Omelia nella solennità di Tutti i Santi

01-11-2015
Cari fratelli e sorelle, 
la prima lettura della Parola di Dio ha messo davanti ai nostri occhi una delle grandi visioni del libro dell’Apocalisse. San Giovanni, autore del libro, vede una folla di persone che non era possibile contare. Appartengono a nazioni, popoli e lingue diverse eppure formano un unico grande popolo perché tutti portano impresso sulla fronte il sigillo del Dio vivente. Hanno anche un altro segno che li rende uguali tra loro: sono avvolti da una veste candida che è stata lavata nel sangue di Gesù, l’Agnello di Dio. Essi formano il popolo dei servi di Dio che non vive su questa terra perché quei servi di Dio sono già passati attraverso la vita terrena e attraverso la morte e sono riuniti in una terra nuova, una terra di pace e di gioia dove essi cantano con tutta la voce e con tutto il cuore la loro lode e riconoscenza a Dio e a Gesù, l’ Agnello di Dio nel quale hanno creduto. 
Può venirci una domanda: è vera la visione di San Giovanni o è una specie di romanzo di fantascienza? Esiste questo popolo dei servi di Dio formato da donne e uomini di tutte le razze e le lingue? Esiste veramente: è la comunità dei Santi. 
I Santi sono esistiti ed esistono tutt’oggi in mezzo a noi. Si riconoscono perché hanno in comune il sigillo del Dio vivente che non è stampato fisicamente sulla loro fronte ma sul loro modo di pensare e di comportarsi. Su questo sigillo è scritta la parola che Gesù ha annunciato nel suo discorso della montagna: “Beati”. I Santi sono quegli uomini e donne che hanno incontrato la gioia mettendo a programma della loro esistenza terrena il programma stesso di Gesù: avere un cuore povero ed umile davanti a Dio, essere miti e misericordiosi, affamati e assetati di giustizia, puri nei loro sentimenti e nel loro corpo, essere fedeli a Gesù anche a prezzo della persecuzione.
Questi Santi sono realmente esistiti e ci sono ancora, anche nei nostri paesi del Friuli. San Giovanni vede una folla immensa che non era possibile contare perché a quel popolo dei servi di Dio, che vive nella gloria, si aggiungono continuamente nuovi membri. 
Non sono finiti i Santi, anzi. Se ci fermiamo solo a ricordare le persone che abbiamo conosciuto e che ci hanno lasciato per sempre, ci accorgiamo di averne avuto vicine almeno alcune che avevano il sigillo del Dio vivente; che hanno vissuto con fede profonda, dedicate agli altri con fedeltà e misericordia, oneste e impegnate per la giustizia, pure nel loro cuore.
Personalmente, non avrei difficoltà a nominare alcuni sacerdoti di cui quest’anno ho celebrato il funerale o laici che ho avuto la grazia di conoscere perché si dedicavano al servizio dei fratelli in qualche nostra organizzazione e al servizio della loro comunità cristiana.
La festa di Tutti i Santi e la Commemorazione dei defunti, che oggi celebriamo, ci aiuta a fermarci in preghiera e ricordare i volti di tante persone che sono state nostre compagne di viaggio. Tra loro riconosceremo volti di Santi che sono andati ad accrescere il numero di coloro che vivono nella gioia di Dio della Comunione dei Santi.
Non posso nascondere una certa tristezza constatando che a queste feste cristiane tanto importanti si sono sovrapposti altri modi di divertirsi e far festa che, purtroppo, vanno nella direzione opposta; trascinano, spesso i giovani, ad evadere dalla vita quotidiana quasi per dimenticare. Sentiamo tristezza perché dalla vita concreta non si sfugge e chi tenta di farlo, prima o poi paga il prezzo. 
I nostri Santi, invece, hanno vissuto incarnati dentro la vita anche dove essa riserva maggiori fatiche e durezze; si sono dedicati ai poveri, alla giustizia, a creare comunione e solidarietà.
Hanno vissuto controcorrente perché non si sono lasciati plagiare dalla mentalità comune; non si sono lasciati travolgere dalla palude dell’individualismo e dell’indifferenza. Non hanno risposto alle mode del tempo ma alla loro coscienza rimanendo fedeli al sigillo di Dio che avevano ricevuto nel battesimo e hanno purificato il loro cuore nel Vangelo di Gesù.
Questi Santi non sono rari perché i nomi di alcuni di loro possiamo farli anche noi avendoli avuti vicini. Non dimentichiamo il loro esempio perché ci indicano l’unica strada per vivere l’esistenza con vera dignità e renderla preziosa per chi ci sta vicino e per tutta la società.
Affidiamoci anche alla loro intercessione perché con amore fedele e puro essi continuano a seguirci e a pregare per noi. 
 
Udine, Cattedrale, 1° novembre 2015