OMELIA NELLE ESEQUIE DI DON FLAVIANO VERONESI

27-02-2010


Abbiamo ascoltato le parole piene di speranza del libro della Sapienza: ‘Il giusto, anche se muore prematuramente, troverà riposo. Una vecchiaia veneranda non si calcola dal numero degli anni .. ma sta nella sapienza’:


D. Flaviano ci è stato tolto prematuramente quando era ancora nel pieno del suo ministero di parroco e del suo prezioso servizio spirituale di cappellano del carcere. La sua morte ci ha messo nel dolore perché non lo abbiamo più qui con noi. Il male, che si è rivelato purtroppo incurabile, ci ha portato via un uomo buono, che si faceva voler bene come un amico da tutti perché ti faceva sentire vicino il suo cuore semplice  e sensibile.


Ci ha portato via un sacerdote che aveva l’animo del pastore buono e fedele con le persone e le comunità che erano state a lui affidate,


Hanno dato testimonianza di queste virtù di d. Flaviano le tante persone che hanno voluto essergli vicino e andare a trovarlo durante questa ultima malattia. Mi confidava che lui stesso era sorpreso di tanto affetto nei suoi confronti e ne è rimasto colpito anche il personale della clinica dove era ricoverato.


Si, d. Flaviano ci è stato tolto prematuramente proprio come ci ha detto il libro della Sapienza. Ma la stessa Parola di Dio aggiunge un’altra osservazione: a volte Dio trasferisce da questa esistenza terrena alla vita terrena i giusti. Egli vede che un uomo giusto ha vissuto facendo tanto del bene, sfruttando nel modo migliore il tempo che gli è stato dato e decide di chiamarlo con sé per la ricompensa eterna. Non è importante stare tanti anni su questa terra ma viverli con sapienza, con quella sapienza che Gesù ci ha insegnato nel Vangelo.


Queste espressioni della Parola di Dio ci danno serenità e speranza in questo momento di dolore perché ci pare che ci parlino proprio di d. Flaviano, di un uomo e sacerdote giusto agli occhi di Dio.


Mi sento un po’ a disagio a dire queste cose su di lui perché non le avrebbe accettate e mi avrebbe rimproverato con il suo fare semplice e bonario. Ma preghiamo con tutto il cuore che in questo momento sia davanti a Gesù che gli dice: ti ho voluto con me perché sei stato un uomo e un sacerdote giusto che ha vissuto secondo la sapienza che io ho insegnato.


La nostra è una preghiera sincera perché così ci pare di aver conosciuto d. Flaviano. Così l’ho conosciuto anch’io nei vari incontri che ho avuto con lui in questi mesi del mio ministero a Udine.


In particolare, porto con me gli ultimi dialoghi che abbiamo avuto in ospedale nei quali, con la semplicità che lo caratterizzava, mi ha manifestato il suo cuore di sacerdote e padre. Mi raccontava delle tante persone che andavano da lui per confidarsi, per cercare un cuore paterno che le ascoltava che consolava; delle tante persone, specialmente malati come lui, che chiedevano la sua preghiera e chiedevano di pregare assieme. E mi diceva: ‘Per me questa è una scoperta. Faccio il sacerdote più qui in ospedale da malato di quando ero sano’. E gli era venuto il pensiero di ricevere l’Unzione degli infermi coinvolgendo anche gli altri malati, come una celebrazione comunitaria.


Ascoltandolo ho pensato che d. Flaviano ha concluso la sua esistenza terrena nel modo più pieno, sacerdote fino in fondo che pregava per i fratelli e con loro, padre che dimenticava se stesso per ascoltare chi era provato dalla malattia e dalle sue paure, cuore misericordioso che portava la bontà e il perdono di Dio.


Così ha concluso la sua esistenza perché così era vissuto con un cuore mite e umile, come Gesù ci ha raccomandato nel Vangelo; come uno di quei discepoli piccoli e semplici ai quali Dio Padre fa capire il Vangelo.


Non ci si aspettavano da lui discorsi impegnativi o tanti programmi e progetti: forse non gli interessavano nemmeno. Era interessato alle persone da amare in modo concreto e vicino trasmettendo loro calore umano e fede; sapeva farsi veramente fratello e padre. Così l’ho visto agire in carcere quando mi ha accompagnato con tanta gioia nelle visite che ho fatto.


Con la stessa dedizione vera e, sempre, delicata e rispettosa, si è consumato per i cristiani delle comunità di Cergneu, Monteprato e Valmontana  per 30 anni animando con passione la vita della comunità,e facendosi uno di loro nei momenti di gioia e di festa e portando, con uguale amore, anche i momenti di sofferenza e di prova.


Il suo cuore che sapeva essere solidale con gli uomini lo ha portato, negli anni giovanili, a condividere l’esperienza del lavoro e ad interessarsi ai problemi concreti di vita e di lavoro della gente anche con l’incarico di direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale sociale e del lavoro.


Non possiamo dimenticare, poi, il suo impegno, che lo ha accompagnato lungo tutti gli anni del suo sacerdozio, nella vita comune con altri confratelli. Sempre lo spingeva la volontà di amare in modo vero, non a parole ma con i fatti.


Ognuno di noi, poi, porta con sé ciò che da d. Flaviano ha ricevuto e il ricordo personale di lui, anche più ricco di quanto io ho potuto dire.


Tutti insieme, nella preghiera, possiamo dire che accompagniamo a Dio un sacerdote che è divenuto ‘caro a Lui e che da Lui è stato amato’ ed è stato amato anche da noi. Per questo chiediamo che Gesù misericordioso lo accolga guardando il suo cuore mite e umile, lo purifichi delle sue debolezze e gli doni il suo Amore eterno.


E ringraziamo d. Flaviano per l’esempio di amore schietto e concreto che lascia a noi, suoi confratelli, e a tutti coloro che hanno avuto la grazia di conoscerlo.