OMELIA NELLA SANTA MESSA IN OCCASIONE DEL VOTO CITTADINO

26-10-2014
Cari fratelli e sorelle,
la Beata Vergine delle Grazie ci ha riuniti anche quest’anno per venerarla e pregarla nel suo santuario e per rinnovare il voto che l’intera città di Udine a lei rivolse nei secoli passati e sempre ha ricordato. Questo santuario, posto nella più grande piazza cittadina, resta un polmone di spiritualità in cui tante persone continuano a rifugiarsi. In esso si respira un clima di materna accoglienza che si diffonde dall’antica icona della Vergine Maria e di suo Figlio Gesù che ella tiene in braccio e nutre.
I nostri frati Servi di Maria, che colgo l’occasione per ringraziare a nome della diocesi e della città, sono testimoni di quante persone continuino a frequentare questo luogo santo per trovare un momento di pace del cuore, per poter aprire le sofferenze della loro coscienza e invocare il perdono di Dio, per mettere davanti alla Madre una supplica per se stessi o per qualche persona cara.
Questa sera preghiamo perché si rinnovi nella nostra città il miracolo delle nozze di Cana che abbiamo ascoltato nel brano del vangelo. Gli invitati a nozze facevano festa senza far tanto caso che tra di loro ci fossero anche Maria e Gesù con i suoi discepoli. I protagonisti della festa sembravano gli sposi, i loro genitori, parenti e amici. Viene, però, a mancare il vino e la festa rischia di avere un triste epilogo fra amarezze e recriminazioni verso gli sposi e gli organizzatori. In quel momento la protagonista principale diviene Maria che sa bene cosa fare; chiama i servi e li indirizza verso l’unico che poteva dare vino nuovo e rianimare la festa. Li indirizza verso suo Figlio Gesù dicendo: “Obbedite a quello che vi dirà”. Gesù chiede ai servi di fare un gesto umanamente senza senso: portare acqua al posto del vino. Ma quando il maestro di mensa assaggia, trova vino e della migliore qualità che può far distribuire rianimando la festa.
Gli invitati di quella festa di nozze ci rappresentano tutti perché anche noi abbiamo avuto e abbiamo la tentazione di pensare che possiamo vivere bene e far festa dimenticandoci di Gesù e di Maria; come se non ci fossero, come se non ne avessimo bisogno.
Ma non ci basta il vino e sentiamo che la festa si rovina e si trasforma in preoccupazione e recriminazioni. Il vino buono che ha dato gusto e speranza alla vita della città di Udine è stato quello del Vangelo di Gesù, trasmesso dalla grande tradizione della Chiesa di Aquileia.
Se non andiamo più a dissetarci a quel vino, a quelle Parole di Vita eterna, i nostri pensieri diventano incerti e confusi. Cominciamo a fare confusione sul senso della vita, dell’educazione, della famiglia, dell’amore, della morte.
Come ai servi, Maria ripete anche a noi: “Fate quello che lui vi dirà”. E Gesù ci dice: “Portatemi la vostra acqua, il vostro cuore che ha bisogno di speranza, la vostra mente che cerca luce per capire dove orientare la vita personale e sociale. E’ ancora a disposizione il vino buono del mio Vangelo”.
Come Vescovo, ho cercato di offrire un po’ di questo vino buono con la mia lettera pastorale “Rimanete nel mio amore”, dedicata all’anno della carità che stiamo vivendo in tutta la diocesi.
Ascoltiamo la voce della Madre e la Parola di Gesù perché ne abbiamo urgente bisogno.
 
Alla Vergine delle Grazie consacro, in questa S. Messa, tutta la nostra città perché la protegga e il suo sguardo di misericordia tocchi i nostri cuori.
Consacro a lei le tante famiglie che hanno bisogno del vino buono del Signore per rimanere unite in questi tempi in cui politica e l’economia troppo poco pensa a loro; e forse non è casuale un certo velo di silenzio calato sulla famiglia.
Consacro a Maria i nostri bambini e ragazzi che sono il futuro di Udine; futuro incerto se non sosteniamo la speranza dei genitori nel generare e nell’educare i figli.
Alla Madre nostra affido le tante sorelle e fratelli anziani perché solo lei può visitare i loro cuori stanchi dopo un lungo percorso nella vita.
Affido, infine, tutti i nostri amministratori del bene comune perché in questo momento difficile grava sulla loro coscienza una responsabilità che può fare tremare mente e cuore. E’ una responsabilità che mi sento, per la mia parte, di condividere anch’io con loro. Prego perché lo Spirito del Signore ci illumini. Non ci è permesso di sbagliare quando sono in gioco i fondamenti della dignità della persona, dell’amore vero, della solidarietà sociale.
Faccio mie le parole della tradizionale supplica: “Madonna pietosa, Madre orante, noi ci rivolgiamo a te; il tuo intervento sorregga la nostra supplica; per noi, per i nostri cari, per tutti i fratelli e sorelle di fede per ogni uomo, la tua misericordia ottenga salvezza”.