce della fede ha fatto comprendere a Chiara Corbella (di cui abbiamo sentito testimonianza sabato scorso) che il bimbo che custodiva in grembo era più prezioso e sacro anche della difesa della propria vita fisica che, per questo, mise a rischio pur di far spazio al figlio che Dio le aveva dato.
La luce della fede ha sostenuto i genitori di Pordenone ad accompagnare il figlio Alessandro Pivetta dopo 15 anni di minima coscienza in seguito ad un incidente stradale. Hanno condiviso ogni giornata fino al compiersi naturale della sua vita terrena, come Maria ha accompagnato Gesù fin sotto la croce, in obbedienza con lui alla volontà del Padre.
Quando nella nostra società moderna si è eroso il pilastro della fede, è iniziata anche una triste azione contro la vita umana, specialmente sia nel momento del suo apparire che in quello del suo concludersi terreno. Dimenticato Dio, l’uomo ha calpestato il terreno sacro della vita umana senza togliersi i sandali ma con la pretesa di esserne l’unico padrone. Senza la fede il cuore diventa cieco e non capisce più il valore divino di ogni persona; un valore che non possiamo quantificare noi, con criteri spesso utilitaristici, ma che può dare solo Dio.
Per questo invito i genitori, i volontari dei Centro di Aiuto per la Vita e tutti noi a ripartire dal pilastro fondamentale che è la fede in Dio Padre e in Gesù, suo Figlio. Non sono sufficienti le motivazioni filantropiche, pur nobili, o le emozioni e i sentimenti del nostro cuore. Solo la fede dà la luce soprannaturale necessaria a vedere in un bambino che è concepito o in un anziano o malato ridotto alla debolezza una persona con una dignità sacra garantita da Dio Padre di cui è figlia.
 
Udine​, 1° febbraio 2020