Catechesi in occasione della quarta stazione dei “Quaresimali d’arte” 2015

16-03-2015
Concludiamo le catechesi quaresimali di quest’anno meditando sulle tre ultime opere di misericordia spirituale: perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti.
 
La giustizia di Dio Padre e di Gesù si chiama misericordia.
 
Nel brano evangelico che abbiamo appena ascoltato, Gesù indica a chi vuol essere suo discepolo un ideale di vita altissimo: “siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti”.
Con il battesimo l’uomo diventa realmente figlio di Dio ed ha come modello Gesù stesso che è il Figlio del Padre che si è fatto nostro fratello.
Ora Dio nostro Padre si comporta in modo sorprendente perché “fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti”. Istintivamente verrebbe da dire che non è giusto comportarsi così perché i buoni vanno premiati e i cattivi vanno castigati. Ma Gesù ci ha rivelato una giustizia diversa; è la giustizia che dimora nel cuore di Dio e che si chiama misericordia. Egli ce l’ha mostrata, prima che con le parole, attraverso il suo comportamento. Non ha preso le distanze dai peccatori considerandoli persone solo da punire, come facevano gli scribi e i farisei, ma si è seduto a tavola con loro. Dalla croce, guardando i suoi carnefici ha pregato: “Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno”. Al brigante, crocifisso accanto a lui, che lo pregava con l’ultimo fiato: “Ricordati di me quando sarai nel tuo Regno”, promette: “Oggi sarai con me in paradiso”.
Nel cuore di Gesù, come nel cuore di Dio suo e nostro Padre, c’è posto per tutti, per i giusti e per i peccatori; perché la giustizia di Dio si chiama misericordia.
A coloro che credono in lui e ricevono il battesimo, Gesù infonde il suo Santo Spirito che porta nel loro cuore la stessa misericordia di Dio. A loro consegna la missione di continuare a diffondere tra gli uomini questa divina misericordia.
Un modo grande e impegnativo per viverla sono le ultime tre opere di misericordia spirituale. Esse chiedono al battezzato di avere lo stesso cuore di Dio nel quale c’è posto per tutti, per i giusti e per gli ingiusti.
 
Perdonare le offese
 
Il limite massimo a cui era arrivata la giustizia del popolo ebreo e di ogni altro popolo si riassume nella sentenza: “occhio per occhio e  dente per dente”. Nel cuore di un uomo ci può essere posto per l’amico, ma la porta si chiude automaticamente di fronte al nemico che viene a fargli del male. Gesù commenta: “questo è un comportamento che sono capaci di tenerlo tutti, anche i pagani”. Ai suoi discepoli egli chiede un segno che li distingua dagli altri uomini. Il segno è un cuore così spalancato alla misericordia che sa ospitare anche il nemico: “amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori”.
Questa è la vera giustizia. Essa non è qualunquismo che fa confusione tra giusti e ingiusti. Non nasconde la verità perché i nemici li chiama nemici e i peccatori li considera tali. Però, non risponde alla violenza con altra violenza e non ricambia l’odio odiando a sua volta. In questo modo, infatti, si perpetua tra gli uomini la catena del male che spesso crea anche nuove vittime incolpevoli le quali pagano il prezzo della colpa di un parente, di un amico, di uno della stessa razza e nazione.
Solo il perdono dei nemici e la preghiera per i propri persecutori, che Gesù chiede ai suoi discepoli, rompe la catena del male perché risponde all’odio del nemico con la misericordia verso di lui. Il discepolo del vangelo non cede all’istinto di far pagare lo stesso male che ha subito ingiustamente ma riesce ad avere un cuore così grande da ospitare anche il nemico e a fargli sentire la misericordia. Questa è la vera giustizia che riesce a voler bene anche a chi è cattivo nutrendo la stessa speranza di Gesù che “il peccatore si converta e viva”.
Sopportare le persone moleste
Una forma di perdono è anche l’opera di misericordia che invita a sopportare le persone moleste. Si tratta di quelle persone che hanno modi di parlare o di comportarsi che ci creano istintiva antipatia, fastidio, disagio a causa dei loro difetti, vizi, debolezze.
Viene spontaneo allontanarle da noi, a volte anche in modo brusco, perché non riusciamo a  sopportarle. In questo modo, però, si creano delle fratture, anche insanabili, nei rapporti. I rapporti più a rischio sono quelli più quotidiani perché frequentandosi continuamente emergono i limiti e difetti dell’uno e dell’altro che, col tempo, pesano sempre di più. All’interno di una coppia, in famiglia tra genitori e figli, con amici, con colleghi di lavoro l’altro può diventare veramente una persona molesta a causa di tratti negativi del suo carattere o di cattive abitudini.
Sopportare significa portare il peso dell’altra persona che, a causa dei suoi limiti e vizi, diventa veramente pesante. Significa accettarla così come è, perdonandola per i suoi limiti. Con questa misericordia nel cuore si può anche cercare di aiutarla a migliorarsi perché sia più contenta lei e le persone che le stanno accanto.
 
Pregare Dio per vivi e per i morti
 
Infine, ricordiamo che la preghiera è una potente opera di misericordia che attira la grazia di Dio sulle persone che raccomandiamo a lui. E’ importante pregare per i vivi che ci stanno a cuore. Spendo, però, una parola sulla preghiera di suffragio per i defunti. Abbiamo ascoltato, dal racconto della Passione di Santa Perpetua, la grazia straordinaria che Dio le ha concesso di vedere come la sua preghiera per il fratellino morto avesse ottenuto a lui la gioia eterna. Tanti mistici e mistiche hanno vissuto la stessa esperienza di vedere quanto la preghiera di suffragio potesse accelerare la purificazione dei defunti e ottenere la gloria del paradiso. Tra i tanti, ricordiamo Anna Katharina Emmerick e Maria Faustina Kowalska.
La fretta di vivere del nostro tempo porta, purtroppo, a dimenticare velocemente i nostri morti, come se nulla ormai potessimo fare per loro. La fede e la speranza cristiana ci ricordano, invece, che possiamo fare a loro favore una grande opera di misericordia accompagnandoli con la nostra preghiera e invocando per loro la gioia eterna. Questa preghiera fa bene anche a noi perché ci ricorda che l’esistenza terrena è un pellegrinaggio che tanti compagni di viaggio hanno già concluso e che importante è giungere al passaggio della morte con Gesù che ci accoglie sorridente e ci dice: “Vieni benedetto dal Padre mio perché la tua vita è stata ricca di opera di misericordia”.
Mentre concludiamo le catechesi quaresimali sulle opere di misericordia, Papa Francesco ha annunciato l’indizione di un Anno Santo della Misericordia che inizierà l’8 dicembre con la festa di Maria Immacolata. Questo Anno Santo è indetto dal Papa nel 50° anniversario della  conclusione del grande Concilio ecumenico Vaticano II. Inoltre il tema della misericordia intesse i due anni di pontificato di Papa Francesco. Siamo contenti di trovarci già in sintonia con il Santo Padre e con lui valorizzeremo l’Anno Santo della Misericordia.