OMELIA NELLA SOLENNITA’ DELL’EPIFANIA DEL SIGNORE

06-01-2013


Care sorelle e fratelli,


 


abbiamo ascoltato il racconto evangelico della visita che alcuni Magi rendono a Gesù che si trovava ancora a Betlemme con Maria, sua madre, e Giuseppe. Si trattava di personaggi autorevoli e considerati dei sapienti. Sono essi i protagonisti della festa dell’Epifania che stiamo celebrando. Il loro passaggio a Gerusalemme alla ricerca ‘del Re dei Giudei che era nato’ fece notizia fin dentro il palazzo di Erode che governava a nome dei romani. Con loro appare come protagonista una stella, una stella misteriosa che li guidò con sicurezza dai loro lontani paesi di origine fino alla culla di Gesù, sopra la quale si fermò.


Senza questo navigatore celeste i Magi non avrebbero mai trovato lo sperduto paesetto di Betlemme e la culla di Gesù. Si affidarono in piena fiducia alla luce della stella e trovarono il Re dei Giudei che era nato.


La seconda strofa dell’inno dei vespri dell’Epifania commenta in modo poetico il cammino dei Magi: ‘Andavano i Magi seguendo la stella che avevano visto; Lumen requirunt lumine’; con la luce cercano la Luce, con la luce della stella cercano la Luce vera che si è accesa in mezzo agli uomini, Gesù vera Luce del mondo.


Ho richiamato la nostra attenzione sulla stella che guidò i Magi perché ci ricorda una verità fondamentale: per arrivare alla fede in Gesù, il Figlio di Dio, bisogna trovare nella propria vita una buona guida. Da soli non si arriva a conoscere Gesù e a credere in lui.


 


Viene, allora, spontanea la domanda: che cosa rappresenta quella stella? Quale è stata e può essere nella nostra vita la stella che ci guida a Gesù e alla fede in Lui?


Accenno appena ad alcune risposte che, credo, troveranno riscontro nella nostra esperienza.


Una stella che ci ha guidato a Gesù è stata la testimonianza di persone che già credevano in lui e che abbiamo incontrato. Se oggi partecipiamo a questa S. Messa per la festa dell’Epifania è perché qualcuno ci ha parlato di Gesù e, possiamo dire, ci ha guidato fino a lui. Nessuno di noi è arrivato a sapere di Gesù e ad interessarsi a lui grazie solo ad una sua ricerca personale. Fin da piccoli siamo stati portati per mano davanti a lui.


Ecco, allora, che una stella luminosa sono gli educatori ‘ in primis i genitori ‘ che sanno testimoniare in modo convincente la loro fede. Per essi ho scritto, nell’Anno della fede, la Lettera pastorale intitolata: ‘Ho creduto, perciò ho parlato’. Se i ragazzi e i giovani fanno più fatica a credere è perché la luce della fede dei genitori e degli educatori che hanno accanto si è come affievolita e, per questo, li lascia disorientati nella loro vita. Hanno bisogno di avere accanto degli adulti che possono dire loro: ‘Io ho creduto per primo e per questo ti parlo’.


Una seconda stella che conduce a Gesù è la parola del Vangelo che lui stesso ha annunciato e che la Chiesa ha fedelmente custodito lungo i secoli. La fede cristiana si trasmette di generazione in generazione grazie alla predicazione del Vangelo. Dove questa si interrompe non si parla più di Gesù e le persone non possono più conoscerlo ed incontrarlo. Per questo, fin dal mio arrivo ad Udine, ho insistito sull’importanza dell’ascolto e della meditazione della Parola di Dio. Ogni anno offriamo anche un testo con delle schede che aiutino a leggere e meditare le pagine del Vangelo che vengono lette nella S. Messa della domenica.


 


C’è una terza stella a cui desidero brevemente accennare e che è indispensabile per giungere alla fede in Gesù. E’ una stella più intima e personale: la stella della propria coscienza. I Magi hanno seguito la stella inviata dal cielo perché avevano una coscienza profondamente onesta che detestava la falsità e cercava la verità anche a prezzo di grossi sacrifici, come fu il viaggio dal paese di origine a Betlemme.


Su quanto importante sia per ogni uomo la luce della propria coscienza, sarebbe necessario soffermarsi a lungo. Mi limito solo a ricordare che i primi compromessi, che portano poi un uomo a scelte sbagliate nella vita, avvengono nel segreto della propria coscienza. Si definisce la coscienza come ‘la voce di Dio’, Ed è vero perché ogni uomo nasce portando nel più profondo di se stesso l’esigenza di cercare e trovare la verità e su di essa orientare le scelte che determinano la propria vita. Purtroppo, la voce della coscienza può essere soffocata. Peggio ancora, si può arrivare a vivere senza più accorgersi che in noi c’è la voce della coscienza perché si vive ‘alienati’ da se stessi, sempre presi da voci esterne, senza più il desiderio di darsi dei tempi di raccoglimento interiore per fare un onesto esame di coscienza.


Quando, però, un uomo vive così non è più affidabile perché ci viene spontaneo fidarci solo di coloro che agiscono secondo coscienza, seguendo, cioè, quella luce che Dio ha posto in noi e che guida a cercare sempre la verità e l’onestà.


A mio parere, una delle cause della diminuzione della fede nella nostra società è la perdita di contatto con la propria coscienza. Incontra Gesù e si interessa a lui solo chi si pone domande serie dentro la propria coscienza; chi non accetta risposte a buon mercato ma cerca con profonda onesta la verità ed è pronto a non scendere a compromessi pur di trovarla e seguirla.


 


I Magi ci invitano a non perdere di vista la stella che guida a Gesù; la stella, prima di tutto della propria coscienza. Preghiamo lo Spirito di Dio perché ci renda onesti cercatori della verità, pronti ad accoglierla quando la incontriamo. E anche noi la incontriamo davanti a Gesù, meta del cammino di ogni uomo di buona volontà.