Catechesi in occasione del secondo dei «Quaresimali d’arte» (12 marzo 2017)

12-03-2017

Nella prima delle catechesi di questa quaresima (leggi qui), dedicate alla Chiesa cattolica, ci siamo soffermati sull’importanza che ha la Tradizione della fede. Abbiamo definito questa Tradizione come «un filo d’oro» che, lungo i secoli, ha mantenuto la Chiesa fedele al Vangelo di Gesù Cristo che gli apostoli hanno predicato.

 

Il titolo di questa seconda catechesi è, invece: «La Chiesa: compagnia sempre in cammino di conversione». Ricordavo la scorsa domenica che la linfa vitale che anima la Chiesa è la comunione. Per questo Gesù ha pregato al termine dell’ultima cena, prima di avviarsi verso la sua agonia: «Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te» (Gv 17,20-21).  

 

Nel brano della lettera ai Colossesi (Lettera di San Paolo ai Colossesi 3,1-17), che abbiamo ascoltato, San Paolo indica a quella comunità cristiana la strada per crescere in una profonda comunione. La virtù che «unisce in modo perfetto» e genera, quindi, la comunione è la carità. La carità – cioè, l’amore fraterno reciproco – non è un sentimento facile e spontaneo da vivere. Chiede, invece, un costante e impegnativo cammino di conversione il quale consiste in due azioni da compiere personalmente: spogliarsi e rivestirsi.

 

Anche dopo il battesimo il cristiano deve continuare a spogliarsi dell’uomo vecchio che, come un vestito, va tolto pezzo per pezzo. L’apostolo elenca almeno undici vizi che restano appiccicati addosso al battezzato e che vanno distaccati un po’ alla volta; anche con una certa sofferenza perché sono attaccati con una forte colla adesiva. Credo che non sarà difficile ritrovare in noi i vizi elencati da San Paolo, riconoscere quanto ci siano incollati addosso e toccare con mano quanto essi ci impediscano di vivere la carità verso i fratelli.

 

Mentre si spoglia dell’uomo vecchio, il cristiano è invitato, contemporaneamente, a rivestirsi dell’uomo nuovo che è formato, invece, di belle virtù. Nel testo ne troviamo elencate in particolare sei. Esse sono come un vestito nuovo che, per primo, ha indossato Gesù. Le virtù raccomandate da San Paolo sono state tutte vissute in modo perfetto da Gesù stesso. 

 

Questo è programma di vita che l’apostolo indica ai cristiani di Colossi e che è sempre valido per ogni cristiano, per ogni coppia e ogni famiglia, per ogni comunità piccola o grande. È un cammino di continua conversione che ci accompagna fino alla morte perché non abbiamo mai finito si staccar dal nostro cuore, dai nostri pensieri e sentimenti brandelli di uomo vecchio, resti di vizi appiccicati in noi. Non abbiamo mai finito, d’altra parte, di rivestire l’uomo nuovo; cioè, di assomigliare a Gesù mettendoci il vestito delle sue virtù. 

 

Quanto più in ogni cristiano, nelle famiglie e nelle comunità ci si impegna in questo cammino di conversione, tanto più si diventa capaci di vivere un sincero e fedele amore reciproco che è come il cemento spirituale che consolida la comunione. 

 

È proprio vero – per tornare al tema della nostra meditazione – che la Chiesa è «una compagnia sempre in conversione». Su questa terra non sarà mai una comunità perfetta perché, come ricorda il testo della Lumen Gentium citando S. Agostino: «La Chiesa, che comprende nel suo seno peccatori ed è perciò santa e insieme sempre bisognosa di purificazione, avanza continuamente per il cammino della penitenza e del rinnovamento». La stessa constatazione la troviamo nel De Virginitate di S. Ambrogio: «Non in se stessa, o figlie, non in se stessa, ma in noi la Chiesa è ferita». Da Giovanni Paolo II, in poi, i Papi hanno più volte chiesto perdono per le miserie e i peccati della Chiesa. E sappiamo quanto i mezzi di comunicazioni spesso li mettano in luce, fino ad enfatizzarli. Non li nascondiamo perché la Chiesa è il Corpo di Cristo bello della bellezza di carità di tanti santi. Ma è anche ferito per le miserie di suoi membri peccatori. Come dice S. Ambrogio, la Chiesa, in se stessa è la Sposa Santa di Cristo; ma porta nel suo grembo anche i peccatori che hanno bisogno di conversione. 

 

È nota la risposta di Madre Tersa di Calcutta dette ad un giornalista che le chiedeva, in modo un po’ polemico, da dove la Chiesa doveva cominciare a riformarsi e purificarsi. Con folgorante semplicità, la santa suora rispose: «Da me e da lei». 

Camminiamo ognuno personalmente nel percorso di conversione che S. Paolo ci ha indicato e contribuiremo a rendere più santa e più unita la Chiesa.