La festa di S. Francesco di Sales ci porta a ricordare i mezzi di comunicazione sociale e quanti, a vario titolo, lavorano nel mondo dei mass media.
S. Francesco di Sales, infatti, è stato scelto dalla Chiesa come patrono dei giornalisti per la grande capacità che questo santo ebbe di comunicare e per l’efficacia del suo comunicare attraverso lo scritto. Alcune sue opere ebbero uno straordinario successo editoriale. Furono di riferimento per la formazione delle coscienze del tempo e rimangono di inalterata attualità.
Come in tutte le diocesi, celebro anch’io questa S Messa per i giornalisti e per tutti gli operatori della comunicazione sociale, specialmente per i presenti e per quanto lavorano nel nostro territorio. Li affido all’intercessione del loro grande Patrono.
Chi opera nei mezzi di comunicazione sociale è spesso oggetto di critiche e recriminazioni. Frequentemente ci si trova coalizzati nel parlar male dei giornalisti e dei mass media; magari non sempre a torto.
Credo, però, che prima di tutto quanti lavorano per la comunicazione sociale abbiamo bisogno di sostegno e, anche, di preghiera perché riescano a fare nel modo migliore il loro lavoro; un lavoro particolarmente importante e delicato per la sua ricaduta sociale.
Non occorre spendere parole per descrivere l’importanza che hanno i mezzi di comunicazione. La terribile catastrofe che ha colpito in questi giorni la popolazione di Haiti ha messo in moto una straordinaria azione di solidarietà e di soccorso grazie prima di tutto al servizio puntuale e coinvolgente dei mezzi di comunicazione di tutto il mondo.
Solo 50 anni fa questo devastante terremoto sarebbe rimasto per molti un avvenimento lontano se non sconosciuto a causa della scarsità e debolezza dei mass media.
Contemporaneamente, è evidente quanto sia sempre più delicato l’uso degli strumenti della comunicazione sociale. Essi, ad esempio, rischiano di diventare una specie di pubblico tribunale che espone persone e avvenimenti al giudizio dell’opinione pubblica. Questo giudizio è diventato più importante di quello dei tribunali reali se non della stessa coscienza personale.
Per i motivi a cui ho solo alluso, i giornalisti e gli operatori del mondo della comunicazione hanno bisogno di aiuto e di preghiera.
Varie sono le qualità e le competenze che si richiederebbero ad un buon giornalista sia della carta stampata che degli altri strumenti di comunicazione pubblica.
Ricordo l’importanza di una buona formazione culturale, La cultura, infatti, allarga gli orizzonti della conoscenza e aiuta ad una interpretazione più profonda e critica degli avvenimenti della cronaca e della storia delle persone e di una società.
Non mi soffermo, però, su questo discorso. Aggiungo, piuttosto, che coloro che hanno l’opportunità di usare per professione i mezzi di comunicazione sociale avrebbero bisogno anche di una ricca spiritualità.
Per spiritualità intendo la capacità di vivere dentro la propria anima grazie al raccoglimento interiore; la capacità di conoscere se stessi con onestà e di abitare la propria coscienza per riconoscere quali sono le convinzioni e i criteri di valutazione del bene e del male che ci guidano nelle diverse situazioni; infine, l’apertura a Dio nella preghiera per avere la luce della vera sapienza che permette di capire a fondo fatti e persone.
Chi coltiva una tale spiritualità sa accostare le persone con il dovuto rispetto per la loro dignità; sente l’impegno etico di capire e trasmettere la verità degli avvenimenti senza distorsioni preconcette; avverte in sé il giusto pudore nel raccontare quanto succede, pur nel diritto all’informazione.
Queste sono importanti qualità morali per un operatore della comunicazione sociale. Ed esse affondano le loro radici nella sua spiritualità che ogni uomo è chiamato a coltivare nel suo cuore e che, a mio parere, determina la vera qualità di una persona.
La mia preghiera, offerta a Dio per intercessione di S. Francesco di Sales, chiede allo Spirito Santo per voi e per tutti i giornalisti e operatori della comunicazione sociale il dono di una spiritualità profonda entro la quale si formi e si rinnovi una coscienza morale che porta a fare del lavoro di giornalista un autentico servizio alla verità e al bene comune di una società.