Omelia nella solennità di Ognissanti (1° novembre 2021)

01-11-2021

Cari Fratelli e Sorelle, 

Il 1° e il 2 novembre la Chiesa cattolica ricorda tutti i suoi morti: oggi nelle chiese celebriamo la festa solenne di Tutti i Santi mentre, già nel pomeriggio e domani, commemoriamo i defunti con visite e preghiere particolari nei cimiteri. 

Sono due giorni che invitano a rinnovare la speranza che è come l’ossigeno che da forza e da un senso alla nostra vita che scorre, giorno dopo giorno. Essa è come un cammino che non si può fermare e lungo il quale, di tanto in tanto, perdiamo qualche caro compagno di viaggio perché è stato assorbito dal misterioso silenzio della morte.

Sentiamo il bisogno di respirare speranza in questo tempo nel quale la pandemia ha sconvolto tante nostre sicurezze e ci tiene ancora nell’incertezza di come si evolverà nel prossimo futuro. Qualche speranza ci viene dalla scienza che cerca di offrire dei mezzi per difenderci personalmente e reciprocamente dal contagio. Ben vengano anche questi aiuti ma non sono sufficienti per placare le paure e le incertezze dell’animo e donarci una serenità profonda che regga anche nei momenti di prova.

Con la festa di Tutti i Santi e la commemorazione dei defunti la Chiesa mette davanti ai nostri occhi dei testimoni di speranza a cui guardare: sono i santi e i nostri cari defunti.

I santi sono quei cristiani che, dopo attente verifiche, sono stati riconosciuti come battezzati che hanno vissuto sostenuti da una grande fede e dalla speranza che vivere per amore, a volte eroico, non significa sprecare l’esistenza ma realizzarla per l’eternità. Ci sono i santi che troviamo nel calendario ma ci sono anche i santi che abbiamo avuto più vicino a noi; quelli che Papa Francesco, con felice espressione, ha definito “i santi della porta accanto”. Se ci fermiamo un momento a ricordare i compagni di viaggio che abbiamo avuto nella vita, quasi certamente riconosciamo che ci è stato vicino qualche piccolo santo che aveva una fede salda, che si è consumato nel dono quotidiano di sé e che era sempre sereno, nonostante le fatiche e le prove della vita. Forse qualcuno di questi santi o sante li abbiamo avuti anche in famiglia, tra i parenti stretti o tra gli amici più cari. Essi ci hanno fatto respirare speranza vera perché hanno vissuto convinti con tutto se stessi che la loro esistenza non si riduceva ai pochi o tanti anni su questo mondo ma aveva la parte più bella ed eterna oltre la morte, nella comunione eterna con Dio Padre, con Gesù risorto, con Maria e con tutti i santi. Avevano scoperto l’unica speranza che non muore.

Essa si rafforza nel nostro cuore ricordando non solo i santi ma anche tutti i nostri cari defunti di cui, magari, abbiamo conosciuto anche i limiti e i difetti. 

Sono dei gesti di grande umanità verso i cari morti mantenere in noi la loro memoria curando le tombe, ponendo dei fiori. Essi, però, da noi si aspettano prima di tutto la preghiera; quella che la tradizione cristiana chiama “preghiera di suffragio”. Si aspettano che partecipiamo a qualche S. Messa che abbiamo chiesto ad un sacerdote di offrire specificamente per qualcuno di loro per la sua salvezza eterna.  In ogni S. Messa, poi, la Chiesa prega sempre per tutti i fedeli defunti dei quali “Dio solo ha conosciuto la fede”. 

Queste preghiere di suffragio rafforzano la nostra speranza perché ci fanno sentire che la morte fisica non ha rotto la comunione con i nostri cari i quali non sono scomparsi nel nulla ma sono passati nella vita eterna. Il dialogo con loro è aperto perché siamo uniti nello stesso Gesù che noi possiamo incontrare nella comunione con lui nell’eucaristia e che loro contemplano faccia a faccia. Possiamo continuare ad amarli e a fare loro del bene con quell’atto di vero amore che è la preghiera di suffragio. Essi certamente rispondono pregando a loro volta per le nostre necessità. Questo è il dialogo della speranza che la fede cristiana ci ha rivelato.

Alle preghiere possiamo aggiungere per i defunti anche il dono dell’indulgenza plenaria che è una grazia della misericordia di Dio che li purifica da ogni loro colpa. La Penitenzieria apostolica, pensando a tutti i morti per COVID che tanto ci hanno toccato il cuore, ha stabilito che per tutto il mese di novembre possiamo invocare l’indulgenza per un nostro defunto alle tradizionali condizioni previste dalla Chiesa. 

Quando recitiamo il Credo, ripetiamo: “Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà”. Questo è il fondamento della speranza cristiana che in questi giorni ci ricordano i santi e i defunti.