Cari fratelli e sorelle,
nella Santa Messa della prima domenica di Avvento la Chiesa propone alla nostra meditazione questo messaggio del profeta Isaia: «Da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore. Egli sarà giudice fra le genti e arbitro fra molti popoli. Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra. Casa di Giacobbe, venite, camminiamo nella luce del Signore».
Isaia era costretto a vedere in azione spade e lance e uomini che si addestravano alla guerra perché Gerusalemme, dove viveva, era spesso attaccata da nemici. In questa situazione di violenze e lutti, egli tuttavia ha una visione piena di speranza, e così annuncia al popolo che Dio, attraverso il suo Messia, dal Monte Sion e da Gerusalemme avrebbe diffuso una nuova legge per convincere gli uomini a trasformare le armi in strumenti di pace, che sarebbero risultati utili a coltivare la terra per il benessere di tutti.
Dopo tanti secoli, ci ritroviamo ancora davanti a nazioni che alzano armi – ahimè, ancora più micidiali – contro altre nazioni, con uomini addestrati alla guerra.
Il tempo dell’Avvento, che abbiamo iniziato, ci invita, però, a non lasciarci avvolgere da un diffuso clima di pessimismo e di rassegnazione, considerato che le parole di speranza scritte da Isaia si sono realizzate. L’Inviato di Dio che il profeta annunciava è realmente venuto in mezzo a noi. È Gesù, l’Emmanuele (il “Dio con noi”), nato dalla Vergine Maria. Da Betlemme dove è nato e da Gerusalemme dove è morto in croce ed è risorto, Egli ha rivelato una legge nuova che gli uomini avevano dimenticato: la legge dell’amore. Questa è l’unica legge che può illuminare le menti offuscate da interessi egoistici e purificare i cuori induriti in smanie di potere e di possesso.
Può risvegliare in noi la coscienza che, come non si stanca di ripetere Papa Francesco, le armi e la violenza non risolvono alcun problema e sono solo e sempre male. Solamente l’amore che Gesù ha vissuto e insegnato può convincere a non investire capitali nell’industria e nel commercio delle armi per destinarli in attività che possono assicurare una vita dignitosa a tutti, iniziando dai più poveri.
Alla vittoria della legge nuova dell’amore su quella diabolica dell’odio, del possesso e del potere ognuno di noi può e deve contribuire. Forse possiamo avere l’impressione di riuscire a fare poco, eppure tante piccole fiammelle messe assieme creano un incendio, l’incendio dell’amore.
Vi invito perciò, cari fratelli e sorelle, a valorizzare questo tempo di Avvento per accogliere Gesù e la sua legge dell’amore; per imparare non l’arte della violenza e della guerra ma quella della solidarietà, della compassione e del perdono. A cominciare dalle nostre relazioni interpersonali.
Accompagniamo verso Gesù anche i nostri bambini e i nostri ragazzi, appassionandoli ai simboli tradizionali dell’Avvento e del Natale. Crescano con il gusto di trasformare «le spade in aratri e le lance in falci». Come ci invita Isaia «camminiamo tutti nella luce del Signore».
+ Andrea Bruno Mazzocato
Arcivescovo di Udine