Omelia nella Santa Messa di S. Francesco di Sales, patrono dei giornalisti

23-01-2015
 La festa di S. Francesco di Sales, Patrono dei giornalisti, ci offre anche quest’anno l’occasione di questa S. Messa che celebro per tutti coloro che nel nostro territorio hanno la delicata professione di usare i potenti mezzi della comunicazione sociale.

Secondo tradizione, il Santo Padre ha offerto un suo messaggio che ha come titolo: “Comunicare la famiglia: ambiente privilegiato dell’incontro nella gratuità dell’amore”.
Rinviando alla lettura completa del messaggio, mi limito a qualche sottolineatura tra le tante contenute nel testo di Papa Francesco.
 
Mi soffermo, in particolare, sulla prima parte del titolo del messaggio: “Comunicare la famiglia”. È un invito forte a parlare della famiglia, quasi ci fosse nei mass media un deficit di comunicazione nei confronti della realtà famigliare. La Chiesa cattolica ha posto la famiglia al centro delle proprie attenzioni dedicando ad essa due successivi Sinodi dei Vescovi.
 
C’è identica attenzione anche nella società civile e nei mass media? A prima vista verrebbe da dare una risposta affermativa. È un tema che torna in modo, a volte, persino altisonante; pensiamo, ad esempio, al dibattito sull’opportunità di riconoscere anche a coppie dello stesso sesso la definizione di famiglia.
In merito all’attenzione riservata alla famiglia mi permetto due osservazioni.
 
Noto, prima di tutto, una evidente selettività nella comunicazione. Mentre, ad esempio, ha spazio considerevole il tema appena ricordato e che merita attenta riflessione, vedo un diffusa amnesia verso tante famiglie formate da padre e madre e figli legati da un amore fedele e indissolubile, spesso consacrato dal sacramento del matrimonio.
Esistono molte di queste famiglie e per il fatto che esistono avrebbero diritto che anche le loro storie fossero raccontate. Meriterebbero maggiori attenzioni perché ad un qualunque onesto osservatore non può sfuggire quanto sia lungo l’elenco dei benefici che esse portano a tutta la società.
 
La seconda osservazione riguarda il rischio di strumentalizzazione. È difficile togliersi l’impressione che il tema della famiglia, con tutti i suoi addentellati, sia spesso proposto da persone ed organizzazioni che sono mosse da altri fini. Temi delicati come la differenza sessuale, la serietà del patto coniugale tra uomo e donna, le generazione dei figli e la loro educazione, sono non raramente affrontati in modo unilaterale e aggressivo. Questo modo non nasconde, forse, l’affermazione di altri interessi di natura politica, economica, ideologica che Papa Francesco ha coraggiosamente denunciato parlando apertamente di “colonizzazione ideologica”?
 
Già altre volte, con sofferenza, ho affermato che non si può speculare sui valori fondamentali pena il declino morale, spirituale e culturale di una società. La cellula famigliare, formata da padre, madre e figli, è un valore, anzi una sorgente di vita e di amore essenziale. Non può essere banalizzata né offesa, ma va sostenuta con un rispetto quasi religioso.
 
Concludo, attirando l’attenzione sulla pennellata di grande delicatezza con cui Papa Francesco inizia il suo messaggio. Richiama l’episodio evangelico nel quale Maria, che dopo l’Annunciazione, va a visitare la cugina Elisabetta che era al sesto mese di gravidanza e portava nel grembo Giovanni Battista. Quando il saluto di Maria arriva agli orecchi di Elisabetta il bambino sussulta di gioia nel suo grembo, condividendo la gioia della mamma.
 
Commenta il Papa: “Questo episodio ci mostra la comunicazione come un dialogo che si intreccia con il linguaggio del corpo … Il grembo che ci ospita è la prima scuola di comunicazione, fatta di ascolto e di contatto corporeo, dove cominciamo a familiarizzare con il mondo esterno in un ambiente protetto e al suono rassicurante del battito del cuore della mamma … È un’esperienza che ci accumuna tutti, perché ciascuno di noi è nato da una mamma”.
 
Interessi tecnico-scientifici (e, purtroppo, economici) stanno ipotizzando e realizzando vie per far nascere un bambino che siano alternative al grembo della propria mamma naturale. Le parole di Papa Francesco sono un richiamo forte a rispettare i diritti del bambino e a non turbare le sue prime esperienze di comunicazione con il mondo nel quale la mamma lo introduce dopo averlo chiamato alla vita.
 
Prego lo Spirito di Dio perché coloro che sono impegnati nella comunicazione sociale abbiano nel cuore questa sensibilità e questa onestà umana e intellettuale.