Cari Fratelli e care Sorelle,
le letture della Parola di Dio che abbiamo appena ascoltato illuminano il significato dei due ministeri ai quali i nostri cinque seminaristi stanno per essere istituiti; in particolare, il ministero del lettorato a cui riservo una maggior attenzione.
“Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo”, abbiamo ripetuto nel ritornello del salmo responsoriale. Gli apostoli hanno obbedito e da quella proclamazione si è accesa tra gli uomini la fede cristiana ed è nata la Chiesa. Essi non hanno predicato una dottrina umana ma una Parola che aveva in sé la potenza divina di generare i credenti in Cristo e di fondare la Chiesa. Quando viene annunciato, il Vangelo (cioè, la “bella notizia” custodita in tutti i libri ispirati della Sacra Scrittura) si diffonde con forza divina; con la forza dello Spirito Santo, l’unico che può convincere i cuori a convertirsi e a credere in Gesù.
Di questo “miracolo” della predicazione della parola di Dio ci dà testimonianza la prima lettura che racconta un’esperienza di prima evangelizzazione. Paolo e Barnaba predicano con franchezza il Vangelo di Gesù e niente e quella parola di Dio che esce dalla loro bocca e dal loro cuore- non conosce ostacoli. Se i giudei la respingono essa si fa strada, in modo completamente inaspettato, tra i pagani. La lettura si è conclusa con una frase lapidaria: “La parola del Signore si diffondeva per tutta la regione”. Quel Vangelo che Paolo e Barnaba predicavano si diffondeva di forza propria, con la potenza divina dello Spirito Santo.
Lo Spirito Santo, però, era bisogno anche di Paolo e Barnaba; cioè di collaboratori umani. È Gesù comincia subito a scegliere e ad inviare tali collaboratori, come abbiamo ascoltato nel testo evangelico. Ne invia 72 e invita a pregare perché ci siano tanti altri operai per la grande messe del Regno di Dio che con lui è entrato per sempre tra gli uomini. Anche la nostra Chiesa – se vuol compiere una nuova evangelizzazione in un Friuli parecchio secolarizzato come tutta l’Europa – ha bisogno di questi “operai del Vangelo”.
I cinque giovani lettori che istituisco tra poco entrano far parte della schiera di coloro che nella nostra diocesi hanno la missione di essere voce della Chiesa che annuncia la parola di Dio. Con questo passo, poi, si preparano a diventare, con l’ordinazione presbiterale, i responsabili primi dell’annuncio della parola di Dio.
Possiamo chiederci se ci sono dei requisiti per essere adatti ad esercitare questo ministero. Il rito di istituzione del ministero ne ricorda due in particolare.
Tra poco dirò loro, consegnando il libro delle sante Scritture: “Trasmetti fedelmente la parola di Dio”. “Fedelmente” significa predicare l’autentica parola di Dio, custodita dalla Tradizione della Chiesa e non opinioni o argomenti di carattere umano. Solo la parola del Vangelo, infatti, ha in sé la potenza divina dello Spirito Santo mentre sono sterili le parole che comunicano teorie e discorsi, magari di attualità, ma creati da noi uomini. Ad imparare questa fedeltà contribuisce lo studio serio della Sacra Scrittura e di tutta la teologia negli anni di formazione.
All’annunciatore della parola di Dio, accanto alla fedeltà si richiede una seconda condizione direttamente collegata. Pregherò sui nuovi lettori dicendo: “Fa’ che nella meditazione assidua della tua parola ne siano illuminati per diventarne fedeli annunziatori ai loro fratelli”. Allo studio, cioè, deve aggiungersi la meditazione e la preghiera sulla parola di Dio per giungere, come dice Paolo, ad avere la mente impregnata del pensiero di Cristo nella mente e il cuore dei sentimenti di Cristo.
Dopo essermi dilungato sul lettorato che interessa tutti e cinque i candidati, riservo un pensiero finale all’accolitato.
La proclamazione della parola di Dio rivela, in pienezza, la sua potenza divina nella celebrazione dei sacramenti e, in modo particolare nella celebrazione dell’Eucaristia. Nella preghiera eucaristica la parola di Cristo proclamata sulle offerte realizza realmente, per la potenza dello Spirito Santo, ciò che dice: “Questo è il mio Corpo dato per voi.. Questo è il mio Sangue sparso per i vostri peccati e per la nuova ed eterna alleanza”.
Ancora una volta, la parola di Dio, per compiere la sua opera di salvezza, ha bisogno di ministri umani che collaborino: i vescovi e i sacerdoti e, poi, i diaconi e gli accoliti. Il loro ministero li coinvolge in modo particolare nell’evento di salvezza che Gesù attua in ogni celebrazione eucaristica grazie alla potenza della sua Parola e del suo Santo Spirito.
Essere coinvolti significa, come dirò nella preghiera di benedizione: “Crescano continuamente nella fede e nella carità”. Gli accoliti sonno chiamati a crescere nella fede per essere coscienti della grandezza del Mistero al quale sono posti a servizio. Sono chiamati a crescere nella carità perché l’Eucaristia è la sorgente e il culmine della Carità che Cristo diffonde nel cuore del credente e della Chiesa.
Dopo aver ricordato, appena per cenni, il significato dei ministeri del lettorato e dell’accolitato, preghiamo per i nostri cinque giovani che li riceveranno perché non si rassegnino a compromessi e mezze misure ma sappiamo veramente donare tutti se stessi alla parola di Dio e all’Eucaristia.