RIFLESSIONE SPIRITUALE INTRODUTTIVA ALLO “STABAT MATER” DI ROSSINI ESEGUITO IN CATTEDRALE. Rivolta in particolare ai genitori che hanno perso un figlio

05-11-2011


Iniziamo nella nostra Cattedrale questa serata dedicata alla bella musica ma che, grazie al linguaggio musicale e all’intensità dei contenuti della sequenza ‘Stabat Mater’, sarà un tempo di meditazione e di preghiera dedicato alla nostra anima.


Lo ‘Stabat Mater’ è un testo sacro, attribuito a Jacopone da Todi, che è entrato profondamente nella devozione del popolo. Veniva e viene cantato, strofa dopo strofa, nelle quattordici stazioni della Via crucis.


Se lo meditiamo con attenzione, ci porta con l’immaginazione e con il cuore ai piedi della croce di Gesù accanto a Maria addolorata. Le strofe della prima parte della sequenza rivolgono i nostri occhi verso Maria, verso il suo immenso e materno dolore e amore. Assieme a lei, siamo, poi, aiutati a rivolgere lo sguardo verso Gesù crocifisso nei momenti estremi della sua passione fino all’ultimo respiro: ‘Vidit suum dulcem natum moriendo desolatum dum emisit spiritum’ (‘Vide il suo dolce Figlio che moriva, abbandonato, mentre esalava lo spirito’). Le strofe della seconda parte guidano a partecipare anche noi, con Maria, alla passione di dolore e di amore di suo Figlio e Figlio di Dio, Gesù crocifisso: ‘Condividi con me le pene del tuo Figlio ferito’.


Il Coro Polifonico di Salvarosa e l’Orchestra Regionale Filarmonia Veneta, diretti dal M° Marco Titotto, ci offriranno lo Stabat Mater  attraverso il linguaggio straordinario della musica di Gioachino Rossini. Li ringraziamo sentitamente di questo dono che ci fanno. E’ un dono spirituale perché l’esperienza di Maria addolorata penetrerà profondamente nella nostra anima grazie alle parole commentate dall’arte dello Stabat Mater di Rossini.


Questo dono ci farà del bene perché tutti incontriamo, lungo gli anni, il tempo del dolore che irrompe e ferisce improvvisamente la vita nostra o di chi ci è caro.


La prova del dolore è sempre dura da sopportare anche perché sembra sempre un’ingiustizia che entra e sconvolge la vita. Di fronte al dolore è spontaneo chiedersi: ‘perché mi è capitato addosso? Che senso positivo ha per la vita mia o delle persone a cui sono legato?’. Umanamente non c’è quasi risposta se non una mesta rassegnazione all’ingiustizia del male che avvelena la vita degli uomini sulla terra.


Le parole dello Stabat Mater non offrono una facile risposta ma indicano il posto dove posare il cuore quando è provato dal dolore.


Il posto è vicino a Maria Addolorata sotto la croce di Gesù, condividendo con lei il nostro dolore, con gli occhi rivolti a Gesù che porta su di sé tutto il male e i dolori degli uomini.


Sotto la croce, Maria accoglie, in particolare, le mamme e i papà che hanno vissuto direttamente la sua stessa esperienza di vedersi strappare tragicamente un figlio o una figlia; hanno vissuto la stessa impotenza di stare sotto la croce e non poter far nulla.


Abbiamo anche qui tra noi, questa sera alcuni di questi genitori. Per loro possiamo esprimere delicatamente la speranza che Maria si faccia sentire particolarmente vicina alla loro vita e al loro dolore. Faccia percepire il suo cuore di Madre che ben conosce il patire per la passione e la morte di un figlio.


Sotto il suo manto, Maria li aiuti a guardare verso Gesù crocifisso, il suo Figlio e fratello di tutti noi, di noi vivi e dei cari defunti.


Solo Gesù fa penetrare la luce della speranza dentro il buio del dolore e della morte. Maria non ha perso la speranza neanche quando si è trovata sotto la croce del Figlio torturato a morte e quando lo ha raccolto tra le sue braccia esamine e lo ha posto nel sepolcro. L’amore del Cuore di Gesù, che lei aveva ben conosciuto, non poteva essere distrutto dalla morte. In Gesù si è rivelata la verità che l’amore è più forte della morte.


Maria porti, pur tra le lacrime, la sua speranza anche nel cuore dei genitori che si sono visti strappare un figlio e la porti in tutti noi.


Nella speranza si conclude lo Stabat Mater: ‘Quando corpus morietur, fa cut anime donetur paradisi gloria’ ; ‘Quando il corpo finirà nella morte, fai che all’anima sia donata la gloria del paradiso. Amen’.