OMELIA NEL PRIMO GIORNO DELL’ANNO, GIORNATA MONDIALE DELLA PACE

01-01-2013


Care sorelle e fratelli,


iniziamo il nuovo anno civile 2013 sotto la protezione di Maria, Madre di Dio, e pregando per avere il dono della pace. Celebriamo, infatti, questa S. Messa in onore di Maria, venerandola con il titolo che la rende unica agli occhi di Dio e degli uomini: Madre del Figlio di Dio fatto uomo. Ricordiamo, poi, il primo giorno dell’anno come giornata mondiale della pace.


La Parola di Dio ci invita, prima di tutto, ad invocare la benedizione di Dio per avere la grazia della pace. Come Vescovo e Pastore faccio mie le parole di Mosè: ‘Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia splendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda la pace’. Facciamo il primo passo del nuovo anno sostenuti dalla speranza nonostante le legittime inquietudini e incertezze; è la speranza che sentono quanti sanno confidare nel Signore e nella sua provvidente benedizione.


Il dono di Dio della pace chiede, però, anche la nostra indispensabile collaborazione come ci ricorda il messaggio del Santo Padre per la Giornata mondiale della pace intitolato: ‘Beati gli operatori di pace’.


Il Papa ha scelto come tema del suo messaggio, inviato a tutti gli uomini di buona volontà, le parole di una delle otto beatitudini predicate da Gesù nel discorso della montagna.


Prima degli accordi nazionali e internazionali, prima di qualunque legge scritta sono necessari uomini e donne che siano ‘operatori di pace’, i quali spendono la loro vita per creare attorno a loro la tolleranza, l’accoglienza, il reciproco rispetto tra gli uomini.


Benedetto XVI elenca, nel messaggio, le principali ‘opere di pace’; le priorità su cui tutti dovremmo impegnarci per essere operatori di pace. Ne ricordo brevemente due.


Condizione imprescindibile per una convivenza pacifica tra i popoli è il rispetto della libertà religiosa. In nome della religione, anche nel 2012 sono stati commessi gravi atti contro la pace e il rispetto delle persone. Pochi giorni fa l’Osservatore Romano ha diffuso un dato impressionante: lo scorso anno sono stati uccisi almeno 105.000 cristiani a causa della loro appartenenza religiosa. Ancor più numerose sono, poi, le gravi forme di intolleranza contro la libertà di manifestare la propria fede cristiana.


La Chiesa cattolica, con la voce del suo Pastore, torna a chiedere il rispetto della libertà religiosa per i propri fedeli e per tutti i membri di altre religioni perché questo è un pilastro portante per edificare l’edificio della pace dentro l’umanità.


Guardando a casa nostra potremmo avere l’impressione di non avere forme di intolleranza a causa della religione. Non ci sono, forse, in modo clamoroso ma non mancano a livello di vita quotidiana. Più volte sento parlare della difficoltà che incontrano adulti e giovani a manifestare pubblicamente la loro fede e il loro impegno cristiano. Si trovano a pagare questa loro testimonianza come sottili forme di emarginazione, di sospetto, di denigrazione.


Non mancano neppure reazioni di difesa nei confronti di persone immigrate che professano una religione diversa da quella cristiana.


Preghiamo e impegniamoci perché il nostro Friuli sia esempio di vera libertà religiosa, riconoscendo sempre grande dignità ad una persona che manifesta con coerenza la propria fede.


 


Una seconda opera a favore della pace, ricordata dal Papa, è il sostegno alla famiglia. Nel Sinodo dei Vescovi dello scorso ottobre, dedicato alla Nuova Evangelizzazione, e insistentemente tornato l’invito ad impegnarsi per la famiglia. Mi ha colpito che i vescovi di tutti i contenenti indicassero questa come una priorità assoluta. Non è questo il momento per dilungarmi sull’importanza della famiglia, basata su legami stabili di amore e responsabilità reciproca.


All’inizio di un nuovo anno mi limito a far mio l’invito di Benedetto XVI a tenere l’impegno per le famiglie al primo posto in tutti i progetti e i programmi della Chiesa, della politica, di ogni istituzione sociale. Mentre si levano voci, anche motivate, a difesa dei diritti di persone che vivono altre forme di convivenza e di legami affettivi, avverto troppo silenzio attorno all’importanza decisiva della famiglia fondata sul rapporto stabile di amore e di vicendevole fedeltà tra marito e moglie e verso i figli che hanno generato.


Eppure mi chiedo come sia possibile pensare una società sana e forte se non è fondata sulla famiglia. Questo è ancor più vero per la Chiesa che ha nella famiglia, santificata dal sacramento del matrimonio, la prima forma comunitaria, fino a parlare di ‘chiesa domestica’.


Per chiarezza, desidero precisare che la Chiesa si sente impegnata ad accogliere e aiutare ogni persona e ogni situazione di sofferenza familiare; e sappiamo, purtroppo, quante ce ne siano anche nel nostro Friuli. Non è, però, contrario a questo spirito di accoglienza riaffermare che la Chiesa e la società civile hanno bisogno di famiglie che vivono con fedeltà la loro vocazione e che, per questo, hanno diritto e bisogno di essere stimate e sostenute in ogni modo.


 


Concludo ricordando un uomo e un Pastore che si è speso per creare nella Chiesa di Udine e in tutto il Friuli una cultura di pace. Un anno fa Dio chiamava a sé S. E. mons. Alfredo Battisti, indimenticato Vescovo. Credo che a buona ragione possiamo annoverarlo tra coloro che sono stati ‘operatori di pace’. Preghiamo per lui in questa S. Messa perché abbia ora la gioia eterna di sentire Gesù, suo Signore, che lo chiama ‘beato’ perché si è speso per la pace che lui ha portato con il Vangelo.