Omelia nella Giornata mondiale per la Vita consacrata (2 febbraio 2023)

02-02-2023

Cari fratelli e sorelle consacrati,

abbiamo ascoltato nel racconto evangelico l’atto di consacrazione a Dio del loro primogenito Gesù, che Maria e Giuseppe compirono nel tempio di Gerusalemme. Con questo gesto essi obbedivano a una delle leggi fondamentali date da Mosè: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore». Il maschio primogenito era la primizia della vita che una coppia di sposi riceveva da Dio e a lui andava restituito con un atto di consacrazione: «sarà sacro al Signore». Era una legge che aveva un profondo significato perché ricordava agli sposi ebrei e al popolo di Israele che la loro vita e ogni vita era dono di Dio creatore e salvatore e a Lui andava restituita con un atto di offerta. Tutto doveva essere orientato verso di Lui rendendogli lode, Gloria e ringraziamento per il suo amore misericordioso.

Dopo la presentazione al tempio, Gesù vivrà pienamente questa legge antica perché tutta la sua esistenza e la sua missione avranno come unico scopo rendere al Padre la “Gloria” a lui dovuta. Pochi giorni prima della sua passione e sapendo quale calice amaro stava per bere, esclamò: «“Padre, glorifica il tuo nome”». Venne allora una voce dal cielo: “L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!”» (Gv 12,28). La sua morte e risurrezione avrebbero manifestato la Gloria di Dio Padre in mezzo agli uomini. Questa era la sua missione tra gli uomini che si erano disorientati cadendo nell’idolatria e dando gloria e adorazione a oggetti fatti con le loro mani e non più al vero Dio, dalla cui bontà tutto avevano ricevuto.

Gesù riporta tra gli uomini l’ordine giusto e santo della creazione che ha in Dio Padre il suo inizio perché da lui viene “ogni dono perfetto” (Giac 1,17) e il suo punto di arrivo rendendo a lui e solo a lui lode e Gloria.

Mi sono soffermato sul significato della Presentazione di Gesù al Tempio perché ci aiuta a capire anche la nostra vocazione di consacrati/e nella Chiesa. Tutti i battezzati hanno ricevuto la vocazione di dare alla loro esistenza lo stesso orientamento che Gesù ha dato alla sua; e, cioè, rivolgere a Dio Padre con tutto il cuore la Gloria, la lode e il ringraziamento riconoscendo che dal suo amore infinito hanno ricevuto tutti i doni: l’esistenza, la fede, ogni grazia e la vita eterna.

Tra di loro lo Spirito Santo chiama alcuni, uomini e donne, a vivere in modo più totale la vocazione battesimale di essere, con tutta la loro esistenza, orientati alla Gloria di Dio Padre. Sono i consacrati/e nella Chiesa. Essi partecipano più da vicino alla stessa consacrazione che Gesù ha ricevuto nella Presentazione al tempio: «Essere sacro al Signore», offerto totalmente a Lui, alla sua Volontà e alla sua Gloria. Con i voti di povertà, celibato e obbedienza essi diventano veramente “sacri al Signore”.

Continuano, così la sua missione di orientare nuovamente gli uomini al giusto e santo scopo di tutta la creazione e della redenzione, che è la Gloria di Dio. Questa missione continua ad essere attuale e necessaria perché viviamo nel clima di disorientamento in cui erano i popoli pagani al tempo di Gesù; si tratta del clima di idolatria nel quale si dava adorazione e gloria a oggetti costruiti dall’uomo stesso, il quale perdeva la propria dignità inginocchiandosi davanti all’opera delle proprie mani.

Non è difficile riconoscere che permangono simili forme di idolatria, anche se i nuovi idoli non sono più in templi ma in supermercati, banche, centri benessere, leader e miti costruiti dai mezzi di comunicazione, e altro. A essi, di fatto, si dà gloria come ai riferimenti più importanti della propria esistenza personale e sociale.

In questo contesto di neopaganesimo è quanto mai attuale la nostra prima vocazione di consacrati, che è quella di essere persone che vivono avendo come scopo ultimo la Gloria di Dio Padre: che non si inginocchiano ad adorare altre cose o persone, ma solo Dio, verso il quale sentono riconoscenza e desiderio di adorazione, di lode e di Gloria. Offrire questa testimonianza significa far circolare ossigeno sano in mezzo a un’aria intossicata di idolatria, che un po’ alla volta intristisce le persone e la vita sociale. È un grande atto di carità che possiamo donare con la nostra semplice testimonianza di vite consacrate alla Gloria di Dio.