Continuando le nostre catechesi sul Mistero della Chiesa oggi ci chiediamo: qual è la missione della Chiesa in mezzo agli uomini? La missione che Gesù Cristo stesso ha consegnato agli apostoli e a tutta la sua Chiesa? Spontaneamente ci viene da rispondere: predicare il suo Vangelo. Il Signore, infatti, prima di salire al cielo lasciò ai suoi questo ultimo comando: «Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura». Questa missione della Chiesa possiamo, però, esprimerla anche con altre parole: essa ha ricevuto il compito di comunicare agli uomini la Verità e l’Amore perché col suo Vangelo Gesù ci ha rivelato la Verità e l’Amore.
Nel brano della Prima Lettera di San Giovanni (1,1-4. 4, 1-16) che abbiamo ascoltato appare con chiarezza che l’apostolo aveva ben presente che suo compito era quello di predicare la Verità e l’Amore e di invitare con insistenza la comunità, nata dalla sua predicazione, a vivere nella Verità e nell’Amore. Egli era preoccupato perché constatava che già quei primi cristiani correvano due pericoli molto gravi: abbandonare la verità e abbandonare l’amore.
Rischiavano di abbandonare l’amore cadendo in divisioni tra di loro. Col battesimo avevano ricevuto nel cuore l’Amore vero che viene da Dio: «Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio». Non erano diventati cristiani per un vivere un amore povero, per volersi bene con sentimenti deboli che vanno e vengono a seconda dell’instabilità del cuore dell’uomo. Essere battezzati significava avere scoperto l’Amore che viene da Dio. E l’avevano scoperto conoscendo Gesù, il Figlio di Dio Padre, che si è fatto uomo per rivelarci l’Amore che è nel cuore stesso del Padre e che riempiva il suo cuore. Quello stesso Amore Gesù l’aveva riversato nel cuore di coloro che credevano in lui donando loro lo Spirito Santo, lo Spirito dell’Amore. Per questo era necessario che i cristiani restassero uniti a Gesù, in comunione profonda con lui. Se si staccavano da lui sarebbero diventati come tralci staccati dalla vita. I loro cuori non avrebbero più ricevuto l’Amore di Gesù e sarebbero diventati duri e secchi e sarebbero iniziate le divisioni tra loro.
E San Giovanni ricorda ai suoi cristiani la strada unica per restare uniti a Gesù: credere in lui, «ogni spirito che riconosce che Gesù Cristo è venuto nella carne, è da Dio; ogni spirito che non riconosce Gesù, non è da Dio». Credere significa anche confessare pubblicamente e comunitariamente la vera fede in Gesù; dire, cioè, chi lui è veramente. Dire e credere che Gesù non è stato uno dei grandi maestri spirituali come Buddha, Maometto, Tagore, Gandhi o altri. Non è stato neppure uno dei grandi profeti di Dio come Abramo, Mosè, Elia. Lui è il Figlio di Dio Padre. Tutti questi erano grandi uomini spirituali, ma puramente uomini. Solo Gesù, come dice San Giovanni, «viene da Dio» ed è venuto nella nostra carne per portare nei nostri poveri cuori, malati a causa del peccati, l’Amore vero, quello che è nel cuore di Dio.
Questa è la Verità di Gesù che gli apostoli e tutta la Chiesa devono predicare ad ogni uomo perché ogni uomo possa conoscere chi è veramente Gesù, credere in lui e ricevere il suo amore nel proprio cuore.
I cristiani che più degli altri hanno testimoniato che non ci può essere vero amore se non c’è vera fede in Gesù sono stati i martiri. Leggevo in questi giorni i diari del cardinale romeno Hossu che ha patito anni di prigionia e tormenti nel carcere comunista. Durante gli interrogatori ripeteva continuamente: «La nostra fede è la nostra vita». I carcerieri gli chiedevano solo di rinnegare a parole la sua vera fede in Gesù e nella Chiesa e lo avrebbero lasciato libero. Ma per lui la vera fede in Gesù e nella Chiesa non era questione di parole ma di vita. Viveva grazie a quel Gesù nel quale credeva e dal quale riceveva ogni giorno l’amore di Dio che era la sua unica forza in mezzo alla persecuzione.
Portiamo con noi questa grande dichiarazione del cardinal Hossu: «La nostra fede è la nostra vita».