Omelia in occasione delle esequie di don Marino Paiani

06-12-2013
(Sap 3,1-9; Lc 12,35-40)

 

Eccellenza, cari sacerdoti e fedeli,

d. Marino Paiani ci ha lasciati quasi in punta di piedi, con quella serena discrezione che traspariva sempre dal suo sorriso e dalla sua persona. Come abbiamo ascoltato nella parabola evangelica, il Signore Gesù è passato e ha preso con sé il suo servo fedele. Abbiamo la consolante certezza che d. Marino non è stato colto di sorpresa come da un ladro che entra e ti ruba la vita. Da tempo egli si era preparato e anche il giorno prima aveva fatto la santa comunione con il Corpo del Signore. Gesù è certamente giunto all’improvviso,  ma crediamo e speriamo che d. Marino abbia avuto la grazia finale di riconoscerlo subito con gioia come il suo Signore per il quale aveva dato la vita e 63 anni di sacerdozio. Non può esistere grazia più grande perché apre alla comunione eterna con Gesù risorto, con Dio Padre e con tutti i santi.

Ho scelto per questa santa Messa di esequie del carissimo d. Marino la parabola in cui Gesù chiama beati i suoi servi fedeli e li ricompensa con la gioia eterna al termine del loro pellegrinaggio terreno. Per quanto l’ho conosciuto in questi anni, mi è sembrato che questo nostro sacerdote abbia vissuto proprio questa pagina del vangelo con grande intensità e generosità di cuore.

Molti di voi sacerdoti e, specialmente, di voi cristiani di Enemonzo e di Preone potreste aggiungere tanti altri ricordi e motivi di riconoscenza verso d. Marino.

Personalmente, fin dal mio primo incontro con lui, ho avuto l’immagine del servo fedele; quello di cui ci ha parlato Gesù. Già aver vissuto tutti i 63 anni di sacerdozio nella stessa parrocchia di Enemonzo e 30 anche in quella di Preone, ci parla di una straordinaria fedeltà, quasi unica. Si dice che il vescovo e il sacerdote sposano la Chiesa e, in particolare, la comunità cristiana che viene a loro affidata. D. Marino ha sposato la sua comunità cristiana con un amore forte, stabile, veramente indissolubile.

Nonostante i tanti anni di ministero nelle stesse parrocchie non ha mai dato segni di stanchezza e di voglia di cambiare; sentimenti che umanamente potevano essere comprensibili. Chi lo ha frequentato ha sempre trovato in lui quella serenità d’animo, cordialità e sorriso contagioso che mettevano a proprio agio le persone.

Cosi pure non è mai diminuita la passione per la parrocchia alla quale si è dedicato con la costanza proprio del servo fedele a cui non interessano riconoscimenti o cose straordinarie perché ha imparato l’amore vero che è senza fronzoli e quotidiano.

Come sacerdote si è sempre sentito molto legato ai confratelli per un rapporto profondo creato dallo stesso sacramento ricevuto. Ha vissuto questo amore fraterno partecipando sempre ai momenti di incontro nei quali ha sempre contribuito a smussare tensioni e a creare comunione grazie alla sua amabilità spontanea e al suo sorriso delicato.

Queste belle doti umane e sacerdotali di d. Marino nascevano dalle profondità del suo cuore nel quale al centro c’è stata  la fede, il rapporto di amore con Gesù che lo aveva voluto al suo servizio e l’amore per la Chiesa. Questa spiritualità profonda, anche se umile, aveva creato in d. Marino una autentica  finezza spirituale nel capire e guidare le coscienze. Per questo era ricercato come confessore dai fedeli e, per anni, anche dalle comunità delle suore.

Ha trovato un aiuto non solo affettivo e materiale, ma anche di sintonia spirituale,  nella sorella Iside che sempre gli è stata vicino collaborando anche al suo ministero e alla vita della parrocchia. Ad Iside, in questo momento di dolore, va la nostra più affettuosa vicinanza unita ad una sincera e condivisa riconoscenza per quanto ha fatto per d. Marino e per le necessità delle persone e della parrocchia. Dio la ricompensi.

Il brano del libro della Sapienza che abbiamo ascoltato iniziava con una dichiarazione che riempie il cuore di speranza: “Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio”. Pregando, in questo momento, per d. Marino ci sentiamo il coraggio di dire a Dio Padre che lo accolga perché la sua è stata l’anima di un giusto. Chiediamo per lui la grazia finale che è contenuta sempre nelle parole ispirate: “Dio lo ha provato e lo ha trovato degno di sé.. lo ha saggiato come oro nel crogiuolo e lo ha gradito come un olocausto”.

E d. Marino con il suo cuore buono interceda per i cristiani di Enemonzo e Preone che ha conosciuto fin da bambini e per i vescovi e i sacerdoti della sua Chiesa per cui si è speso fino alla fine.