Omelia in occasione del Pellegrinaggio diocesano a Castelmonte (8 settembre 2019)

08-09-2019

Cari Fratelli e Sorelle,

siamo saliti anche quest’anno a Madone di Mont per celebrare la festa della sua Natività. Questa festa ci porta al momento in cui la misericordia onnipotente del nostro Dio ha iniziato a realizzare le sue «grandi Cose» nella vita di Maria. È, infatti, il momento in cui Ella, unica creatura umana, è concepita immacolata, senza peccato.

Nel Vangelo abbiamo, poi, ascoltato le parole dell’angelo che annunciò a Giuseppe il compimento supremo dell’Opera di Dio nell’esistenza di Maria: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Nella sua umiltà immacolata di serva del Signore Ella fu in grado di accogliere la potenza feconda dello Spirito Santo e di diventare Madre del Figlio di Dio che veniva a «salvare il suo popolo dai suoi peccati».

Subito dopo aver ricevuto nel suo grembo il Mistero dell’Incarnazione, Maria corse in fretta per portare alla cugina Elisabetta la lieta notizia dell’Opera di Dio: «Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e santo è il suo Nome»; per portare il “primo Vangelo”.

A questa Madre, Madre di Dio e Madre nostra, custode delle grandi Opere di Dio, torniamo anche quest’anno ad affidarci nel pellegrinaggio diocesano. Ci rivolgiamo fiduciosi a lei unendo i nostri cuori in un cuore solo, le nostre voci in una voce sola, perché sia più forte la nostra supplica.

Alle intenzioni personali che ognuno ha portato a Castelmonte, aggiungiamo ancora una volta e senza stancarci la preghiera per la nostra Chiesa diocesana. Stiamo iniziando un nuovo anno pastorale durante il quale abbiamo intenzione di proseguire nell’attuazione del Progetto diocesano, dando vita alle Collaborazioni pastorali e chiamando a raccolta i sacerdoti, i diaconi, i religiosi/e e i tanti bravi laici che si rendono disponibili a collaborare negli “organismi di partecipazione”.

Più andiamo avanti nel cammino e più mi rendo conto che abbiamo imboccato una strada coraggiosa che ci fa scoprire tante belle ricchezze umane e di fede che ci sono nelle nostre comunità e, insieme, ci fa toccare con mano anche le non poche povertà e fatiche.

Siamo, però, convinti e decisi a continuare il cammino con rinnovata speranza perché ci sembra che stiamo seguendo la direzione indicata dallo Spirito Santo e perché ci sentiamo accompagnati da vicino da Maria che veramente tanti cristiani friulani amano e pregano.

All’inizio di quest’anno pastorale guardiamo a Lei, in particolare, come grande esempio di donna missionaria da imitare. Ho appena ricordato la sua prima azione missionaria quando corre da Elisabetta per cantare l’annuncio: «Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e santo è il suo Nome, ha soccorso Israele suo servo ricordandosi della sua misericordia».

Maria non parla ma canta perché le esplode in cuore la gioia di condividere la lieta notizia che Dio salvatore ha preso possesso della sua vita col concepimento di Gesù. Canta il Vangelo e non solo alla cugina, ma anche a tutte quelle «generazioni che la diranno beata».

La Vergine ci mostra, così, il sentimento che deve abitare il cuore di chi vuol essere missionario del Vangelo: il sentimento della gioia. Gli apostoli e i missionari cristiani portano la più grande e lieta notizia che si sia diffusa sulla terra; per questo non possono che offrirla a tutti con grande gioia, una gioia contagiosa.

Ho appena scritto una Lettera pastorale che ha come titolo: «”Andate e fate discepoli tutti i popoli”. La gioia di essere missionari del Vangelo». In essa invito tutti ad essere testimoni della nostra fede convinti e gioiosi.

Papa Francesco ha sottolineato la gioia della missione intitolando la sua Esortazione apostolica sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale: «Evangelii gaudium», «la gioia del Vangelo». E aggiunge: «Gesù promette ai discepoli: “Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia”. E insiste: “Vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia”» (n. 5).

Il nostro Progetto diocesano ha un’anima missionaria; vuole, cioè, essere una via per trasmettere il Vangelo e la nostra fede in Gesù a tutti coloro che vivono sul territorio friulano. Durante quest’anno pastorale invito tutti a nutrire in se stessi quest’anima missionaria. Ci saranno di aiuto sia la mia Lettera pastorale che le schede bibliche sul Vangelo di Matteo che abbiamo preparato.

Un segno distintivo che siamo una Chiesa missionaria sarà la gioia di vivere e testimoniare la nostra fede perché altri entrino nella stessa gioia.

Scrive sempre Papa Francesco nella «Evangelii gaudium»: «Ci sono cristiani che sembrano avere uno stile di Quaresima senza Pasqua» (n. 6). Non abbiamo bisogno di simili cristiani, ma di sacerdoti e laici che trasmettono gioia per la loro fede e passione per Gesù e per il suo Vangelo; che hanno nel cuore il canto di Maria: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio salvatore perché grandi Cose ha f​atto in me l’Onnipotente». 

Castelmonte, 8 settembre 2019