Omelia in occasione dei funerali di don Carlo Dorlich (31 gennaio 2020)

31-01-2020

Cari Fratelli e Sorelle,

don Carlo Dorligh è tornato nella sua chiesa di Medeuzza e tra di voi che siete stati veramente la sua famiglia per ben 43 anni dopo essersi dedicato per 9 anni alla parrocchia di San Giovanni al Natisone come vicario parrocchiale e aver fatto a Tarvisio la sua prima esperienza sacerdotale. Qui don Carlo desiderava essere accolto per l’ultimo saluto cristiano che noi stiamo, con dolore e affetto, offrendogli con questa Santa Messa di esequie in suffragio della sua anima. Qui, in attesa del giorno della risurrezione dei morti, ha chiesto anche di essere sepolto, tra le tombe di tanti amici e parrocchiani che ha amato e servito con cuore di pastore.

So che a Medeuzza don Carlo era molto amato e stimato come un fratello e come un padre, come pure a Villanova dove ha fedelmente celebrato i riti cristiani. In questo momento, l’amore e la riconoscenza che sentiamo per lui trasformiamola in preghiera. È l’ultimo dono che don Carlo si aspetta da noi e ce ne sarà certamente riconoscente intercedendo per noi davanti a Gesù risorto e a Dio Padre.

Le parole del libro dell’Apocalisse, che abbiamo ascoltato poco fa, ci suggeriscono la preghiera più bella che possiamo fare per don Carlo. Scrive San Giovanni: «Beati i morti che muoiono nel Signore. Si – dice lo Spirito – essi riposeranno dalle loro fatiche, perché le loro opere li seguono».

Possiamo dire che don Carlo “è morto nel Signore”. Lo ha preparato alla morte e ad incontrare il Signore l’ultima malattia e dura malattia che lo ha colpito. È stata il suo orto degli ulivi vissuto tra ricoveri in ospedale, presenze temporanee in parrocchia dove sperava di poter tornare e ospitalità nella casa della Fraternità sacerdotale a Udine. Conoscendo la sua intelligenza e la sua sensibilità, questa malattia è stata per lui, come per Gesù, il tempo del suo Getzemani, il tempo di purificazione dell’anima, di consegna di tutto se stesso alla volontà di Dio Padre. Ed è «morto nel Signore» confortato dalla preghiera e dall’assoluzione sacramentale. Desidero ringraziare quanti, con affetto e delicatezza, hanno accompagnato e sostenuto don Carlo nei mesi di crescente debolezza causata dalla malattia: i confratelli sacerdoti delle parrocchie vicine e della Fraternità sacerdotale, i suoi fedeli collaboratori, i medici, i parenti.

Nel dolore che proviamo, ci dà serenità vedere che il nostro don Carlo è passato da questa vita terrena alla vita eterna “nel Signore”, in comunione profonda con Gesù, suo Signore al quale si era totalmente consacrato con l’ordinazione sacerdotale.

Ci danno serenità e speranza anche le altre parole dell’Apocalisse: «Essi riposeranno dalle loro fatiche, perché le loro opere li seguono». Don Carlo va verso il Signore seguito da tante opere di bene per le quali ha speso bene gli 80 anni di vita e i talenti che aveva ricevuto dalla Provvidenza di Dio.

Qui dovrei aprire un discorso lungo per ricordare il bene che questo sacerdote ha fatto. Molti di voi potrebbero raccontare molto più di me e con profonda riconoscenza le tante forme di carità che egli ha vissuto. Le custodiamo nella nostra memoria e le offriamo in questa Santa Messa a Dio che ben le conosce tutte.

Certamente possiamo dire che don Carlo è stato uno di quei servi fedeli di cui Gesù ci ha parlato nel Vangelo. È stato un servo fedele che si è speso con grande onestà, con passione, senza riserve. Si è speso per Dio, per la sua Chiesta diocesana, per la sua comunità e per tante e tante persone. È stato un parroco pastore che ha condiviso la vita della gente e della comunità qui a Medeuzza e anche a Villanova.  Ma ha saputo essere anche un educatore intelligente e stimato tra i ragazzi e i giovani nelle scuole dove per tanti anni ha insegnato. Uomo di cultura ha amato la sua Chiesa e la sua terra con particolare attenzione alla sua lingua e alle grandi radici cristiane che vengono dalla Chiesa madre di Aquileia. Con il suo animo delicato ha saputo stare vicino a tante persone con una particolare sensibilità per i sofferenti e i deboli. (Mc 3,31-35).

Mi fermo a questi pochi cenni delle opere di bene compiute da don Carlo anche perché con il carattere schivo e riservato non mi perdonerebbe se parlassi di più di lui.

Trasformiamo, piuttosto, i nostri ricordi in preghiera  e con tutto il cuore chiediamo, per intercessione di Maria, che nella sua misericordia Dio Padre lo accolga nel suo riposo e il suo cuore delicato sia riempito della gioia piena di chi ha la grazia di sentirsi di dire “beati” da Gesù perché è stato suo servo fedele.

Medeuzza, 31 gennaio 2020