Lettera ai fedeli (20 maggio 2020)

Cari Fratelli e Sorelle,                                                                                                                                    in questa domenica celebriamo la festa solenne dell’Ascensione di Gesù al cielo. Nei dipinti più antichi l’evento è rappresentato dalla mano di Dio Padre che prende quella di Gesù, il quale gli va incontro portando sulle spalle la croce e sulle mani e i piedi le ferite della passione. Entra cioè in cielo portando i segni della sua vittoria sul male e sulla morte, e così apre la strada verso la vita eterna anche agli apostoli. I quali infatti tengono lo sguardo rivolto al loro Signore che li precede nella Gloria di Dio. 

Con l’Ascensione, però, Gesù si stacca dai discepoli solo fisicamente. Come aveva promesso, rimarrà ogni giorno con loro grazie al grande dono dello Spirito Santo. Torneremo a meditare su questo in occasione della prossima festa di Pentecoste. 

Quest’oggi mi limito a considerare una delle grandi opere che lo Spirito di Cristo compie a beneficio di coloro che credono in Gesù: porta in loro infatti il perdono dei peccati.

Quando, la sera di Pasqua, Gesù risorto apparve agli apostoli, soffiò su di loro e accompagnò il gesto con queste parole: “Ricevete lo Spirito Santo. A chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete resteranno non rimessi”. Li riempì dunque del suo Santo Spirito perché avessero l’autorità di portare il perdono di Dio agli uomini peccatori.

Leggiamo nei Vangeli che Gesù, prima di risanare un uomo malato nel corpo, lo guariva nell’anima  donandogli il perdono dei peccati. Il miracolo fisico era solo il segno che mostrava il potere, incomparabilmente più grande, di liberare dal male interiore. Ciò che intossica infatti la coscienza dell’uomo, seminando rovina e morte nella società, è il peccato. Tant’è che per liberarci dalla pianta maligna del male, Gesù ha “versato per noi e per tutti il suo Sangue sulla croce per la remissione dei peccati”. Sono parole che conosciamo – credo − a memoria. 

Alla Chiesa ha consegnato, poi, il sacramento della Riconciliazione nel quale il battezzato, che è ricaduto nella schiavitù del peccato, può ricevere il perdono grazie all’azione dello Spirito Santo e ai gesti e alle parole di un sacerdote. 

La coscienza dei propri peccati e il profondo desiderio di invocare il perdono di Gesù sono segni caratteristici di un cristiano maturo. Li ritroviamo in tutti i santi che si confessavano peccatori, giungendo, spesso, fino alle lacrime. 

Fra’ Masseo chiese, un giorno, a San Francesco: “Perché a te tutto il mondo viene dietro, e sembra che ogni persona desideri vederti e udirti e ubbidirti?”. Rispose il Poverello di Assisi: “Perché gli occhi di Dio non hanno veduto fra i peccatori nessuno più vile, né più insufficiente, né più grande peccatore di me”. Ed era sincero.

Non manifesta maturità spirituale colui che si sente a posto con Dio, non trovando nulla di particolare di cui pentirsi davanti a lui fino a chiedere, con dolore, il perdono. Costui rivela, piuttosto, una coscienza superficiale e indurita. È, invece, dono dello Spirito Santo avere un cuore che, come uno strumento musicale molto sensibile, coglie anche le piccole stonature e desidera essere sempre più nell’armonia della carità.

Uno dei cinque precetti della Chiesa chiede al cristiano di confessarsi almeno una volta all’anno. Nella nostra tradizione l’appuntamento più sentito per vivere il sacramento della Riconciliazione sono i giorni della Settimana Santa. Gesù crocifisso, infatti, risveglia in noi la coscienza sincera e serena della nostra condizione dei peccatori. Le sue parole rivolte al ladrone crocifisso alla sua destra – “Oggi sarai con me in paradiso” – ci incoraggiano a consegnargli con umiltà e serenità anche le nostre debolezze e miserie. 

Quest’anno le restrizioni causate dal Covid-19 ci hanno privato anche della possibilità di avvicinarci ad un sacerdote, chiedendogli che invocasse su di noi il perdono di Gesù attraverso il sacramento della Riconciliazione. Approfittiamo ora della possibilità che ci viene riconsegnata di muoverci con più facilità per andare a confessarci. Cogliamo questa grazia dello Spirito Santo consegnando al Signore, nel sacramento della Riconciliazione, i mesi passati con i peccati che maggiormente ci hanno segnato. Fa tanto bene al nostro cuore l’esperienza della Misericordia di Dio Padre e della Compassione di Gesù. 

Affronteremo meglio e con slancio i giorni che verranno, le opportunità e le responsabilità che ci attendono.

+ Andrea Bruno Mazzocat

20-05-2020