18-12-2014
Signori Sindaci e Amministratori
Illustri Autorità politiche,
Signori e Signore,
1. benvenuti a questo incontro in prossimità del Santo Natale e grazie di aver accolto l’invito che per il quarto anno consecutivo ho rivolto a quanti, nel territorio della nostra diocesi, sono impegnati al servizio del bene comune in qualità di sindaci o amministratori o nelle sedi istituzionali della Provincia di Udine, della Regione Friuli Venezia Giulia, del Parlamento della Repubblica, dell’ANCI.
Le ultime elezioni hanno rinnovato in molti comuni la compagine degli amministratori. Ai nuovi sindaci, assessori e consiglieri desidero rivolgere un saluto particolare con tanta cordialità e disponibilità al dialogo e alla collaborazione.
Pochi giorni fa un sindaco mi ricordava con gioia l’incontro familiare che avevo riservato ai sindaci presenti nel territorio delle diverse foranie, durante la mia prima visita pastorale all’Arcidiocesi. Ha segnato l’inizio di una conoscenza e di una stima reciproche che hanno favorito una positiva collaborazione tra amministrazioni comunali e parrocchie. Mi auguro che questi costruttivi rapporti continuino anche con i nuovi sindaci e amministratori. Da parte mia rinnovo la disponibilità personale al dialogo e al confronto e invito, in ogni occasione, i parroci e i Vicari foranei a fare altrettanto. La Chiesa ha sempre mantenuto un leale e convinto sostegno verso coloro che hanno la grave responsabilità di amministrare il bene comune. Mi sento di riconfermarlo ora con particolare convinzione constatando, quanto voi, le fatiche che anche il popolo friulano sta sopportando; sempre con grande dignità ma con non poche sofferenze. Questo è un tempo che ci chiede di serrare le fila e di mettere assieme tutte le risorse umane, strutturali, economiche che abbiamo a disposizione.
2. Per collaborare assieme in modo efficace non sono, però, sufficienti accordi di carattere organizzativo. È molto importante anche una sintonia sulle motivazioni morali che sostengono il nostro servizio alle persone. Avere motivazioni nobili e condivise facilita la collaborazione tra amministrazioni comunali, parrocchie e associazioni varie, senza sprecare risorse, di questi tempi già risicate.
Ritrovarci uniti nelle convinzioni più profonde può generare quella che chiamerei una amicizia civile che va oltre la diversità dei ruoli, degli schieramenti o di altre, pure legittime, diversità. Non è un’amicizia basata principalmente su sentimenti ma su un’alleanza delle coscienze che condividono valori fondamentali e l’onesta volontà di attuarli con iniziative concrete a beneficio dei propri fratelli. Questa è l’alleanza più robusta che possiamo attuare tra di noi e che può reggere anche alle prolungate burrasche che stiamo affrontando.
Pensando ai sacerdoti, ai sindaci, agli amministratori che conosco, mi sembra di riconoscere già presenti i segni di una amicizia civile, di un’intesa sincera e trasversale su quali siano i beni materiali, culturali e morali di cui hanno bisogno le persone e le comunità.
Certo, è un’intesa che può sempre essere approfondita e migliorata grazie ad un confronto schietto e rispettoso, libero da pregiudizi e da velati interessi.
3. Ad intessere un’alleanza di coscienze tra futuri amministratori del bene comune, mira la Scuola di Politica ed Etica Sociale (S.P.E.S) che avevo annunciato in questa occasione lo scorso anno e che abbiamo inaugurato a ottobre. I suoi primi passi sono soddisfacenti per il numero di adesioni, per l’interesse mostrato dai partecipanti e per la qualità e l’originalità della proposta. Essa mira al duplice obiettivo di contribuire alla formazione personale di futuri amministratori locali e a creare tra gli studenti rapporti di conoscenza e di stima reciproca grazie ad un confronto libero su aspetti essenziali del bene comune, alla luce della Dottrina Sociale della Chiesa. Saluto gli studenti e i membri del comitato scientifico della S.P.E.S che sono qui presenti e li ringrazio per l’impegno e l’entusiasmo che stanno profondendo in questa iniziativa.
4. Abbiamo avviato la S.P.E.S perché crediamo sia molto importante che tra coloro che amministrano il bene comune non ci siano solo alleanze politiche, strategiche, organizzative, ma anche un’alleanza di coscienze che condividono le motivazioni e gli obiettivi ultimi dell’agire politico e amministrativo.
Quali possono essere tali motivazioni ed obiettivi? La risposta a un simile interrogativo richiede un discorso ampio e articolato che lascio aperto. Desidero, però, offrire qualche spunto prendendo ispirazione dal tema che stiamo affrontando in tutta la diocesi. Abbiamo dedicato quest’anno pastorale alla virtù della carità, dopo esserci soffermati negli anni precedenti sulla virtù della fede e della speranza.
Alla carità ho dedicato la mia ultima lettera pastorale: “Rimanete nel mio amore”. Al n. 56 faccio dei brevi cenni a come possano vivere la carità coloro che si mettono a servizio del bene comune. Nella virtù della carità essi possono trovare motivazioni alte per il loro impegno civile.
5. Mi torna alla memoria la celebre espressione di Paolo VI nella lettera apostolica Octogesima Adveniens: “La politica è una maniera esigente di vivere l’impegno cristiano al servizio degli altri”. L’impegno politico non è un esercizio di potere per sua natura destinato alla ricerca di interessi privati, con le inevitabili conseguenze di cui siamo purtroppo non raramente spettatori. Questa è la degenerazione della politica la quale, invece, per un cristiano è occasione privilegiata ed esigente di vivere il comando lasciato da Gesù dopo aver lavato i piedi agli apostoli: “Vi ho dato l’esempio perché anche voi facciate come ho fatto io”. La responsabilità politica ed amministrativa è una forma di servizio nobile ed impegnativo ed è questo che si attendono le persone da coloro che le governano.
Credo che molti di voi, sindaci e amministratori locali, abbiate nel cuore questo spirito evangelico del servizio. Per questo meritate stima e incoraggiamento. Vi trovate, infatti, a rispondere a tante emergenze, prendendovi carico di persone fragili e in difficoltà, sebbene talvolta i mezzi e le strutture di cui un sindaco può disporre sono a loro volta fragili, non sempre proporzionate all’urgenza che bussa alla porta. Siete chiamati a reagire non soltanto con civica prontezza e disponibilità, ma anche con quel supplemento di umanità, di ascolto, di cuore, di carità appunto che dovete avere perché persone umane, prima ancora che sindaci. Al di là della gratitudine umana, a volte alquanto avara, vi consoli la parola di Gesù: “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare… ero forestiero e mi avete ospitato… Ogni volta che avere fatto queste cose ad uno dei miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
6. Pensando alla concreta situazione in cui ci troviamo, una forma efficace di azione politica ed amministrativa, che desidero sottolineare, è quella di promuovere la prossimità.
Sembra che in Friuli Venezia Giulia il 10% delle persone non riesca a mangiare due veri pasti al giorno, in questo momento; aumenta il numero dei poveri, delle persone senza lavoro, delle giovani coppie che non hanno coraggio di generare figli. A tutto questo si deve rispondere con buone politiche, certo, ma anche con molta prossimità. C’è ancora, nei nostri paesi, una rete fatta di volontariato, di parrocchie e caritas, di associazioni, di scuole e di centri che fanno tanto per soccorrere chi ha bisogno, per accogliere anche chi non è in grado di pagare rette o di reggere se stesso. Questa rete sociale è la più importante forma di previdenza che una società possieda, anche perché affonda le sue radici non in una legge dello Stato o in una struttura istituzionale, ma sul senso di prossimità come dovere civico e cristiano che ha fondato la civiltà occidentale. La carità e la prossimità vissute dalle reti di solidarietà, che nelle nostre comunità esistono e resistono ancora, prevengono molti mali e soccorrono molte povertà. L’aiuto dato a queste reti e ai soggetti che le costituiscono non è tolto alla previdenza e alle prerogative della politica e dello Stato, anzi, è un ottimo investimento e spesso addirittura un risparmio per la stessa pubblica amministrazione.
7. Guardando alle motivazioni e agli obiettivi che devono sostenere un’azione politica ed amministrativa, non posso tralasciare un riferimento ai poveri. Una comunità non può considerarsi progredita per il grado di benessere e di avanzati servizi che sa garantire alle sue élites più efficienti, ma per il grado di dignità che essa riesce a garantire prima di tutto ai suoi membri più deboli; e garantendo il lavoro, prima ancora dell’assistenza! Per servire bene i poveri, forse possiamo farci un po’ più poveri anche noi, purificando sempre il cuore da interessi e tornaconti personali.
Cari amici, vi ringrazio per l’attenzione paziente con cui avete accolto queste semplici riflessioni che nascono dall’osservazione della realtà e dal Vangelo di Gesù che il Santo Natale ci ripropone nella sua limpidezza. Spero che questo nostro incontro contribuisca a sentirci più uniti nell’impegnativo servizio alle persone e alle comunità. Rinnovo di cuore a voi e ai vostri cari l’augurio di un sereno Natale, accompagnato dalla mia preghiera e dalla benedizione del Signore. Grazie.