Cari Fratelli e Sorelle,
ho scelto per la Santa Messa di esequie del nostro don Elio Nicli la parabola evangelica delle dieci vergini perché mi sembra ci auti ad entrare nell’anima profonda della sua vita sacerdotale. In questo momento mi immagino che don Elio, attraverso la morte fisica, si sia unito alla compagnia delle cinque vergini sagge che, con la lampada accesa, entrano assieme allo Sposo alla festa di nozze.
Quella lampada, che le vergini portano in mano, rappresenta la luce della fede cristiana che don Elio si è impegnato a tenere sempre bene accesa durante i suoi 58 anni di ministero sacerdotale. E’ stata questa la passione più grande che coltivava nel cuore, che nutriva la sua spiritualità e che ha cercato di trasmettere a tutti coloro che hanno avuto rapporti con lui.
Ha sentito come compito fondamentale, ricevuto al momento dell’ordinazione presbiterale, quello di conservare e di far conoscere le autentiche verità della fede rivelate da Gesù Cristo, trasmesse dagli apostoli e conservate dalla Tradizione secolare della Chiesa. Questo impegno gli è costato anche sofferenza perché si rendeva conto che viviamo un tempo di confusione anche sulle verità principali della fede cristiana che per lui erano veramente tutta la sua vita e ciò che di più bello poteva donare ai fratelli attraverso il suo ministero.
Tenendo alta nella sua vita la lampada accesa della fede cristiana, ha diffuso la luce di Cristo attorno a sé, seguendo l’invito del Maestro: “Siate la luce del mondo senza nascondervi ma offrendo a tutti Colui che è Via, Verità e Vita”.
Don Elio è stato, così, come un faro che ha diffuso la vera luce di Cristo nelle comunità cristiane in cui ha operato: a Venzone nei primi anni di ministero e poi parroco a Trasaghis e coadiutore ad Arta Terme, finché le forze glielo hanno permesso.
Ha illuminato con la luce di Cristo anche le coscienze di tante persone che si sono rivolte a lui come confessore e consigliere spirituale. In questi anni ho raccolto molte testimonianze di sacerdoti, religiose e laici che erano profondamente riconoscenti nei confronti di don Elio per come aveva saputo illuminarli e guidarli grazie alla solidità di dottrina, la capacità di discernimento spirituale e la sua umanità intelligente e accogliente.
Attraverso il ministero di esorcista, esercitato per anni su incarico del Vescovo, è entrato anche nelle parti più oscure dell’animo umano per portare la guarigione e la liberazione della grazia di Cristo là dove il maligno aveva generato malattie e influenze spirituali. A chi esercita questo impegnativo ministero è chiesta una profonda vita spirituale, equilibrio personale e tanta carità verso il prossimo; virtù che don Elio aveva maturato nel suo sacerdozio.
Gli acciacchi di salute lo hanno convinto a vivere gli ultimi anni ospite della Fraternità sacerdotale dove, finché ha potuto, ha continuato il suo ministero di confessore e guida spirituale.
Per quel tanto che era possibile intuire, il periodo finale di vita è stato per don Elio un tempo di sofferenza e di ultima purificazione della sua fede e della sua vita interiore. Quando ci vedevamo nelle mie visite alla comunità dei sacerdoti anziani, mi salutava ormai con qualche breve cenno di intesa come se fosse sempre raccolto in sé stesso e nel suo rapporto con il Signore.
L’inno delle feste dei santi pastori canta così: “Conservando le grazie della consacrazione ricevuta, con i fianchi cinti, si impegnarono a tenere in mano le lampade accese. E così, sempre vigilanti e in attesa del momento in cui il Signore avrebbe bussato alla porta, si avviarono prontamente a seguirlo oltre il confine della morte”.
In questa S. Messa di esequie possiamo ripetere anche per don Elio queste consolanti parole. Nel momento in cui il Signore Gesù ha bussato alla sua porta e lo ha chiamato a seguirlo nel banchetto eterno, lo ha trovato in vigilante attesa. Per quello che possiamo capire con la nostra piccola mente umana, siamo convinti che egli era pronto, con la lampada della fede accesa e purificata, come le vergini sagge della parabola evangelica.
Chiediamo per lui la grazia finale di poter contemplare con gioia piena quel Mistero che S. Paolo ci ha ricordato nella prima lettura e su cui don Elio ha fondato la vita e il ministero sacerdotale: “Gesù Cristo risorto dai morti, salvezza e gloria eterna per chi crede in lui. Se moriamo con lui, con lui anche vivremo”. Per Lui è vissuto e si è speso tra i fratelli. Con Lui è morto e con Lui viva in eterno.
Don Elio ci resta vicino dalla Comunione dei Santi e intercederà per la sua Chiesa di Udine e, in particolare, per le persone che ha accompagnato e illuminato con la parola e l’esempio.