Cari sacerdoti e fedeli,
la Parola del Signore della festa dell’Ascensione di Gesù al cielo illumina anche il significato dell’ordinazione presbiterale di d. Daniele Morettin per la quale siamo oggi riuniti in cattedrale.
Dal vangelo di Matteo abbiamo ascoltato che Gesù risorto aveva dato appuntamento agli undici apostoli su un monte della Galilea. Quando erano riuniti si avvicinò a loro dicendo le ultime parole prima di sparire fisicamente dalla loro vista e tornare al Padre: ‘Ora mi è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate in mezzo a tutti i popoli per battezzarli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo e per insegnare loro a vivere come io vi ho comandato’.
Prima di tornare al Padre, Gesù consegna agli apostoli il programma di vita che essi avrebbero dovuto seguire dal quel momento fino al giorno del martirio che avrebbe concluso la loro vita terrena. A pensarci bene il Signore chiede al piccolo gruppetto di uomini, che aveva chiamato e riunito, un impegno impossibile per le loro forze.
Non erano mai usciti dalla Palestina; in che modo e con che mezzi potevano andare tra tutti i popoli della terra? Erano gente comune senza titoli o ruoli sociali; a chi potevano interessare i loro discorsi su Gesù di Nazareth che era risorto dai morti?
Eppure il progetto di Gesù è riuscito e il suo vangelo è giunto veramente a tutti i popoli. Ne abbiamo avuto testimonianza anche questa mattina proprio qui in cattedrale dove nella S. Messa erano presenti fratelli e sorelle di fede provenienti da tante nazioni e che hanno partecipato alla festa delle comunità degli immigrati cattolici.
Al momento della sua Ascensione al cielo Gesù lascia agli apostoli una missione umanamente impossibile perché non dovevano essere loro i protagonisti ma solo i servi. Il protagonista della diffusione del Vangelo sarebbe stato ancora Gesù con il potere che aveva ricevuto dal Padre nella risurrezione: “Ora mi è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra”. E lui non li avrebbe abbandonati a se stessi; anzi: “Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”. Li avrebbe preceduti, accompagnati, illuminati e sostenuti con la potenza del suo Santo Spirito che avrebbe fatto subito scendere su di loro a Pentecoste.
Fiduciosi che Gesù sarebbe stato sempre con loro, gli apostoli hanno obbedito al loro Signore e sono andati tra tutti i popoli per far giungere al maggior numero di persone la conoscenza di Gesù e del suo Vangelo e offrire l’opportunità di salvarsi credendo in lui.
Lungo i secoli, la missione degli apostoli è stata continuata da una moltitudine di missionari che spesso hanno confermato la loro predicazione con la testimonianza della vita e del sangue.
Tra questi missionari entra oggi d. Daniele Morettin. Il Signore Gesù lo ha chiamato al presbiterato perché porti a tante persone la conoscenza del Vangelo e le guidi alla salvezza grazie ai sacramenti dentro la Chiesa.
Come agli apostoli, anche a d. Daniele Gesù chiede un compito umanamente impossibile; ma lui sarà solo servo del vero Protagonista della vita e della missione della Chiesa: il Signore risorto che agisce con lo Spirito Santo.
Per questo motivo non ci siamo riuniti in cattedrale per dare un incarico a d. Daniele e fare festa con lui perché ha ricevuto una promozione di carriera. Ci siamo riuniti per celebrare il sacramento dell’Ordine sacro nel quale il vescovo, unito a tutti i sacerdoti presenti, imporrà le mani sul capo del chiamato e invocherà su di lui una particolare e potente effusione dello Spirito Santo. È Gesù risorto il Protagonista anche di questa nostra celebrazione. Egli consacra d. Daniele a sè e alla missione di essere nella Chiesa servo suo e del Vangelo. E gli assicura che sarà con lui ogni giorno assistendolo con lo Spirito Santo quando annuncerà con fedeltà il Vangelo, consacrerà le offerte del pane e del vino nel Corpo e Sangue del Signore, donerà il perdono del Padre sui peccatori pentiti.
D. Daniele dovrà avere un’unica preoccupazione: essere un servo fedele al suo Signore e alla Chiesa. Egli inizia il suo ministero sacerdotale in un tempo in cui tutta la Chiesa e anche la nostra Chiesa di Udine è chiamata a farsi missionaria; come da secoli non succedeva e come ci ha ricordato anche Papa Francesco nella sua esortazione apostolica ‘Evangelii gaudium’.
E’ un tempo esaltante per chi ha il cuore del missionario ma, anche, esposto alla tentazione della paura, della rassegnazione, del compromesso.
Preghiamo già in questa celebrazione per d. Daniele perché conservi sempre il cuore del servo fedele che si dedica con tutto se stesso a Gesù e alla diffusione del suo Regno. Non ceda all’illusione di essere lui il protagonista, né alla paura perché la missione è troppo difficile. Ma alimenti ogni giorno, nella preghiera fedele, la sua docilità allo Spirito Santo che continua ad aprire strade impensabili al Vangelo di Gesù nostro Salvatore.