Intervento all’incontro natalizio con amministratori e politici

20-12-2013
Signori amministratori e politici,
che a livelli diversi di responsabilità
(comunale, provinciale, ragionale e nazionale)
siete impegnati a custodire e promuovere il bene comune,
 
grazie di aver riservato un po’ del vostro tempo a questo incontro natalizio dedicato ad un momento di serena riflessione e di amichevole scambio di auguri.
Mi introduco con le parole che Papa Francesco ci rivolge nella recente Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium: «Una delle tentazioni più serie che soffocano il fervore e l’audacia è il senso di sconfitta, che ci trasforma in pessimisti scontenti e disincantati dalla faccia scura. Nessuno può intraprendere una battaglia se in anticipo non confida pienamente nel trionfo. [..] È evidente che in alcuni luoghi si è prodotta una “desertificazione” spirituale, frutto del progetto di società che vogliono costruirsi senza Dio o che distruggono le loro radici cristiane [..]. Nel deserto c’è bisogno soprattutto di persone di fede che, con la loro stessa vita, indichino la via verso la Terra promessa e così tengono viva la speranza». In ogni caso, in quelle circostanze siamo chiamati ad essere persone-anfore per dare da bere agli altri.[..] Non lasciamoci rubare la speranza!» (n. 85-86).
 
Non solo a parole ma anche con la sua instancabile passione pastorale, questo amato Papa ci offre l’esempio di come si può vivere in modo costruttivo dentro il nostro tempo, indubbiamente segnato da sfide impegnative. Nell’esortazione apostolica egli fa un’analisi lucida dei mali della società attuale, senza cedere a ottimismi ingenui. Tuttavia, egli guarda a questi mali con gli occhi illuminati da una virtù che è decisiva per capire bene le vicende della storia: la virtù della speranza.
Per un uomo di speranza le difficoltà diventano sfide di fronte alle quali non batte in ritirata ma cerca e trova le vie per superarle. In mezzo alla tanta zizzania scorge il buon grano che cresce e si dedica a coltivarlo perché quel grano è promessa di un futuro raccolto.
 
L’Arcidiocesi di Udine ha accolto subito l’appello di Papa Francesco: «Non lasciamoci rubare la speranza!». E, dopo aver vissuto un Anno della fede, abbiamo avviato un Anno della speranza per il quale ho scritto la lettera pastorale “Cristo, nostra Speranza”. Ve ne faccio omaggio, come mio augurio natalizio, perché l’ho pensata come un dialogo nel quale confidare a chi legge quale sia la speranza che sostiene la mia vita di uomo e di vescovo. È un dialogo aperto a tutti, perché tutti ripartiamo ogni mattina spinti da una qualche speranza. Bambini e adulti, credenti e non credenti, portiamo nel cuore il desiderio di incontrare una speranza che non delude.
 
A noi, che abbiamo la responsabilità del bene di altre sorelle e fratelli, le persone chiedono segni di speranza, promesse che non deludano. Questa è l’invocazione che sale dai movimenti di protesta che vediamo nelle strade e nelle piazze e che manifestano una sofferenza a cui non possiamo non sentirci vicini. Quanti sindaci, in questi mesi, mi hanno confidato di sentirsi come dei poveri essi stessi perché poche sono le risorse a cui attingere per rispondere a legittime richieste dei cittadini! Dove trovare queste risorse che diano un po’ di speranza non illusoria? Certo, possiamo esigerle da una maggiore equità sociale che passa attraverso la coraggiosa eliminazione di sprechi e privilegi, come Papa Francesco chiede con forza.
 
Ma chi deve reggere quotidianamente il peso delle sofferenze e fatiche dei propri cittadini credo abbia un altro luogo in cui cercare speranza per se stesso e per coloro che aspettano da lui vicinanza e risposte. Questo luogo è la sua anima.
Questa, almeno, è la mia esperienza di uomo e di cristiano che nella lettera pastorale ho cercato anche di raccontare. Le difficoltà e le delusioni dei fratelli bussano alla porta della mia anima e mi spingono a cercare continuamente una speranza che sostenga me e loro. Mi spingono a ripercorrere un pellegrinaggio interiore attraverso i grandi interrogativi dell’esistenza: il senso della vita e della morte, l’assurdità del male, il mistero delicato dell’amore, il bilancio della mia esistenza intessuta di tanti errori. In questo pellegrinaggio mi sento vicino ad ogni uomo e donna che incontro. Li posso chiamare fratelli e sorelle perché ci accumuna l’identica avventura della vita alla ricerca di senso e di speranza
 
Dentro questa ricerca, a volte oscura, ho incontrato l’esperienza dell’apostolo Paolo che egli sintetizza con le parole che ho messo a titolo della lettera pastorale: “Cristo, nostra Speranza”. Aveva trovato la sua speranza affidabile, e non era un’idea ma una persona: Gesù Cristo. Egli è diventato la risposta anche alla mia ricerca di speranza. Non si tratta, però, di una risposta a buon mercato perché mi tiene sempre in ricerca. Le sofferenze, le inquietudini, le fragilità dei fratelli non cessano, infatti, di interrogarmi se non voglio liquidare le persone con qualche esortazione fatta di parole vuote e di circostanza.
 
Aver incontrato la speranza grazie alla fede in Gesù Cristo, non significa, quindi, una specie di sicurezza di aver tutto chiaro nella vita e di aver la risposta per ogni situazione. Il segno della speranza è, piuttosto, sentire una forza che aiuta a stare vicino col cuore ad ogni uomo; a restargli fedele anche nei momenti bui; ad andare avanti assieme attendendo una luce di speranza.
 
Segno di speranza è la forza d’animo di cui parla Papa Francesco, che non cede al pessimismo quando vede tanta zizzania e che, nonostante tutto, non si stanca di seminare buon grano.
Testimoni di questa speranza non sono mancati in Friuli. Di quindici di essi abbiamo steso un breve profilo nella pubblicazione: “Testimoni della speranza in Friuli” che volentieri vi offriamo assieme alla lettera pastorale, come ulteriore omaggio natalizio.
 
Sostenuta dalla stessa speranza, l’Arcidiocesi propone due progetti che, in modo diverso, possono contribuire ad un futuro migliore. Li avevo annunciati nell’incontro natalizio dello scorso anno ed ora possiamo realisticamente prevedere di avviarli.
  • Il primo è un progetto di scuola di formazione socio-politica che potrà aiutare attuali e futuri amministratori a dedicarsi in modo efficace al bene comune del nostro territorio. Questa scuola è il frutto di un percorso iniziato due anni fa con il Convegno “Cristiani in assemblea per il futuro del Friuli”. Lo scorso anno, proprio in questa circostanza, abbiamo offerto, come primo frutto di quel Convegno, delle riflessioni e proposte su temi cruciali della vita della nostra Regione. Ora mettiamo a disposizione un progetto organico di formazione che don Alessio Geretti, Delegato vescovile per la pastorale della cultura, delineerà più dettagliatamente.
  • La seconda proposta è un progetto di solidarietà che sarà sostenuto dalla Caritas diocesana, valorizzando la rete dei centri di ascolto sparsi nelle varie zone del territorio. Esso si propone di favorire la creazione di qualche possibilità di lavoro e di essere vicini a coloro che portano la fatica e l’umiliazione della mancanza di lavoro. Pur promosso dall’Arcidiocesi, questo progetto mira a creare sinergia con le comunità cristiane, le amministrazioni e le realtà associative del territorio. L’educazione, infatti, a nuove e più intense forme di solidarietà è una delle condizioni per superare questo tempo di crisi. Parlerà del progetto il Vice direttore della Caritas diocesana, Paolo Zenarolla.
 
Concludo il mio intervento lasciando la parola ai due collaboratori. Mi auguro che quanto mi sono permesso di proporre fraternamente ci aiuti a sentirci più forti nella speranza e più uniti nell’impegno per il bene delle persone e delle comunità. Con questo spirito, auguro un sereno Natale a voi e a tutti i vostri cari.
 
Udine, 20 dicembre 2013
+ Andrea Bruno Mazzocato