Omelia in occasione delle esequie di don Pierluigi Di Piazza (17 maggio 2022)

17-05-2022

Cari Fratelli e Sorelle,

siamo riuniti per offrire al nostro don Pierluigi l’ultimo dono che sarà a lui gradito: la nostra preghiera di suffragio. Con questa Santa Messa di esequie lo uniamo a Gesù e al suo sacrificio perché sia lui a consegnarlo all’infinita misericordia di Dio Padre.

Il male mortale che lo ha colto è arrivato inatteso per noi e, credo, anche per lui; è arrivato, come dice Gesù nel Vangelo, al modo di un ladro che porta via il tempo e l’esistenza terrena.

Anche in questa prova estrema, don Pierluigi ci ha lasciato testimonianza di grande forza d’animo e di profonda fede e speranza cristiana. Possiamo intuire che il travaglio interiore che si è trovato ad affrontare sia stato non poco impegnativo. Questo lo sa il Signore che scruta le profondità della mente e del cuore di ogni uomo e, forse, lo sa qualche persona che è stata particolarmente vicina a don Pierluigi nel tempo della sua malattia. Quello che noi abbiamo potuto vedere è che non ha ceduto a stati d’animo di abbattimento e di chiusura in se stesso. Al contrario, si è comportato come il servo fedele che porta avanti il compito ricevuto da Dio fino all’esaurimento delle sue energie. È rimasto in mezzo alla sua comunità celebrando l’eucaristia, i funerali, i battesimi finché le ultime forze glielo hanno permesso. Quando, poi, ha percepito che era giunta la fine ha chiesto il sacramento dell’unzione degli infermi che lo ha unito ancora di più a Gesù morto e risorto e lo ha sostenuto nel misterioso passaggio della morte.

Questa forte testimonianza di fede e di speranza di don Pierluigi sostiene in questo momento la nostra preghiera per lui; come l’ultimo dono di amicizia, di riconoscenza e d’amore che vogliamo offrirgli. La nostra preghiera comunitaria è un dialogo che supera anche la barriera della morte e ci permette di accompagnare don Pierluigi nel suo incontro faccia a faccia con Gesù al quale si era totalmente appassionato fino a consacrare a lui e al suo Vangelo tutto se stesso nel sacerdozio.

Per questa Santa Messa di esequie mi sono state suggerite le due letture della Sacra Scrittura che don Pierluigi aveva scelto per la sua prima Messa di novello sacerdote; aveva allora 28 anni. Ho accolto subito la proposta perché in queste Parole di Dio che abbiamo ascoltato possiamo riconoscere il programma di vita per il quale don Pierluigi ha speso 47 anni di ministero sacerdotale, di cui più di 40 donati alla sua comunità di Zugliano.

Al giovane Geremia, spaventato per la chiamata di Dio ad essere suo profeta, Dio risponde: “Non aver paura. Io metto le mie parole sulla tua bocca. Tu vai ad annunciarle a coloro a cui ti manderò”.

Don Pierluigi sentì sua la vocazione di Geremia e – probabilmente con qualche tremore per la giovane età e la grandezza della missione – nell’ordinazione presbiterale accolse, con tutto se stesso la chiamata ad essere profeta della Parola di Dio, del Vangelo di Gesù.

Si dedicò a questa missione coltivando una preferenza; la preferenza che Gesù proclamò nella sinagoga di Nazareth: “Mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri”. Da buon servo del Signore e del Vangelo, don Pierluigi fece proprio l’amore particolare di Gesù per i poveri; per coloro che erano disagiati economicamente, fisicamente e socialmente.

A loro si dedicò con preferenza particolare sia con le parole che con le opere come testimonia il “Centro Balducci”, sua eredità per tutta la nostra diocesi e nel quale stiamo celebriamo la Santa Messa di esequie per lui.

Gesù conclude il suo intervento nella sinagoga di Nazareth proclamando: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”. Illuminati dalla fede e dalla speranza possiamo credere che anche don Pierluigi, mentre si trova faccia a faccia con il suo Dio, possa ripetere le stesse parole di Gesù: “Ho compiuto la Parola che mi avevi consegnato. Ho dato la vita per il Vangelo che mi avevi messo nel cuore e sulla bocca”. Umanamente ci vien da dire che don Pierluigi avrebbe avuto ancora tante opere da compiere ma nella fede sappiamo che solo il Signore conosce i tempi dell’uomo. Importante è poter riconsegnare la nostra esistenza al Padre dicendo: “Ho compiuto la Parola che mi avevi consegnato e per la quale mi avevi consacrato”. Per come lo abbiamo conosciuto, possiamo testimoniare che in questo modo don Pierluigi ha concluso il suo pellegrinaggio terreno. E noi lo raccomandiamo a Dio con la nostra preghiera perché possa ricevere in premio eterno la beatitudine proclamata nell’Apocalisse: “Beati i morti che muoiono nel Signore. Sì, essi riposeranno dalle loro fatiche, perché le loro opere li seguono”.