LECTIO NELLA VEGLIA DIOCESANA DI PENTECOSTE CON I GIOVANI. Dt 4,9-14; Gal 5,16-25

21-05-2010


 


Domani è la festa della Pentecoste. Tutti sappiamo che cosa ricorda questa festa: la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli che stavano in preghiera nel cenacolo attorno a Maria dopo che Gesù era salito al cielo. L’ultimo comando di Gesù era stato: ‘voi tornate a Gerusalemme e aspettate il dono che io vi manderò: il mio Spirito Santo. Poi, guidati e animati dallo Spirito Santo, andrete in tutto il mondo a predicare il Vangelo’.


Vorrei che ci fermassimo a meditare sul dono dello Spirito Santo che Gesù fa ai suoi e che solo lui poteva fare.


Dio aveva fatto già un altro dono agli uomini: la sua Parola. Abbiamo sentito parlare di questo dono nella seconda lettura. Dio chiede a Mosè di riunire tutto il popolo alle pendici del monte Sinai che viene avvolto da nubi e da fuoco perché Dio parlava. E Dio dice: ‘Osservate le dieci parole che oggi vi consegno. Sono il mio dono perché possiate vivere bene sulla terra che io vi do’.


Gesù confermerà questo dono di Dio quando dirà: ‘Non sono venuto per abolire neppure una virgola della legge che Dio ha dato al suo popolo’.


Ma aggiungerà il secondo dono che solo Dio poteva dare: il suo Santo Spirito, lo Spirito divino dell’Amore.


La festa della Pentecoste ci invita  ricordare i due doni di Dio a noi uomini, a chiederci perché Dio li ha fatti e perché abbiamo sempre bisogno.


Dio ci ha donato le dieci parole perché sapessimo bene qual è la via della vita vissuta bene e con gioia e qual è la via della morte che porta al fallimento.


Con presunzione a volte crediamo di sapere che cosa è bene e che cosa è male per noi. Questa è una presunzione che ci rovina perché è falsa. La verità è che noi facciamo confusione tra bene e male.


Faccio un esempio: mi innamoro di una ragazza o di un ragazzo; cominciamo a frequentarci e sentiamo una forte attrattiva tra di noi. La seguiamo arrivando presto a mettere in comune anche i nostri corpi. Ci pare di fare il bene per noi due perché ci sentiamo bene e invece facciamo il male perché non ci conosciamo ancora.  Non si può amare una persona che non si conosce; si può desiderarla fisicamente ma questo è egoismo, ricerca del proprio piacere anche se condiviso assieme.


La sesta delle parole (o comandamenti) di Dio dice: Non commettere atti impuri, non usare male della tua sessualità. E’ una grande forza vitale che Dio ti ha dato per amare un’altra persona e con lei generare la vita. Non sprecarla per la voglia della tua soddisfazione con un atto che finisce là e non genera nulla. Non sprecare il corpo tuo e della ragazza.


Basta che ci guardiamo attorno per renderci conto quanta confusione facciano le persone sull’importanza del proprio corpo e della sessualità. Quanto è vero che abbiamo bisogno di una Parola di Dio che indica la strada giusta per non rovinare le energie che ci sono state donate per amare e donare vita!


Però non è sufficiente la Parola che Dio ci ha donato per riuscire a seguire il bene; cioè, la vera strada dell’amore.


Se vogliamo seguire la Parola di Dio ‘non commettere atti impuri’, si scatena in noi una lotta che ben descrive S. Paolo nella lettera ai Galati. C’è una lotta tra i desideri della carne e i desideri dello Spirito.


Noi possiamo anche capire che è giusto il comandamento di Dio ma, specialmente, quando ci troviamo nella situazione concreta si scatenano in noi desideri, voglie, bisogni contrari che ci trascinano all’egoismo. E sono forti.


Abbiamo in noi dei veri spiriti di male che ci trascinano ad abbandonarci alla ricerca della soddisfazione immediata, del piacere subito, del proprio tornaconto. Ci spinge ad abbandonarci alla fornicazione, all’impurità, alla dissolutezza. E magari ci suggerisce anche una frase pericolosa: cosa faccio di male? Se siamo tutti e due d’accordo, cosa c’è di male?


Purtroppo, Il male si vede dopo, quando è tardi.


Per questo riceviamo da Gesù il secondo dono divino: lo Spirito Santo.  La Parola di Dio ci aiuta da fuori e lo Spirito Santo ci sostiene dall’interno del nostro  cuore e della nostra volontà che è debole.


Gesù sapeva che siamo deboli e allora mette in noi il suo stesso Santo Spirito. Lui non aveva nel cuore alcun spirito di male, ma solo lo Spirito del vero amore. E, siccome vuol vederci vivere bene e nella gioia vera, lotta in noi e per noi con il suo Spirito che è Spirito di gioia, di amore, di dominio di sé, di rispetto di noi stessi e dell’altra persona.


E’ Spirito dell’autentica libertà perché non è libero chi si fa trascinare dagli spiriti di male ma chi ha la forza di resistere e domina i propri bisogni per amare veramente.


Abbiamo sempre bisogno dei due doni di Dio: le dieci Parole e lo Spirito Santo. Fermatevi di tanto in tanto a confrontarvi con le dieci Parole o comandamenti e cercando quella che più fate fatica a seguire. Questa sera ho fatto l’esempio della sesta Parola.


Poi, quando fate fatica a seguirle, imparate a invocare lo Spirito Santo che abbiamo in noi dal battesimo e dalla cresima. E’ la forza dell’amore di Gesù in noi e trasforma il nostro cuore come il Cuore di Gesù.


Adesso invocheremo anche assieme lo Spirito Santo poi continuiamo personalmente.