Eccellenza, Confratelli presbiteri, Diaconi, Seminaristi, Consacrate e Fedeli laici,
anche quest’anno le alterne vicende provocate dalla pandemia in corso ci hanno portato a celebrare la Santa Messa del Crisma alla viglia della solennità di Pentecoste. E’ una circostanza favorevole per sentire che è sempre viva in mezzo a noi la presenza e l’azione dello Spirito Santo. Come abbiamo ascoltato nella seconda lettura, è lo Spirito Santo che ha reso tutti noi, riuniti in questo momento in cattedrale, “un regno di sacerdoti” che partecipano del sacerdozio di Gesù il quale “è sempre vivo per intercedere a nostro favore” (Ebr 7,25) .
Noi possiamo e vogliamo partecipare all’intercessione del Sommo Sacerdote “che ci ha liberati dai nostri peccati col suo sangue” e così questa nostra celebrazione eucaristica entra nelle dimensioni stesse dell’intercessione di Cristo. Nella nostra preghiera comunitaria possiamo abbracciare tante persone che desideriamo porre nel Cuore di Gesù e affidare alla misericordia del Padre. Nella mia omelia mi limito a ricordare alcune di queste persone che certamente stanno a cuore a tutti noi e che desideriamo raggiungere con la nostra intercessione.
In questo momento in cattedrale, chiesa madre, rappresentiamo l’intera Chiesa di Cristo che è in Udine: vescovo, presbiteri, diaconi, religiosi e religiose, seminaristi, fratelli e sorelle laici. Ed è per questa nostra Chiesa che vogliamo pregare, prima di tutto, invocando l’opera dello Spirito Santo. Come scrivevo nella lettera pastorale di quest’anno “I loro occhi riconobbero il Signore”, essa è provata da una imprevista e pesante tribolazione di cui fatichiamo ancora a misurarne le conseguenze. Preghiamo, allora, perché la prova generi una salutare purificazione e la grazia di Gesù risorto, dove ce ne è bisogno, “rinfranchi le mani inerti e le ginocchia vacillanti” (Ebr 12,12). Invochiamo una “rinnovata Pentecoste” su di noi e su tutta la nostra Chiesa, chiamata a farsi missionaria verso quei suoi figli che si sono allontanati da lei e dalla fede e hanno bisogno di essere raggiunti con il “lieto messaggio” del Vangelo.
La benedizione dell’Olio degli Infermi, poi, richiama alla nostra mente e alla nostra preghiera tante persone. Uniamo al sacrificio di Cristo i fratelli e le sorelle che l’unzione degli infermi ha accompagnato all’incontro finale con il Padre e i tanti che, a causa delle restrizioni sanitarie, non abbiamo potuto raggiungere con questo ultimo conforto sacramentale, Tra loro una particolare e fraterna preghiera vogliamo riservare ai 19 confratelli sacerdoti che, dalla Santa Messa crismale dello scorso anno, ci hanno lasciato; tra di loro, ben 10 sono deceduti a causa del Covid, assieme al diacono Giovanni Rinaldi. Per loro offriremo una particolare Santa Messa di suffragio il prossimo 11 giugno, festa del Sacro Cuore; ma anche, in questo momento, sono presenti e accolgano il nostro affetto che si fa preghiera.
L’Olio degli Infermi allarga la nostra preghiera anche ai confratelli che non sono qui fisicamente perché impediti da pesanti difficoltà di salute, ma che sono, ugualmente, in comunione con noi nella provvidenziale casa della Fraternità o nelle loro dimore.
Infine, vogliamo riservare una speciale preghiera per tutti coloro che in questa pandemia si sono dedicati con generosità e spirito di sacrificio alla cura dei fratelli malati; riscoprendo che, di fatto, la loro professione è un’autentica vocazione che li avvicina al Buon Samaritano della parabola evangelica. Esprimeremo la nostra riconoscenza anche con la consegna simbolica dell’Olio degli Infermi ad un medico, ad un’infermiera e ad un cappellano dell’ospedale.
Faremo anche la benedizione del Sacro Crisma. Essa, come dicevo all’inizio, ricorda che, grazie al battesimo e all’unzione del Crisma Gesù si è creato un “un popolo di sacerdoti”. Ricorda anche che tra di essi, il Signore Gesù ne ha chiamato alcuni e li ha consacrati con l’unzione del Crisma e una speciale effusione dello Spirito Santo perché abbiano il potere, ricevuto solo per grazia, di offrire ai fratelli la Parola di Gesù, il suo Perdono e il suo Corpo e Sangue. Questi chiamati e consacrati siamo noi, vescovo e presbiteri, che formiamo assieme la comunità del Presbiterio diocesano.
Un bel gruppo di noi festeggia un significativo giubileo sacerdotale che va dai 70 ai 25 anni di ordinazione. Questa Santa Messa è il momento più bello per rendere lode con loro e per loro alla fedeltà di Dio che li ha sostenuti in tanti anni di fecondo ministero e per ringraziare, con sincero e fraterno affetto, anche loro per la fedeltà che li ha sostenuti – e tutt’ora li sostiene – per tanti anni di servizio nella vigna del Signore.
Fra poco rinnoveremo le promesse sacerdotali e torneremo a dichiarare un “sì lo voglio” gioioso, umile e convinto, confidando nell’azione dello Spirito Santo. Lo invochiamo perché ravvivi in ognuno di noi il dono ricevuto al momento dell’imposizione delle mani del vescovo.
In questo tempo di inedita prova, le nostre comunità hanno bisogno di pastori che sanno stare tra le pecore e davanti al gregge con animo forte, animati da una carità che non si stanca e sostenuti da una speranza che guarda avanti senza disorientarsi.
Negli incontri che sto facendo con voi presbiteri e diaconi nelle foranie sento vive in mezzo a voi queste virtù. Vi trovo pastori stanchi e rassegnati, ma lucidi nel vedere la realtà e, contemporaneamente, serenamente impegnati a seminare il Buon Seme, cercando anche strade nuove di pastorale e di evangelizzazione. Confesso che questa constatazione è di non poca consolazione anche per me.
Proseguiamo uniti su questa strada invocando in questo momento e in tante altre occasioni lo Spirito Santo e sostenendoci con la reciproca testimonianza.
Saremo, così, di esempio anche ai nostri seminaristi che partecipano a questa celebrazione e che la Provvidenza di Dio sta donando alla nostra Chiesa perché le siano assicurati anche in futuro gli indispensabili sacerdoti e pastori.
“Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto messaggio”. Con le parole della profezia di Isaia Gesù, nella sinagoga di Nazareth, dichiara il programma della sua missione ricevuta dal Padre. Sia anche il nostro programma di vita perché siamo inviati a continuare oggi la missione del Signore crocifisso e risorto.
Udine, 22 maggio 2021