Omelia nella Santa Messa per il Voto cittadino (22 ottobre 2023)

29-10-2023

Cari fratelli e sorelle,

il voto cittadino che rinnoviamo in questa S. Messa ci riporta al 1555 quando i cittadini di Udine si trovarono minacciati dal morbo, allora incurabile, della peste. Assieme alle autorità religiose e civili, si strinsero attorno al loro santuario e alla venerata icona della Beata Vergine delle Grazie. Li sosteneva, per usare le parole di San Paolo della seconda lettura, la speranza ferma che Maria era con loro, una fede che li spingeva alla carità reciproca; una carità anche faticosa, perché bisognava stare accanto ai contagiati, non abbandonare i morenti e aiutarsi tutti in una solidarietà reciproca. In questo modo i nostri predecessori affrontarono quella grave minaccia al dono più prezioso che avevano: il dono della vita.

Alleati con fede a Maria, Madre di Dio, si sostennero per difendere la vita di ognuno e per accompagnare verso la vita eterna gli incurabili perché non si sentissero abbandonati, ma sostenuti da braccia e cuori compassionevoli mentre si avvicinava la morte.

Anche oggi assistiamo a gravi minacce al dono sacro della vita umana. Il rinnovo del voto cittadino ci chiama a schierarci ancora unanimemente a salvaguardia di questo dono che viene dall’amore creatore di Dio Padre.

Abbiamo tutti negli occhi e nel cuore le tragiche immagini delle violenze che sono dilagate e ancora stanno dilagando su quella terra che per noi è “santa”. Ci inquieta in particolare quel voler infierire su vittime inermi con la deliberata volontà di sfregiare ogni loro dignità; con il gusto di fare il male, che non può che essere diabolico. Come ho già affermato nella veglia di preghiera per la pace di martedì scorso in cattedrale, l’autore principale, anche se invisibile, di tante atrocità è satana. Egli ha in odio la vita perché è per natura omicida e trova alleati in menti e cuori ottenebrati dal male.

A questa opera del maligno che può arrivare anche nei nostri quartieri, possiamo e dobbiamo resistere mantenendo nella nostra città un’oasi di rispetto della vita e della dignità di ogni persona. Deve essere un impegno di tutti; di quanti siamo nati in queste terre e di coloro che sono giunti tra noi venendo da terre, da religioni e culture diverse e che abbiamo accolto e aiutato in fiducia.

Mi permetto una parola anche in riferimento ad un altro fronte sempre aperto ed attuale sulla tutela della vita. Mi riferisco al giusto rispetto della vita di ogni persona dal suo nascere al suo naturale concludersi con la morte fisica. È un argomento di attualità anche nella nostra Regione e nella nostra città, con mozioni e proposte che chiedono sia garantito per legge quello che viene definito “il suicidio assistito”. Sulla valutazione morale di tale pratica noi vescovi delle diocesi del Triveneto stiamo per offrire un pacato contributo di riflessione con un documento che uscirà nei prossimi giorni.

Cito poi Papa Francesco che in un’udienza in occasione della giornata del malato si è espresso, in proposito, con accorata chiarezza. Ha invocato la diffusione delle cure palliative e ha definito “immorale” l’accanimento terapeutico. Contemporaneamente ha aggiunto: «Dobbiamo accompagnare alla morte ma non provocare la morte o aiutare qualsiasi forma di suicidio. Ricordo che va sempre privilegiato il diritto alla cura e alla cura per tutti, affinché i più deboli, in particolare gli anziani e i malati, non siano mai scartati. Infatti la vita è un diritto, non la morte, la quale va accolta, non somministrata».

Alle riflessioni dei vescovi e alle parole del Santo Padre aggiungo la mia preghiera invocando lo Spirito Santo in particolare su coloro che hanno responsabilità politiche e amministrative. Abbiano una coscienza forte e illuminata, che non si lasci condizionare da piccoli interessi di partito o da argomentazioni superficiali veicolate da informazioni unilaterali. Qualunque siano le valutazioni in merito si deve avere coscienza che la posto in gioco è molto delicata e molto grave perché non c’è valore più grande che quello della vita di una persona. C’è di mezzo anche il senso e lo scopo della professione di coloro che si dedicano alla cura e non alla soppressione della vita delle persone.

Le valutazioni della Chiesa, espresse autorevolmente dal Papa e dai vescovi, sono un’offerta di dialogo per il bene comune di una società che ha sulla dignità della persona il pilastro della sua civiltà.

Mentre rinnoveremo davanti all’icona della Vergine delle Grazie il voto cittadino, preghiamo perché la nostra cara Udine sia una cittadella dove si promuove la vita, il rispetto di ognuno e la pace.