Omelia in occasione delle esequie di don Giovanni Stocco (12 agosto 2019)

12-08-2019

Cari fratelli e sorelle,

ci siamo riuniti attorno all’altare del Signore e ci siamo stretti vicino al corpo mortale del caro don Giovanni Stocco. Celebriamo la S. Messa di esequie in suffragio della sua anima  in questa chiesa parrocchiale di Clauiano che è stata veramente la “sua” chiesa perché è stata il luogo sacro in cui don Giovanni per ben 53 anni ha pregato e vi ha accolto, cari fedeli di Clauiano, per guidarvi nella preghiera e nella celebrazione dei sacramenti e per educarvi alla vita cristiana.

Ora è giunto anche per don Giovanni il momento in cui, come abbiamo sentito nel Vangelo. il Signore è passato e ha preso con sé il suo servo fedele.

Se guardiamo il percorso della sua vita possiamo con verità riconoscere che questo caro sacerdote è stato un servo fedele di Dio e della Chiesa. Dei 90 anni di esistenza terrena, che la Provvidenza gli ha assegnato, ben 64 li ha consacrati totalmente al Signore e al servizio dei fratelli nel ministero sacerdotale.

Nei primi 10 anni dopo l’ordinazione è stato mandato dal vescovo come vicario parrocchiale  in diverse parrocchie: Palazzolo, Madonna di Buia, Varmo, Ontagnano. Ed è giunto, infine, come parroco a Clauiano dove ha consumato tutto il resto della sua vita con 12 anni anche di parroco di Trivignano.

Ho avuto la possibilità di conoscerlo più personalmente quando, alcuni anni fa, è venuto a trovarmi con mons. Angelo Del Zotto, vicario foraneo, per farmi conoscere, con tanta sincerità, che le forze non gli permettevano più di svolgere pienamente il suo compito di parroco. Vedevo, però, che per lui era un grande dispiacere lasciare Clauiano per cui gli ho proposto di rimanere come parroco in solidum con mons. Del Zotto che si assumeva la responsabilità di parroco moderatore.

Mi ha tanto ringraziato ed ha continuato ad esercitare il suo ministero con fedeltà e passione finché le forze lo hanno sorretto. Ultimamente è iniziato l’inevitabile declino fisico  che lo ha portato ad una prolungata agonia prima di consegnare a Dio la sua anima.

Desidero in questo momento ringraziare di cuore tutti coloro che hanno accompagnato con affetto e carità don Giovanni specialmente nel suo ultimo tratto di vita. Ringrazio mons. Del Zotto che gli è stato vicino come un fratello, i familiari, tanti parrocchiani di Clauiano e, in modo tutto particolare, la famiglia Marino che lo ha accolto e assistito fino alla fine.

Negli incontri che ho avuto con don Giovanni ho conosciuto le sue belle qualità umane e sacerdotali che voi, fedeli di Clauiano, certamente avete conosciuto molto meglio di me.

Il suo sorriso semplice e sincero faceva sentire verso di lui una immediata simpatia. Al sorriso si aggiungeva la battuta sempre serena e scherzosa anche su di sé.

Traspariva in lui un cuore buono e umile, senza falsità. Si prendeva a cuore – a volte anche con troppo coinvolgimento – le situazioni delle persone e le necessità della comunità.

Credo che si possa dire che don Giovanni sapeva voler bene come fratello e come pastore vivendo il mezzo al gregge a lui affidato e, per usare un’espressione di Papa Francesco, facendo suo l’odore del gregge.

In questa sua dedizione alle persone e alla comunità, era sostenuto da una fede robusta e ben radicata nel suo cuore. Era una fede semplice come il suo carattere ma ben coltivata nella preghiera. Questa fede vi ha trasmesso, cari fedeli di Clauiano, perché la conserviate viva per voi e per i vostri figli.

Ora, come abbiamo sentito da san Paolo, la dimora terrena di don Giovanni si è consumata del tutto, come una tenda logorata dal tempo e dalle intemperie. Noi preghiamo perché “riceva da Dio un’abitazione, una dimora non costruita da mani d’uomo, eterna, nei cieli”.

Dio Padre guardi alla fede sincera e all’animo buono e semplice di don Giovanni e lo accolga tra le sue braccia, per intercessione della Vergine Maria.