Omelia in occasione della «Fieste de Patrie dal Friûl» (2 aprile 2017)

02-04-2017

Cari fratelli e sorelle,

due motivi di festa ci hanno riuniti nella chiesa parrocchiale di Santa Margherita in Sappada: la santificazione del Giorno del Signore nella quinta domenica del tempo di quaresima e l’annuale Fieste de Patrie dal Friûl.

 

Offro una mia riflessione prendendo spunto dalla prima lettura della Parola di Dio che abbiamo ascoltato. Il profeta Ezechiele si rivolge al popolo ebraico come ad un popoli di morti. Non erano morti tutti gli abitanti ma era morto il popolo a causa delle sconfitte militari e delle deportazioni. Era morto, specialmente perché, disperso in mezzo a nazioni pagane, non aveva più il tempio e le sue feste e celebrazioni religiose; non ascoltava più di sabato la Parola del suo Dio che nutriva la sua fede. A questo popolo il profeta parla a nome di Dio stesso e dice: “Io apro i vostro sepolcri e vi faccio uscire dalla vostre tombe. Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete”. Era una profezia umanamente impensabile e  impossibile. Ma nel racconto della risurrezione di Lazzaro, l’evangelista Giovanni ci annuncia che tra gli uomini è giunto Colui che ha il potere di realizzare la profezia di Ezechiele. Gesù fa entrare il suo spirito di vita nel sepolcro dell’amico Lazzaro, morto tra tre giorni, e lo chiama nuovamente alla vita con un comando potente: “Lazzaro, vieni fuori!”. 

 

Meditavo queste letture della Sacra Scrittura pensando alla Fieste de Patrie dal Friûl. E’ una importante festa annuale che, con diverse iniziative, si propone di tenere viva nella popolo friulano la coscienza della propria identità che, per oltre tre secoli, ha avuto un riconoscimento anche politico e amministrativo al tempo del Patriarca Sigeardo e dei suoi successori. In Friuli rimane viva anche in questo tempo l’attenzione alla salvaguardia dell’identità del popolo friulano con la sua lingua, le sue tradizioni, la sua cultura. Leggo diversi encomiabili interventi e iniziative a questo riguardo, spesso collegati al più ampio tema della difesa dell’autonomia e della specialità della nostra Regione. 

 

Colgo l’occasione per ricordare che anche la nostra Chiesa diocesana si sente impegnata a tenere viva tra i cristiani friulani la coscienza della loro identità di popolo. È una missione a cui essa ha tenuto fede lungo i secoli passati nutrendo con la fede cristiana l’anima del popolo friulano che ha trovato coesione attorno alle proprie  chiese e campanili. 

 

Uno Stato scompare quando è sconfitto militarmente o è politicamente ed  amministrativamente annesso ad un altro. Un popolo, invece, scompare quando dimentica la sua anima e le sue tradizioni. L’anima del popolo friulano è stata forgiata nella fede cristiana e nei valori morali del Vangelo. Queste sono le radici che hanno generato le tante comunità, piccole e grandi, del nostro bel territorio. E’ quest’anima che non vogliamo smarrire perché tale perdita segnerebbe la vera fine dell’identità del popolo friulano. 

 

Ricordavo lo scorso anno come, in pieno fervore di ricostruzione dopo il  terremoto, Mons. Battisti, con toni simili a quelli del profeta Ezechiele, ammoniva: ““Vecje anime dal Friûl no sta’ murì”. Accompagnato dal  monito di questo grande pastore e come suo successore, mi sento impegnato, con tutti i sacerdoti, i diaconi, i religiosi e tanti bravi cristiani, a tener viva l’anima cristiana del Friuli. 

 

Questo è lo scopo anche del progetto pastorale che abbiamo avviato e che si propone di promuovere una collaborazione stabile tra parrocchie vicine, istituendo quelle che abbiamo denominato “Collaborazioni pastorali”. Non ci spinge, prima di tutto, la preoccupazione di organizzare in modo più efficiente la diocesi con una distribuzione più razionale di energie e risorse. Cerchiamo, invece, i modi più efficaci per nutrire con la fede in Gesù Cristo e con le pagine del vangelo la coscienza dei friulani e delle loro famiglie; per nutrire l’anima delle nostre comunità. La salvezza del Friuli e della sua identità vien dal basso: dalle coscienze dei friulani formate ai grandi valori evangelici e da comunità che hanno un anima forte la quale le tiene vive e protagoniste sul territorio. Successivamente vengono anche i progetti politici e le riorganizzazioni amministrative. 

 

La Provvidenza di Dio ha posto il Friuli al cuore dell’Europa. Lo dichiarano le minoranze linguistiche slovena e tedesca che, da secoli, convivono con la lingua madre friulana. Questa collocazione geografica può significare una missione; la missione di portare, in questa Europa tanto travagliata, la testimonianza di un popolo aperto agli altri e al futuro perché è forte della sua identità, della sua cultura e delle sue tradizioni nutrite di radici cristiane. 

 

Anche le tante persone che giungono tra noi come immigranti e richiedenti asilo possono trovare tra noi, non solo accoglienza, ma anche una fede e dei valori morali che le loro tradizioni religiosi e culturali non hanno loro insegnato. Se siamo noi a perdere la nostra fede e i nostri valori cristiani, essi troveranno solo un vuoto dell’anima che si riempirà di credenze e costumi diversi dalla nostra ricca cultura cristiana. 

 

Per bocca del profeta Ezechiele, Dio promette che soffierà il suo spirito nei sepolcri del popolo ebraico per farlo risorgere. Invochiamo in questa Santa Messa nostro Signore Gesù perché, come fece nella tomba di Lazzaro, soffi il suo Santo Spirito in mezzo a noi e rianimi il nostro cuore e quello di tutto il nostro popolo.