Rom 14, 7-12; Gv 6,51-58
Siamo riuniti per compiere l’ultimo atto di fraterno amore verso d. Agostino Orsaria che il Signore ha chiamato a sé dopo quasi 90 anni di esistenza terrena di cui 63 consacrati a Dio e alla Chiesa nella vocazione sacerdotale.
Abbiamo ascoltato le confortanti parole di S.Paolo: ‘Nessuno vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore e se moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore’.
Nella nostra preghiera possiamo dire a Dio che queste parole di speranza sono state vere anche per d. Agostino: è vissuto per il Signore.
Nell’educazione cristiana ricevuta a casa e in parrocchia aveva imparato, fin da piccolo, a mettere Gesù al centro della sua vita, a vivere per il Signore.
Questo suo desiderio si è rafforzato quando ha scoperto dentro il suo cuore la vocazione al sacerdozio e l’ha seguita con generosità entrando in seminario e facendo il lungo cammino di formazione che l’ ha portato all’ordinazione sacerdotale.
Da quel momento la sua esistenza è stata per il Signore e, nel Signore, per la Chiesa e per i fedeli che a lui si affidavano. Al centro delle sue giornate c’è stata sempre la celebrazione della santa Eucaristia che è l’atto più grande che un sacerdote può compiere perché agisce veramente ‘nella persona di Cristo’ che, attraverso di lui, si rende presente nel suo Corpo e nel suo Sangue come cibo di vita eterna per i cristiani.
La vita di d. Agostino è stata per il Signore ogni volta che ha donato il perdono di Gesù ai peccatori nel sacramento della Penitenza, parlando in prima persona a nome del Signore stesso: ‘Io ti assolvo dai tuoi peccati’.
Gesù ha, poi, parlato con l’intelligenza e la voce di d. Agostino nella predicazione della Parola di Dio. Per questo ministero egli aveva ricevuto un talento particolare, coltivato anche nello studio che mai trascurava. Le sue prediche attiravano l’attenzione di tanti cristiani e sono ancora molti coloro che le ricordano perché ne hanno tratto un beneficio per la loro fede e per la loro vita cristiana.
Dopo aver cessato il compito di parroco di Latisanotta, ha trovato Gesù presente nelle persone sofferenti e malate dell’ospedale di Latisana e ad esse si è dedicato con fedeltà come è chiesto ad un sacerdote che rende presente Gesù Buon Pastore. E, così, è vissuto ancora per il Signore che ha promesso: ‘Ero malato e siete venuti a visitarmi. Ogni volta che avete fatto questa cosa ad uno dei miei fratelli l’avete fatta a me’.
Quando, ormai, molto anziano, si è ritirato presso i suoi familiari nel paese natale di Fauglis si è sempre reso disponibile al parroco per continuare il suo ministero sacerdotale nelle forme che le forze glielo permettevano. E a questo è rimasto fedele fino agli ultimi tempi della sua vita.
Giunto al termine del suo pellegrinaggio terreno nel quale il Signore è stato al centro, d. Agostino è morto per il Signore. All’incontro finale con Gesù risorto si è preparato ricevendolo con fede nella S. Comunione, quando non era più in grado di celebrare la S. Messa, e avviandosi all’ultimo passo sostenuto dal sacramento dell’Unzione degli infermi.
In questo modo si è presentato, come S. Paolo annuncia, al tribunale di Dio perché ciascuno a Dio deve rendere conto.
Noi vogliamo essergli vicini con la nostra preghiera fraterna raccomandandolo alla misericordia del Padre. Guardi al cuore di d. Agostino che ha avuto la generosità di consacrarsi per tutta la vita nel sacerdozio. Guardi alle opere di bene che egli ha compiuto, magari nascoste agli occhi degli uomini ma non agli occhi di Dio che scruta i cuori.
Sappia capire e perdonare le sue debolezze umane che tutti abbiamo e che intralciano i nostri rapporti con gli altri e la nostra vita.
Gli apra le porte della vita eterna di risurrezione che Gesù ha promesso a coloro che con fede mangiano la sua carne e bevono il suo sangue. Riposi in pace.