Omelia in occasione della 26a Giornata Mondiale per la Vita Consacrata, Festa della presentazione di Gesù al tempio (2 febbraio 2022)

02-02-2022

Cari fratelli e sorelle consacrati,

in questa celebrazione della festa della Presentazione di Gesù al tempio e della Giornata per la vita consacrata, come ogni anno rinnoviamo i tre voti evangelici che hanno segnato per sempre la vostra vita e vi hanno resi dei consacrati; cioè, dei battezzati che hanno consegnato tutto loro stessi a Dio, alla Chiesa e ai fratelli.

Il rinnovo dei voti non sia solo un atto esteriore fatto con le parole ma sia un’invocazione allo Spirito Santo perché ravvivi nel più profondo del nostro cuore quella grazia che ci ha donato al momento della professione religiosa. E’ una grazia particolare che sempre è da rinnovare per rimanere, nel passare degli anni, dei consacrati col cuore innamorato di Gesù, della Chiesa e dei fratelli. La società e la Chiesa sono cambiate molto, e in modo imprevedibile, rispetto al giorno in cui ci siamo consacrati alla povertà, verginità e obbedienza. Sono cambiate molto e questo, a volte, può disorientarci; ma non hanno meno bisogno di speranza  e di testimoni umili di Gesù e del suo vangelo..

In questo tempo la Chiesa cattolica, su stimolo di Papa Francesco, ha intrapreso un “cammino sinodale” che ha come mèta il Sinodo dei Vescovi del 2023. In una lettera scritta per questa Giornata per la vita consacrata, il prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società apostoliche, card. Joao Braz de Aviz, e il segretario, mons. José Rodriguez Carballo, invitano tutte le comunità di consacrati e di consacrate “ad entrare nel viaggio di tutta la Chiesa sulla sinodalità”. Nella nostra diocesi ci siamo già avviati in questo “viaggio” perché ho personalmente invitato tutte le comunità religiose a confrontarsi sui temi indicati dalla segreteria generale del Sinodo dei Vescovi e ad offrire le proprie osservazioni su come stiamo vivendo la sinodalità dentro la nostra Chiesa diocesana.

Lo scopo del Papa è quello di stimolare tutta la Chiesa a crescere in uno stile sinodale; nella capacità, cioè, di camminare assieme (syn odòs) nella comunione e nell’ascolto e partecipazione attiva di tutti i membri. E’ un obiettivo vitale per la Chiesa che, per sua natura, è l’unico Corpo di Cristo formato da tante membra; tante e diverse ma nella comunione di un Corpo solo.

Qualcuno potrebbe pensare che questa scelta di Papa Francesco sia dettata dalla necessità che ci sia maggior democrazia dentro le comunità cristiane; che ad ognuno sia data importanza e ascolto e gli orientamenti che si prendono rispondano alle esigenze della maggioranza.

Certamente ogni membro della Chiesa va rispettato nella sua dignità di battezzato; va accolto e ascoltato. Contemporaneamente deve essere chiara la differenza tra sinodalità e metodo democratico. Nella Chiesa e anche nelle nostre comunità ci ritroviamo a camminare assieme condividendo il viaggio della vita con altri fratelli e sorelle. Ma non ci siamo scelti tra di noi; non abbiamo deciso noi di formare una comunità perché avevamo affinità di caratteri o di cultura o di paese o di interessi e progetti. Stiamo condividendo i nostri giorni con dei fratelli e sorelle che ci troviamo accanto. E ce li siamo trovati accanto perché ognuno di noi è stato colpito, affascinato e chiamato da un’identica Luce.  Perché abbiamo seguito quella Luce ci siamo ritrovati con altri fratelli lungo lo stesso pellegrinaggio.

La Luce è quella che si è trovato tra le braccia il vecchio Simeone stringendo il figlioletto di Maria: “Luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele”. Questa Luce è il fondamento della sinodalità nella Chiesa. Se, a causa della nostra poca fede e del poco amore per Gesù, si spegne nei nostri cuori lo splendore di Colui che è “la Luce del mondo”, ci ritroveremo a brancolare nella nebbia e saranno vani i nostri sforzi per crescere nella sinodalità e nella comunione.

Per questo, cari fratelli e sorelle consacrati, permettete che rivolga a me e a voi l’invito a tenere, prima di tutto, viva la nostra passione spirituale per il Volto luminoso di Gesù. E’ alla sua luce che sapremo accoglierci, ascoltarci e apprezzarci l’un l’altro; che riconosceremo in ogni fratello un membro necessario del Corpo di Cristo che non va mai scartato. Così saremo missionari che realizzano la preghiera di Gesù: “Siano una cosa sola perché il mondo creda”.