01-11-2020
Cari Fratelli e Sorelle,
mi soffermo, per una breve meditazione, sulla prima delle tre letture della Sacra Scrittura che la liturgia propone nella festa di Tutti i Santi. Si tratta di un brano del libro dell’Apocalisse nel quale San Giovanni racconta una delle grandi visioni che ebbe la grazia di vivere. Proprio citando questa visione inizio anche la mia Lettera pastorale che ho reso pubblica in questi giorni, intitolata: «I loro occhi riconobbero il Signore”. Per una Chiesa purificata dalla tribolazione».
San Giovanni contempla il paradiso abitato da una moltitudine immensa di persone. Esse provengono da diverse nazioni, razze e culture ma hanno qualcosa in comune: indossano la stessa veste candida e cantano a gran voce lo stesso inno di lode a Dio all’Agnello; che è Gesù immolato sulla croce e risorto da morte. Un anziano spiega all’apostolo che quegli uomini e donne sono passati attraverso una grande tribolazione e hanno lavato la loro veste nel Sangue dell’Agnello, rendendola candida e splendente.
Questa moltitudine, che Giovanni vede, è formata dai martiri che hanno subito la tribolazione della persecuzione fisica e hanno unito il loro sangue a quello che Gesù ha versato dalla croce. Tra questi martiri intravvediamo, oggi, i volti miti del fedele sacrestano della cattedrale di Nizza e delle due donne che si erano recate lì a pregare, giovedì scorso, all’inizio della giornata. Su di loro si è avventata una mano d’uomo armata da quell’odio diabolico che non sopporta il nome di Cristo e che non può nascere da nessuna sincera religione, anche se l’assassino gridava, in lingua straniera, il nome di Dio.
Sappiamo che continua ad aumentare in diverse parti del mondo il numero dei cristiani che subiscono persecuzione fino alla morte per la loro fede. Spesso vengono ignorati dai grandi mezzi di comunicazione a meno che non capitino eventi clamorosi come è successo nella cattedrale di Nizza. La Chiesa oggi li ricorda tutti perché, con il loro inerme sacrificio, partecipano alla vittoria che Gesù, Agnello immolato sulla croce e risorto da morte, ha realizzato sul Principe del male che continua a trovare alleati nella sua azione di odio e di morte.
La moltitudine di persone, che Giovanni contempla in paradiso, non è formata, però, solo dai cristiani che hanno sopportato il martirio violento sul loro corpo, ma anche da quelli che lo hanno vissuto in un’altra forma. Ci sono, infatti, anche i martiri della carità. Sono tutti quei cristiani che si sono consumati nel dono di se stessi ai fratelli sino alla fine dei loro giorni, che hanno fatto della loro vita un sacrificio di amore. Alcuni sono stati dichiarati ufficialmente santi dalla Chiesa per la loro carità eroica. Ma se ci soffermiamo a pensare un momento, affiorano certamente alla nostra memoria tanti altri che Papa Francesco definisce: “santi della porta accanto”. Tutti possiamo ricordare con riconoscenza i volti miti e sereni di parenti, amici, sacerdoti, suore, laici che hanno speso i loro giorni e le loro forze in un amore fedele e silenzioso che ha fatto tanto del bene anche a noi. In questa S. Messa li preghiamo perché sono anch’essi tra la moltitudine di santi che sta davanti al Trono di Dio e dell’Agnello. Hanno la veste bianca perché l’hanno lavata, giorno dopo giorno, nel Sangue di Cristo che è la sorgente del vero amore di cui sono nutriti. Chi si lava e si purifica nell’amore di Gesù diventa candido e splendente come lo è Lui.
Tutti questi santi ci mostrano la strada su cui val la pena di camminare per rendere preziosa la nostra esistenza terrena. È la via dell’amore di Gesù che possiamo ricevere anche stamattina dell’eucaristia e portare, poi, a chi ci sta vicino.
Questa è la direzione giusta anche per superare la tribolazione della pandemia che ci sta addosso. Non la vinceremo lasciandoci paralizzare dalla paura e chiudendoci sempre più in noi stessi. La sconfiggeremo crescendo nell’amore, nella solidarietà reciproca, rafforzando – pur con le dovute attenzioni – rapporti sinceri tra noi, tenendo il cuore aperto a chi ha più bisogno. In questo modo usciremo dalla pandemia più purificati da tanti individualismi ed egoismi. Usciremo più santi.
mi soffermo, per una breve meditazione, sulla prima delle tre letture della Sacra Scrittura che la liturgia propone nella festa di Tutti i Santi. Si tratta di un brano del libro dell’Apocalisse nel quale San Giovanni racconta una delle grandi visioni che ebbe la grazia di vivere. Proprio citando questa visione inizio anche la mia Lettera pastorale che ho reso pubblica in questi giorni, intitolata: «I loro occhi riconobbero il Signore”. Per una Chiesa purificata dalla tribolazione».
San Giovanni contempla il paradiso abitato da una moltitudine immensa di persone. Esse provengono da diverse nazioni, razze e culture ma hanno qualcosa in comune: indossano la stessa veste candida e cantano a gran voce lo stesso inno di lode a Dio all’Agnello; che è Gesù immolato sulla croce e risorto da morte. Un anziano spiega all’apostolo che quegli uomini e donne sono passati attraverso una grande tribolazione e hanno lavato la loro veste nel Sangue dell’Agnello, rendendola candida e splendente.
Questa moltitudine, che Giovanni vede, è formata dai martiri che hanno subito la tribolazione della persecuzione fisica e hanno unito il loro sangue a quello che Gesù ha versato dalla croce. Tra questi martiri intravvediamo, oggi, i volti miti del fedele sacrestano della cattedrale di Nizza e delle due donne che si erano recate lì a pregare, giovedì scorso, all’inizio della giornata. Su di loro si è avventata una mano d’uomo armata da quell’odio diabolico che non sopporta il nome di Cristo e che non può nascere da nessuna sincera religione, anche se l’assassino gridava, in lingua straniera, il nome di Dio.
Sappiamo che continua ad aumentare in diverse parti del mondo il numero dei cristiani che subiscono persecuzione fino alla morte per la loro fede. Spesso vengono ignorati dai grandi mezzi di comunicazione a meno che non capitino eventi clamorosi come è successo nella cattedrale di Nizza. La Chiesa oggi li ricorda tutti perché, con il loro inerme sacrificio, partecipano alla vittoria che Gesù, Agnello immolato sulla croce e risorto da morte, ha realizzato sul Principe del male che continua a trovare alleati nella sua azione di odio e di morte.
La moltitudine di persone, che Giovanni contempla in paradiso, non è formata, però, solo dai cristiani che hanno sopportato il martirio violento sul loro corpo, ma anche da quelli che lo hanno vissuto in un’altra forma. Ci sono, infatti, anche i martiri della carità. Sono tutti quei cristiani che si sono consumati nel dono di se stessi ai fratelli sino alla fine dei loro giorni, che hanno fatto della loro vita un sacrificio di amore. Alcuni sono stati dichiarati ufficialmente santi dalla Chiesa per la loro carità eroica. Ma se ci soffermiamo a pensare un momento, affiorano certamente alla nostra memoria tanti altri che Papa Francesco definisce: “santi della porta accanto”. Tutti possiamo ricordare con riconoscenza i volti miti e sereni di parenti, amici, sacerdoti, suore, laici che hanno speso i loro giorni e le loro forze in un amore fedele e silenzioso che ha fatto tanto del bene anche a noi. In questa S. Messa li preghiamo perché sono anch’essi tra la moltitudine di santi che sta davanti al Trono di Dio e dell’Agnello. Hanno la veste bianca perché l’hanno lavata, giorno dopo giorno, nel Sangue di Cristo che è la sorgente del vero amore di cui sono nutriti. Chi si lava e si purifica nell’amore di Gesù diventa candido e splendente come lo è Lui.
Tutti questi santi ci mostrano la strada su cui val la pena di camminare per rendere preziosa la nostra esistenza terrena. È la via dell’amore di Gesù che possiamo ricevere anche stamattina dell’eucaristia e portare, poi, a chi ci sta vicino.
Questa è la direzione giusta anche per superare la tribolazione della pandemia che ci sta addosso. Non la vinceremo lasciandoci paralizzare dalla paura e chiudendoci sempre più in noi stessi. La sconfiggeremo crescendo nell’amore, nella solidarietà reciproca, rafforzando – pur con le dovute attenzioni – rapporti sinceri tra noi, tenendo il cuore aperto a chi ha più bisogno. In questo modo usciremo dalla pandemia più purificati da tanti individualismi ed egoismi. Usciremo più santi.
Udine, 1° novembre 2020