Cari fratelli,
don Carlo Polonia ha concluso il suo pellegrinaggio terreno durato 87 anni di cui 60 consacrati a Dio e alla Chiesa nel sacerdozio. Esaudendo le sue volontà, ci siamo raccolti in questa chiesa parrocchiale di Paderno per celebrare attorno al suo corpo mortale la S. Messa di esequie e affidarlo, con un sentimento di fraterna solidarietà alla misericordia di Dio che scruta i cuori e che ha conosciuto don Carlo molto più a fondo di noi.
Siamo convinti che, come le vergine sagge della parabola evangelica, anche don Carlo si era preparato ad aspettare il suo Signore con la lampada della fede accesa e lo ha seguito attraversando la misteriosa soglia della morte. In tanti anni vissuti nella comunità della Fraternità sacerdotale egli è stato accanto a molti confratelli, ha condiviso con loro la preghiera e la vita quotidiana e li ha visti passare all’altra vita. Questa esperienza ha certamente allenato il suo animo ad attendere lo Sposo tenendo la lampada accesa , alimentata da una fedele preghiera personale e comunitaria.
Possiamo intuire che a don Carlo non sono mancate, neppure, le sofferenze e le prove interiori sia durante il ministero attivo che nella decisione di ritirarsi nella Fraternità sacerdotale e di rimanervi nella riservatezza per svariati anni.
Giovane sacerdote era stato inviato, come cooperatore parrocchiale, a Treppo Grande per dedicarsi, poi, al collegio – allora orfanatrofio – Tomadini. Come parroco ha guidato le comunità cristiane di Adegliacco e Cavalicco, di Carlino e di Vergnacco. Tra i fedeli di quelle parrocchie ha esercitato il ministero sacerdotale ricevuto nell’ordinazione sacra assicurando il nutrimento spirituale dell’eucaristia, il perdono di Dio nel sacramento della Riconciliazione, la predicazione della Parola del Vangelo. Sono i doni più grandi che un sacerdote, non per merito suo, può offrire ai suoi fratelli. Sono questi doni che rendono preziosa la sua esistenza perché egli agisce in nome di Cristo, dopo essere stato configurato a lui mediante l’imposizione delle mani del vescovo e la consacrazione sacramentale.
Ad un certo punto don Carlo ha chiesto di concludere il ministero pastorale attivo per entrare nella Fraternità sacerdotale, da poco avviata. Lì si è ritirato quasi come in un eremitaggio e il Signore, che scruta il segreto dei cuori anche là dove noi non riusciamo ad intuire, sa cosa ha vissuto d. Carlo nel profondo del suo animo, giorno dopo giorno, lungo 24 anni.
Noi non possiamo pretendere di capire di più ma con sincero affetto fraterno siamo qui per accompagnarlo e raccomandarlo a Dio unendo la sua esistenza sacerdotale al sacrificio eucaristico di Cristo che quotidianamente egli ha celebrato.
Chiediamo per don Carlo quelle grazie che ci suggerisce la stessa Parola di Dio e che non sono momentanee ma che dureranno per la vita eterna. Egli ha provato la faticosa esperienza del corpo esteriore che si va disfacendo con l’età e le malattie. Ha conosciuto, anche, il peso della tribolazione sia fisica che morale.
Ora chiediamo a Gesù risorto che lo porti con sé donandogli la gioia senza ombre della vita nuova il cui germe lo Spirito Santo aveva posto in don Carlo nel battesimo e con il sacramento dell’ordine sacro. Distrutta la sua dimora terrena, che è fragile come una tenda, egli si ritrovi in quella dimora, non costruita da mano d’uomo, che Dio riserva ai suoi eletti e che è eterna, nei cieli.
La nostra preghiera di suffragio, ottenga a don Carlo anche la definitiva purificazione dalle sue miserie e residui di peccato che per la fragilità della nostra libertà ogni uomo porta con sé anche al momento del passaggio dalla vita terrena alla vita eterna. Preghiamo perché presto sia riservata a lui questa grazia suprema. Ci spinge un amore fraterno e sincero per questo nostro sacerdote e la speranza che la misericordia infinita del Padre esaudirà la nostra supplica.
Nella Comunione dei Santi Gesù, Buon Pastore, gli faccia trovare presto il posto che per lui ha preparato e sia accompagnato dal cuore materno della Vergine Maria a cui don Carlo è stato filialmente devoto.