torniamo per qualche minuto sulla pagina del Vangelo che ci è stata appena letta e nella quale l’apostolo Giovanni racconta gli avvenimenti del giorno di Pasqua, dei quali era stato testimone oculare. Proprio lui, infatti, era corso con Pietro al sepolcro di Gesù dopo aver sentito da Maria di Magdala la notizia: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto”.
Dopo aver lasciato la precedenza a Pietro, Giovanni entra nella stanza del sepolcro scavata nella roccia e riassume la sua reazione in due verbi: ‘Vide e credette’.
Ci dice quello che vide: i teli che avvolgevano il corpo di Gesù erano rimasti sul posto come afflosciati e il sudario, che avvolgeva il capo, avvolto a parte. Non vede i segni di un corpo portato via ma di un corpo che sembrava uscito lasciando lì, senza scomporli i teli e le bende che lo avvolgevano. Vedendo questo l’apostolo non pensò ad ipotesi di un trafugamento di cadavere ma intuì di trovarsi davanti ad un evento unico e umanamente impensabile: credette che Gesù aveva lasciato il luogo e le fasciature di morte perché era risorto.
Lo aveva preannunciato avvertendo per tre volte i discepoli che sarebbe stato messo a morte e il terzo giorno sarebbe risorto.
Loro, però, non avevano capito cosa intendesse Gesù parlando di risurrezione dai morti. Ora, dentro il sepolcro vuoto, Giovanni ricordò quelle parole di Gesù, capì che lo avrebbe incontrato ancora perché era passato oltre la morte e credette in lui.
Uscito da quel sepolcro, per l’apostolo che Gesù amava era cambiata la vita ed era cambiato il mondo perché si era accesa una nuova speranza. Da quel momento aveva un solo obiettivo da raggiungere: quello di incontrare Gesù risorto che alle donne aveva chiesto di avvisare i suoi discepoli di raggiungerlo in Galilea, dove avevano vissuto assieme per quasi due anni.
Voleva incontrarlo, riaprire la sua amicizia con Lui, affidarsi totalmente a Lui perché aveva capito che finalmente aveva trovato il Salvatore. Credette in Gesù che gli mostrava di aver in sé uno Spirito di vita che nessuna violenza mortale era riuscita a soffocare. Era lo Spirito dell’Amore di Dio che lo aveva guidato ad accogliere tutti senza condizioni, ad assorbire su di sé gli insulti del male che inquina i cuori degli uomini, a perdonare chi lo odiava ciecamente fino a spaccargli il cuore.
Uscendo dal sepolcro vuoto, Giovanni capisce e crede che lo Spirito dell’Amore ha vinto e ha ricreato a vita nuova il corpo crocifisso di Gesù. Intuisce che il suo Maestro e Signore ha aperto un nuovo modo di vivere e di morire: vivere e morire non per la distruzione nel sepolcro ma per la vita eterna.
Egli spera, ora, di entrare a sua volta in questo nuovo modo di vivere e di morire; per questo andrà a cercare Gesù in Galilea. Lo cerca perché gli comunichi il suo stesso Spirito dell’Amore che ha la potenza di soffiare dentro le tombe e ricreare a vita nuova i corpi morti, di trasformare i cuori rendendoli capaci di un amore senza condizioni, più forte di qualunque male.
Gesù risorto soffierà dentro il cuore di Giovanni e degli altri apostoli proprio il suo Spirito Santo dell’Amore e saranno uomini nuovi, uomini della speranza anche di fronte al martirio.
Egli continua a soffiarlo sempre dentro la sua Chiesa e, come ho scritto nel messaggio pasquale, ne abbiamo avuto una prova proprio in questi due mesi. La Chiesa cattolica ha dato prova di risorse di rinnovamento profondo a cominciare da quelli ‘ che in linguaggio politico ‘ potremmo definire i vertici istituzionali: i Papi Benedetto XVI e Francesco e il Collegio dei Cardinali.
Essa patisce e non nasconde tante miserie e debolezze umane; a volte così pesanti da far presagire, da parte di commentatori sociali e politici, un suo ineluttabile declino. Se dovesse far ricorso alle sue risorse umane, il declino della Chiesa sarebbe già segnato e non da ora.
Invece, cominciando dall’umile e straordinario gesto di rinuncia di Benedetto XVI del suo ministero petrino, si è avvertito nella Chiesa uno spirito di novità inattesa sfociata nella scelta, da parte dei Cardinali di tutto il mondo, di Papa Francesco.
E’ lo Spirito dell’Amore di Dio che a Pasqua ha rigenerato il corpo crocifisso e fisicamente irrecuperabile di Gesù. E continua a ringiovanire la Chiesa, nonostante le pesantezze umane, risvegliando in essa la novità del Vangelo.
In questa Pasqua, preghiamo con umile sincerità perché lo Spirito dell’Amore di Gesù entri anche in noi e rigeneri i nostri pensieri, interessi, desideri, sentimenti. L’amore di Gesù rende nuovi e chi è nuovo nel cuore sorprende chi gli è vicino anche se da decenni vive con lui. Questo è lo spirito della Pasqua che auguro a tutti voi.